Salve Sarah, oggi ci concentriamo su Mine Vaganti, lo spettacolo di Ferzan Ozpetek in cui è tra i
protagonisti…
“Si, al momento lo spettacolo è stato fermato a Roma a causa dell’emergenza legata al Coronavirus,
avevamo ancora un mese circa di tournee. L’ultima data era prevista il 5 aprile a Firenze, invece ci siamo fermati alla fine delle date romane del Teatro Ambra Jovinelli, il primo di marzo. Un mese di lavoro, per ora, è saltato , come tanto lavoro è stato annullato per tanti lavoratori. Sono certa che riusciremo a recuperare. Ad ogni modo, lo spettacolo, essendo richiestissimo, prevede circa tre anni di tournèe,
considerando le varie riprese. Posso dire che abbiamo fatto sold out ovunque, anche nei primi tempi del
‘terrore’ in cui cominciava a divulgarsi il Coronavirus. Era impossibile entrare a teatro, abbiamo fatto sold
out fino all’ultimo giorno ovunque:lo spettacolo gode di grande attesa da parte del pubblico”.
Com’è nata l’idea di portare in teatro Mine Vaganti, film di Ferzan del 2010?
“Credo che a questa domanda potrebbe rispondere più precisamente Ferzan Özpetek , come autore di questo capolavoro, o Marco Balsamo che ha saputo convincere Ferzan a studiare ed a lavorare alla trasposizione teatrale di Mine Vaganti. Posso intuire che al decimo compleanno del film Mine Vaganti,si sia voluto festeggiare un grande successo del cinema a stretto contatto col pubblico. Ad esempio, a Lecce c’erano file
interminabili al botteghino. In tanti teatri abbiamo fatto doppie rappresentazioni, che non erano assolutamente previste. Abbiamo
debuttato a Caserta, poi siamo partiti ,essendo”MINE VAGANTI”, per Fermo,Pistoia,Foggia,Bari,Lecce,Castel Fiorentino,Pontedera,Cremona,Macerata,Jesi ..etc…Lo spettacolo era attesissimo ed è stato amatissimo in ogni piazza… Il Maestro Ferzan, a parte le fortunatissime regie dell’opera lirica(La TRAVIATA e MADAMA BUTTERFLY),si cimentava per la prima volta in un lavoro teatrale che prevedesse il riadattamento di una sua creatura, di un suo film: sfida importantissima per un artista dell’anima, come Ferzan. Per lui ogni segno,ogni silenzio,ogni sfumatura,ogni volto,rappresentano VITA ed un momento irripetibile della sua vita emotiva. Rielaborare se stessi non è da tutti!Grande sorpresa è stata,ad un certo punto del percorso,verificare addirittura che chi aveva visto lo spettacolo ci diceva che era stato,inaspettatamente, ancor più gradevole del film.Il contatto
con gli attori, con i personaggi era più diretto. Ferzan ha scelto di fare un lavoro di regia che andasse oltre lo
spazio scenico, ha puntato su una formula “speciale” di meta-teatro, dando non solo una veste nuova alla storia,ma anche al ruolo del pubblico.
Per il palcoscenico, la storia, a differenza di quella del film, non è ambientata a Lecce, ma a
Gragnano. La famiglia Cantone è proprietaria storica di una fabbrica di pasta sita in una provincia di Napoli, in un microcosmo ancora limitato ed ostentatamente perbenista.Mantenere l’ambientazione a Lecce,vista l’emancipazione della città riguardo certi argomenti trattati dal testo,sarebbe risultato abbastanza anacronistico .
Come mai questa scelta?
“Beh, a mio parere e per quanto io abbia imparato nelle settimane di prove dedicate,parlare della difficoltà che un giovane omosessuale deve affrontare nel dichiararsi,dell’inibizione e della “vergogna”che deve vivere la sua famiglia ,nei confronti della” piazza del paese” ed immaginare come “paese”Lecce,è attualmente più che superato. Credo che Ferzan volesse e dovesse riferire il tutto ad un centro più piccolo dove, magari,certe resistenze sono ancora belle presenti. Ferzan non si accontenta mai di quanto ha già “scoperto”,cerca sfide sempre nuove.Avrà dovuto,poi,pensare ad un posto dove si produce la pasta, (perchè si potesse contestualizzare con la storia del film)… ed eccoci giunti a Gragnano! La piazza di Gragnano è la platea, il teatro, e noi ,ossia i nostri personaggi, in una continua interazione con la GENTE,che occupa un ruolo determinante nello svolgimento del gioco scenico…sempre!Anche zia Luciana,il poeticissimo personaggio che mi è stato affidato, va a ” cercare il prossimo ladro” tra le prime file della platea,durante la famosa scena della
passeggiata, che le due cognate, Luciana e Stefania,(Stefania ,magistralmente offerta alla scena dalla cara collega Paola Minaccioni) vanno a fare in centro. L’interazione col pubblico è continua, tanto da risultare indispensabile, tanto da rendere il pubblico parte attiva e responsabile della vicenda, tanto da abbattere ogni distanza.. come se ogni persona avesse il suo ruolo in un fantastico gioco che si traduce in uno scambio continuo e creativo.La gente si sente partecipe, quasi responsabile di quanto accadrà…E’ questo
toccarsi col pubblico, a toccare nel pubblico le più semplici e spontanee emozioni. E’ stato sicuramente questo uno degli elementi vincenti dello spettacolo”.
