Editoriale – Con viso funebre che segue la linea istituzionale dell’emergenza Covid, il presidente Silvio Brusaferro nella fatidica data del 29 Maggio annuncia: “i dati fanno prevedere una seconda ondata di coronavirus”.
Non ci aspettavamo certo che qualcuno tranquillizzasse il popolo, e quanto previsto sta avvenendo come da manuale.
I contagi scendono dappertutto, si mantengono “preoccupanti” in Lombardia, ma le regioni o aprono tutte o niente. Extra omnes. Sembra per certi versi di trovarsi un pò nel periodo del conclave quando si deve rieleggere il Papa.
I fedeli attendono le fumate bianche, precedute da quelle nere. Nell’emergenza Covid invece i proclami e gli annunci sembrano ricalcare ormai la necrologia, la tanatologia, il rigor mortis.
In questo extra omnes, sono fuori tutti quello che non sono dentro il sistema di potere che controlla dati, di cui non v’è certezza come del doman di Dante Alighieri. Non abbiamo controprove che quanto ci si stia dicendo sia vero. E non ci fidiamo perchè hanno terrorizzato il popolo, parte del quale in modalità prona e compiacente segue le regole come dei robot automatizzati. L’esperimento è riuscito, lo hanno capito ed ora la linea prosegue dritta verso mondi lontanissimi al popolo volgare.
La concessione degli spostamenti all’interno delle proprie regioni? Una sorta di regalìa, un contentino prima di una sopresa? E dunque ci si aspetterebbe secondo quanto annunciato da Conte, che sarebbero stare “isolate” o meglio definite zone a rischio, mentre le altre potevano riprendere il loro cammino. Già non è più così. Per la riapertura delle regioni il popolo deve essere tutto uguale, senza distinzioni. Soffre la Lombardia, soffrano tutti per la ragion di Stato e per non lasciare sola la Lombardia.
Qui non è questione di lombardi, piemontesi, siciliani o molisani. Qui è questione di sopravvivenza, ma chi prende le decisioni è abituato ab antiquo ad auree elargizioni di stipendi loculliani che imbandiscono conti correnti con cifre che non sono certo quelle di chi attende la cassa integrazione.
Ora inizia l’estate, è ancora tutto fermo, la gente ha paura e non esce. I ristoranti e le attività che hanno riaperto lo hanno fatto sperando, ma se si genera sin d’ora l’allarmismo del contagio di ritorno, che sicuramente auspica un tipo di classe dirigente immune da ogni tipo di infezione, il crollo delle attività sarà certo.
Gente non spende perchè non ha soldi, e chi ne dispone non ha voglia di spendere. Il popolo è loculizzato, reso triste, reso funebre. L’Italia è listata a lutto. E quel che sorprende è il silenzio del garante di tutti che osserva, tace e si limita ad esistere nelle segrete stanze.
Le teorie del complottismo stanno trovando graduali e costanti conferme. Poi appena arriverà l’autunno il popolo avrà il terrore di esistere, e ci diranno che si attende l’ondata di Natale, preparandoci per il peggio della primavera del 2021.
Da questa situazione non se ne esce dunque, ci si deve abituare che ora è così. Lo stato di diritto è diventato lo stato di fatto, quello del DPCM e l’atteggiamento della politica fa riflettere in generale.
Impossibile non pensare ad un disegno globale, di cui un certo establishment fa parte, mentre il popolo non è altro che un numero da monitorare con qualche app o con qualche microchip.
Il popolo è vittima di se stesso perchè crede a suoi simili senza nemmeno interrogarsi sul diritto alla verità, quando si tratta delle cose di tutti, della vita pubblica delle persone.
Il divario sociale, signori è servito, nell’Arca di Noè, però i posti sono esauriti perchè ci sono saliti tutti coloro che siedono dalla parte della ragione apparente. Le menti illuminate, riflettano, agiscano ed escano dal torpore in cui sono stati collocati da una oscurità generata non da madre natura ma dallo stesso uomo colto da delirio di onnipotenza.