Dalla stenografia all’italiano storpiato del T9, fischi per fiaschi e lucciole per lanterne nella scrittura del terzo millennio
Editoriale – Gli strumenti di scrittura nel corso della storia hanno subito una certa evoluzione, molto più rapida nell’ultimo ventennio. Nel cassetto dei ricordi c’è ancora qualche quaderno con esercizi di stenografia, che era materia di studio dapprima negli avviamenti professionali nel dopoguerra, e successivamente materia ufficiale anche al primo biennio degli Istituti di Ragioneria. Metodi andati definitivamente in quiescenza, e che non avranno più alcun motivo di essere rispolverati. La dimestichezza con la rumorosa macchina da scrivere tradizionale, con la quale pochi avevano confidenza, anch’essa era materia di studio; dattilografia. Impostazioni di lettere, metodi, cortesie, professionalità di tempi in cui per correggere una lettera c’era solo la soluzione di riscriverla daccapo, o avvalersi del “bianchetto”, un prodotto che si passava con il pennello sull’errore, si doveva attendere l’essiccamento per poi reinserirlo in macchina da scrivere. Molti i pasticci, poichè se non era sufficientemente secco, come capitava nei casi di fretta, il bianchetto sporcava il rullo della macchina, reimbrattando a sua volta lo scritto corretto. Con lettere da buttare insieme al tempo sprecato. Oggi nella moderna società del terzo millennio avanzato tutto ciò è un ricordo solo dei più maturi. L’avvento degli strumenti informatici, dei computer, ha avvicinato la scrittura a tutti, gradualmente anche chi era negato, oggi scrive abitualmente sullo smartphone, nei messaggi, postando link o messaggi in chat, sui social ed in ogni dove. Ed ecco che arriva già dagli anni duemila la tecnologia T9, arrivata da poco nei nostri smartphone. Ma vediamo bene cosa è questo software che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) aiutarci a scrivere i messaggi, o qualsiasi altra cosa sul telefono cellulare. Il T9 è stato inventato da Tegic Communication. Il sistema si basa sull’utilizzo di un dizionario integrato che associa determinate sequenze nella pressione dei tasti numerici del terminale a possibili parole (in una lingua determinata, scelta dall’utente; le lingue attualmente supportate dal sistema sono circa quaranta) proponendo per prime, nel caso in cui la sequenza digitata corrisponda a più di un termine, le parole statisticamente più utilizzate: da qui l’importanza di rileggere quanto automaticamente composto dal software a seguito della digitazione di una determinata sequenza di tasti, in quanto può capitare spesso che alcuni dei termini selezionati dal software non corrispondano a quelli che l’utente aveva intenzione di scrivere, e in questo caso se ne deve selezionare un altro, Su alcuni modelli di telefoni cellulari è inoltre possibile personalizzare il dizionario integrato nel sistema, aggiungendo nuove parole all’interno dello stesso. In generale, comunque, i cellulari permettono di disattivare questa funzionalità e di scrivere SMS senza composizione guidata T9 delle parole. Ma per velocizzare tutti oggi vogliamo avvalerci di chi in fondo scrive al posto nostro. E di qui, le parole storpiate sono diventate una routine, tanto che chi scrive dimentica persino cosa aveva scritto, e chi riceve il messaggio spesso deve interpretare o non comprende l’arrivo del testo. E la perdita del tempo sta nel fatto di dover ripetere la scrittura del messaggio. Solo una certa velocità e competenza (servirebbe un vero e proprio corso formativo) può consentire la giusta conoscenza e la opportuna e sciolta manualità per apprezzarne le potenzialità e la sua intelligenza. Ne consegue però un italiano storpiato, americanizzato ed oltremodo sintetizzato, che “x” certi versi è anche gradevole. Ma non è italiano è un modo di scrivere le cose attualizzato, e di uso ormai comune. Ai posteri le ardue sentenze.
Daniele Imperiale – Direttore di Andradelab