Lei interpreta Zia Luciana, personaggio che ha ereditato da Elena Sofia Ricci, interprete del film…
“Esatto. Io stimo tantissimo Elena Sofia Ricci, è inconfutabile che sia una bravissima attrice. E’ venuta a
vederci alla prima di Roma, quindi si immagini la mia ‘tensione’, nel senso buono del termine. Ognuno cerca
di dare il massimo. Io per questo spettacolo mi sono impegnata in particolar modo, soprattutto per la stima che nutro nei confronti di Ferzan, per cercare di rispettare la sua genialità.Prima che come attrice,io amo Ferzan da fan! Non avrei mai sospettato ne sperato di riuscire un giorno ad essere diretta da Ozpetec. Il Maestro Ferzan, come lo chiamo io, è una fantastica scoperta umana ,generosissimo in ogni cosa che fa. Come regista ci ha lasciati liberi di
cercare il personaggio. Ci ha resi responsabili e ci ha dato fiducia.L’unica cosa che ci ha chiesto sempre, fin dall’inizio, è di non recitarlo il personaggio, ma di viverlo…
Non voleva una recitazione teatrale, intesa nel senso classico del termine, ma naturale … pressappoco cinematografica. Voleva la semplicità(la più alta forma di eleganza!),la verità”. La sua visione dell’arte teatrale si traduce subito anche nelle scena studiate con l’intuitivo scenografo napoletano Luigi Ferrigno,nella riscrittura di Gianni Romoli,nelle luci di Pasquale Mari,nei costumi di Alessandro Lai…Ferzan ha partecipato all’ideazione ed alla realizzazione di tutto,senza tralasciare mai neanche il più piccolo dettaglio…Perfezionista ed esteta,ha giudato addirittura il parrucchiere…ha studiato i dettagli del trucco..ha presenziato instancabile ad ogni prova costumi..e ci ha nutriti di allegria e pacatezza allo stesso tempo,oltre che di dolcini e rustici offerti sempre durante le prove!Sembrava di essere veramente le sue FATE IGNORANTI. La famiglia delle MINE VAGANTI si compone di bravissimi attori e di splendidi colleghi:Francesco Pannofino,Paola Minaccioni,Caterina Vertova,Giorgio Marchesi,Arturo Muselli,Eduardo Purgatori,Roberta Astuti,Mimma Lovoi,Luca Pantini,Francesco Maggi..e da me!
Cosa pensa del personaggio che interpreta?
