Editoriale – Nella notte appena trascorsa si è celebrato il solstizio d’inverno esattamente alle ore 05 e minuti 19 di domenica 22 dicembre 2019. in questo specifico momento il Sole si è trovato alla sua massima distanza al di sotto dell’equatore celeste, ed è stato minimo l’arco apparente da sudest a sudovest, cosa che lo ha reso il giorno più corto dell’anno. Successivamente il Sole inizierà a risalire verso l’equatore celeste e le ore di luce aumenteranno gradualmente fino a raggiungere il culmine fra sei mesi, nel solstizio d’estate. Il 22 dicembre il Sole resterà sopra l’orizzonte circa 3 minuti in meno rispetto al giorno 13: ne deriva che, nonostante la tradizione voglia indicare la ricorrenza di Santa Lucia come il giorno più corto di fatto ciò non è esattamente così. L’assonanza popolare con il 13 dicembre risale al 1582, a causa di una sorta di confusione temporale si ebbe e ritenere che il solstizio d’inverno cadesse nella notte tra il 12 ed il 13 dicembre, ma era una mera interpretazione errata.
Già di per sè la parola “solstizio” evoca un qualcosa di magico e di esoterico, la sua etimologia ci riconduce alla lingua latina “sol” e “sistere” ossia sole stazionario, fermo. Nel giorno del solstizio d’inverno, i raggi del Sole arrivano a noi fortemente inclinati e “indeboliti”, l’irradiazone è minima con brevità di luce del giorno. Il solstizio d’inverno è anche il giorno in cui si ha la maggior differenza fra la durata del giorno e della notte. Nell’emisfero australe, accade esattamente l’opposto: a quelle latitudini è il solstizio d’estate.
Ma che cosa c’è di diverso in questa notte da tutte le altre notti? Accade il vero e reale passaggio stagionale sancito astronomicamente ed esotericamente il significato è profondo e per comprendere bene la mitologia del solstizio d’inverno la storia ci riconduce a culture e tradizioni di popoli nordeuropei, come ad esempio le popolazioni Maya che avendone approfondito studi e particolartià erano soliti predisporre fastose celebrazioni sia per quello invernale che per quello estivo.
Di fatto però il solstizio nella stagione fredda oltre ad aprire le porte all’inverno astronomico, conduce con se una serie di aspetti magici legati alla natività, dal giorno successivo infatti la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuova rinascita. Poi un altro passaggio importantissimo per la vita di ogni uomo è poi la mezzanotte trail 31 ed il primo del nuovo anno che segna comunque un altro momento in cui si chiude un percorso di vita vissuta e se ne apre un’altro.
Il solstizio d’inverno dunque ci fa riflettere sull’universalità, e sul nostro essere parte integrante di una umanità che tanto si crede potente ma che poi in effetti ciascuno che osserva un sistema rituale, perfetto, cadenzato e studiato nel corso dei tempi, non può che restare fermo, basito e rendersi conto della propria minimalità che comunque è parte di un disegno architettonico immenso. Ogni solstizio, ogni passaggio dunque sia una occasione per riflettere, fare il punto sulla nostra vita cercando di costruire sempre di più un percorso interiore che ci porti a scoprire una luce sempre più forte verso la quale poi saremo, inesorabilmente proiettati per l’eternità.