In Emilia-Romagna arriva il test prenatale gratuito
Da gennaio 2020 al via la fase pilota di 9 mesi per l’area metropolitana di Bologna. Poi sarà esteso a tutta la regione
BOLOGNA – Amniocentesi e villocentesi addio. Dal prossimo anno in Emilia-Romagna sarà possibile, dopo una fase pilota, ricorrere al Nipt (Non invasive prenatal test), un test di screening non invasivo, perchè basta un semplice prelievo di sangue, e sicuro per donna e feto. Il test consente di prevedere con un alto grado di attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi, e cioè le trisomie 21 (sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau), già dalla decima settimana di gestazione. Un test con una sensibilità e una specificità che arrivano all’incirca al 100% nell’individuazione del rischio di sindrome di Down e di trisomia 13, e poco inferiori nella trisomia 18. È l’Emilia-Romagna, come spiega una nota, la prima Regione in Italia ad introdurlo gratuitamente per tutte le donne residenti in stato di gravidanza, indipendentemente dall’età e dalla presenza di fattori di rischio. Da gennaio 2020 infatti sarà avviata una fase pilota della durata di nove mesi che riguarderà l’area metropolitana di Bologna, durante la quale il test sarà proposto con specifica informativa e a costo zero alle donne (residenti a Bologna) che prenotano test di diagnostica prenatale -il cosiddetto ‘test combinato’- nelle strutture del Servizio sanitario regionale (ogni anno, in Emilia-Romagna, sono poco meno di 15.000 le donne che si sottopongono al test combinato).
Al termine del periodo pilota, sarà esteso gratuitamente a tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, sempre nelle strutture pubbliche. “Siamo i primi ad offrire questo screening a costo zero a tutte le donne in gravidanza residenti, indipendentemente dall’età e dal rischio”, spiegano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e Sergio Venturi, assessore regionale alla Sanità.
Il Nipt “è considerato all’unanimità, sulla base delle evidenze scientifiche, il test di calcolo del rischio di migliore qualità e sicurezza da inserire nel percorso diagnostico per le indagini prenatali delle trisomie 21, 18 e 13. Non solo: è un test che non mette a rischio la sicurezza della donna e del feto, e la sua maggiore accuratezza riduce in modo significativo il ricorso agli esami invasivi di conferma diagnostica”.
Quando si parla di “eccellenza del sistema sanitario dell’Emilia-Romagna- concludono presidente e assessore- non parliamo di cose futuribili, ma di cose che già ci sono, concrete, messe a disposizione di tutti. Fare questo vuol dire garantire un servizio sanitario pubblico e universalistico, capace di coniugare alta qualità delle cure, dei servizi e dell’assistenza con la riduzione o, come in questo caso, addirittura l’azzeramento dei costi a carico dei cittadini”. (Mirko Billi – www.dire.it)