“Non pensavo di poter essere Zia Luciana, devo dire la verità. Non mi vedevo e non capivo come mai Ferzan
avesse visto in me questo personaggio.Nel mio percorso artistico che nasce dall’Accademia d’Arte Drammatica Nazionale,dallo studio con Camilleri,con Vittorio Gassman..Dalle mie radici artistiche, che trovano origine nel teatro greco e poi nel musical, non avevo mai affrontato un personaggio come Luciana e soprattutto non lo avevo mai lavorato in presenza del suo padre ideatore. Non vedevo in me la sensualità, la parte fisica del personaggio, che
comunque rappresenta una donna molto bella e piacente, che non accetta il fatto di stare invecchiando e cerca di
mantenersi giovane. Questo connotato è fondamentale nell’analisi del personaggio, poichè chi non vuole invecchiare evidentemente non ha vissuto a pieno, non ha avuto il coraggio di sperimentarsi, di rischiare, di sbagliare…di maturare! E’ una donna che non cresce,poichè ha diversi debiti con se stessa. Se vogliamo dirla tutta. Io non mi sono mai piaciuta
fisicamente, sono sempre stata ipercritica verso quello che io sono fisicamente. Non avevo mai pensato di
essere una donna che poteva piacere a tal punto da vestire in un certo modo; mi sono sempre un po’
nascosta. Ferzan ha invece visto in me un certo tipo di bellezza, la sensualità che è propria di zia Luciana. E’ stato come sempre “veggente”(io credo sia questa una delle sue grandi possibilità) perché fondamentalmente io sono un po’ zia Luciana, ma non lo sapevo,non ci avevo mai pensato…Lui mi ha insegnato a scoprirlo ed a sciogliere anche diversi nodi del mio essere! Sono nata in una famiglia tendenzialmente governata da donne del sud , che mi ha educata in una maniera abbastanza rigida, per cui “certe cose” non si possono dire e non
si possono fare. Anche Luciana è vittima di quell’educazione perbenista ed eccessiva,che non può lasciar spazio ad una mente “diversa”, che obbliga ad una maschera,che ha paura della critica,della crisi,che non si mette in discussione,che non può sperimentarsi,che perciò non cresce… Uno dei suoi vizi è
l’alcool:forse è un elemento di liberazione dalla gabbia entro la quale è costretta,dalla quale non sa liberarsi!Non è un’ eroina, diversamente da Antonio e
Tommaso, i suoi due nipoti, che ad un certo punto,eroicamente, si dichiarano per quello che vogliono. Mine Vaganti non
parla soltanto di omosessualità, ma della giusta ed ambita libertà dell’essere,condizione riconoscibile in ogni essere umano!E’ questa libertà che Luciana, ahimè, non
raggiunge mai. Non vede bene, perché non vuole vedere dove potrebbe” andare”, che cosa “potrebbe” fare, come dovrebbe evolvere .Ha paura!E’ sospesa,come in un limbo,nell’attesa di una decisione,del coraggio di una scelta. Non vede, non parla, sente a metà. Sente soltanto quello che vuole sentire”,fissa il vuoto,ossia l’infinito che la affascina.
Luciana dice anche tante bugie…come i bimbi,come facevo io da adolescente…come faccio ancora qualche volta!
“Sì dicevo le bugie per uscire qualche volta in più e con le persone che volevo io ,con quelle che dovevo nascondere alla famiglia,perchè non sarebbero state ritenute “adeguate”. Non potevo e non posso dire di tante cose della mia vita,farebbero soffrire troppo i miei familiari ,figli di un’altra generazione!Anche Luciana nasconde la verità per non fare entrare in
collera la famiglia. Questo aspetto, chiaramente, accomuna sia Sarah, sia Luciana, sia tutte le persone che non riescono a combattere per vivere se stessi,a dispetto di tutto e di tutti…Luciana incarna tutte quelle donne che non si amano e che non si stimano abbastanza per rendersi libere.Anche Luciana,come tante donne,crea per se stessa un microcosmo all’interno della sua famiglia, entro il quale lei rimane esser una signora di gran classe, borghese, elegante, raffinata.Luciana ha, a differenza delle altre rispondenti a questi clichè, una forte poesia interiore che rimane schiacciata dentro se stessa,se non attraverso alcuni modi, gesti e simboli. Le sue finestre, le sue aperture sono la complicità con i nipoti,
in un mondo che purtroppo è un guscio. Non riesce a uscirne fuori. E’ un personaggio drammatico che viene reso attraverso l’estrema commedia. Ogni personaggio di questo spettacolo ha un suo personale dramma”.
I drammi interiori dei personaggi, tra l’altro, sono una prerogativa dell’arte di Ozpetek
“Direi di sì. Fa parte della delicatezza, della poesia, della voglia di libertà che lui ci ha sempre raccontato
nelle sue opere cinematografiche. Ferzan è una persona che guarda subito al dì là,capace di grandi intuizioni.Il suo sguardo inafferrabile ,perchè colmo di infinito, si commuove come
quello di un bambino.Ha una delicatissima sensibilità,che a tratti si protegge con l’altissima decisione sul da farsi per il bene comune.La sua carne è scoperta. Il suo cuore delicato ,come come quando ti scotti una mano , ed in quel punto sei più sensibile. Si espone,mette in gioco se stesso con l’unica garanzia della sua indiscutibile intuizione.Metabolizza ogni cosa,ogni sfumatura
per tradurla in arte. Io credo che ogni personaggio rappresenti una sfaccettatura della vita interiore
di Ozpetek..ed ecco andare in scena ogni sera Ferzan Ozpetec,nella sua essenza,con la sua Mina Vagante. Ha il
coraggio di mettersi in scena, traduce tutto se stesso per il pubblico, che sia al cinema, che sia in un libro o
in un’opera teatrale”.
Che rapporto ha Ferzan con i ‘suoi’ attori?
“Lui si affeziona ai suoi attori e li utilizza sempre nel modo giusto. In questo lavoro teatrale ci sono diversi attori che hanno già lavorato con lui,tra i tanti Paola Minaccioni. Ci sono delle persone che Ferzan ama scoprire e poi allevare. Io sono tra quelle,mi auguro di esserlo ancora!Prima di questo incontro,avevo lavorato alla prima ed alla seconda serie dell’Amica Geniale,nei panni di Maria Carracci. Mi sono procurata l’opportunità di frequentare una masterclass tenuta da Ferzan,partecipando alle severe selezioni.Avevo voglia di studiare il suo modo di approccio al cinema.Fortunatamente sono stata ammessa .Il giorno dopo la fine della masterclass,sono stata convocata per un incontro con Ozpetec presso la sala prove del Teatro Ambra Jovinelli di Roma.Pensai ad un provino,ma ignoravo per cosa.Non avrei mai pensato di poter interpretare Zia Luciana,ma scoprii presto che Lui lo aveva già deciso!
Io zia Luciana? Io inizialmente non ci ho creduto, pensavo fosse uno scherzo, ma invece era così.
Ferzan è una persona al di sopra dei giochi, è uno che se si innamora di un attore lo fa crescere. E’ un maestro,crea attorno a se una vera “famiglia artistica”.Ama lavorare in crescendo con gli attori che sceglie.Ci ama,ci rispetta,e lima con delicatezza …ci rende vivi!Ci vuole bene… diventa davvero
la famiglia de Le Fate Ignoranti. E’ molto bello lavorare con lui. Alle prove viene quasi sempre con un vassoio
di paste, per creare convivialità, ma poi tutto ciò deve diventare produttivo. Crea un equilibrio”.
Lo spettacolo di Mine Vaganti è prodotto da Marco Balsamo…
“E’ stato lui a convincere Ferzan,a spingerlo alla realizzazione della versione teatrale. Aspettava il momento – anche per i suoi tanti
impegni di lavoro. A dicembre, è uscito al cinema La Dea Fortuna di Ozpetek,
mentre noi eravamo nel vivo delle prove dello spettacolo. Lui non ha mai trascurato le prove, dando
prova di essere una persona scrupolosa, ferma nel dovere. Non conosce stanchezza, è un gran
professionista. Lo spettacolo è stato visto da tante persone, anche da chi non è solito andare a teatro.Ozpetec è amato dalla gente e questo ha creato l’opportunità per tanti di andare,magari per la prima volta ,a teatro!
Un’ultima domanda; qual è secondo lei il vero significato di Mine Vaganti?
“Direi che la Mina Vagante è quella che va a stravolgere i progetti, le cose preconfezionate,obbligatorie,predefinite.La Mina Vagante è colui che riesce a dare delle sorprese attraverso la pratica della propria personalità, umanità.Nella storia dell’umanità vi sono state tante Mine Vaganti,che hanno scritto la storia dell’essere.Mi viene in mente un filosofo politico di nome Gesù,oppureLeonardo Da Vinci,Einstain,Robespierre,Giotto,Shakespeare,Giordano Bruno e tanti altri,che hanno lasciato grandi segni ed agevolato tante strade…
Vorrei che ci fossero tante Mine Vaganti in giro, capaci di arricchire la vita con la propria ed unica diversità. Per divenire Mine Vaganti,per essere promossi a quel ruolo,per evolvere,bisogna però
avere il coraggio di vivere a pieno se stessi,di stringere la mano ai più profondi desideri,di riconoscere il proprio “IO”nascosto. Bisogna avere il coraggio di conoscersi e di affrontarsi! Quando uno trova il coraggio anche di agire ,evolve a Mina Vagante, esattamente come dice
Ferzan: ‘Vivere questa vita che è tanto grande per noi che siamo così piccoli’. Dovremmo diventare un pochino più
grandi nella vita, ingombrare un po’ di più,lasciare il segno,capire e sentire ciò che ci circonda…essere diversi perchè ognuno è diverso ed arricchire il mondo di tutte le diversità che sono le nostre vite.. Andare a rompere quelle imposizioni, morali o no, che sono
inutili per la nostra crescita umana. Avere il coraggio di rompere gli schemi, secondo un ragionamento, facendo crescere consapevolezza ed intelligenza. Ferzan fa sempre la differenza, è una mina vagante. Ecco perché ha dei seguaci veri. C’è
gente che lo insegue nella sua letteratura perché lascia sempre un segno. Se tutti fossimo così si starebbe
bene. Tutti possiamo esserlo, basta raggiungere le consapevolezze per essere liberi.
Prev Post