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Evoluzione emergenza Covid, Tarro: “basta terrorismo quotidiano, misure troppo rigide”

Il professore punta il dito anche contro l'uso delle mascherine ritenute portatrici di germi e batteri di ogni tipo.

Roma – “Secondo Alberto Zangrillo il Sars CoV2 è, ormai, clinicamente inesistente: è vero? E cosa vuol dire? Ancora sulla non contagiosità degli asintomatici: studi scientifici confermano o smentiscono tale ipotesi? E le misure di distanziamento sociale sono giuste? La seconda ondata nel prossimo Autunno: ci sarà o è solo un’ipotesi poco attendibile? Abbiamo parlato di questo e molto altro con il Prof. Giulio Tarro, prestigioso scienziato e virologo a livello mondiale.” Con questa introduzione la Fondazione Nenni in una intervista realizzata da Pierluigi Pietricola approfondisce un tema di scottante interesse nazionale ed internazionale: lo stato dell’arte di diffusione del coronavirus Sars-Cov-2. Riportiamo quindi integralmente le domande e le risposte fornite dal chiarissimo Professore Giulio Tarro (che più volte è stato intervistato dal Direttore   Daniele Imperiale  ) una delle poche voci realiste in un coro di teorie stonate ed allarmistiche:

Prof. Tarro, partiamo dalle dichiarazioni del Prof. Zangrillo che hanno suscitato clamore e sconcerto: e cioè che il Sars CoV2, clinicamente, non esiste più. Secondo lei il coro che si è sollevato contro questa dichiarazione è giusto o sbagliato?

Io onestamente non comprendo questi moti di indignazione. Zangrillo è il primario dell’unità di terapia intensiva del San Raffaele a Milano. Se nel suo reparto non arrivano più i malati di Sars CoV2, cos’altro dovrebbe dire? Magari il contrario per far piacere a qualcuno? Suvvia: non scherziamo. Zangrillo ha detto quello che si verifica da alcune settimane a questa parte. Quindi chi si è risentito, o non ha capito fino in fondo le sue esternazioni oppure ha preferito far finta di non comprendere.

Ma il fatto che il Sars CoV2 non causi più patologie gravi può voler effettivamente dire che il virus sia scomparso o che si è indebolito?

Sul fatto che il Sars CoV2 sia indebolito, come abbiamo detto già la scorsa volta, non vi sono ancora evidenze geniche. Tuttavia, ricordando lo studio israeliano che citammo qualche settimana fa in base al quale il Sars CoV2 ha una vita di circa 70 giorni, mi pare che le evidenze ci portino a dire che tale ipotesi sia giusta. Del resto, come lo stesso Zangrillo ha ricordato e io ho più volte ripetuto, il Sars CoV2 è un beta-coronavirus come quelli della prima SARS e della MERS. Ciò vuol dire che seguirà il loro stesso destino.

Brusaferro dell’Iss sostiene che ci sarà una seconda ondata in Autunno e che non è un’ipotesi ma una certezza.

Voglio prendere per buona questa affermazione. Però, onestamente, non ravviso nelle parole di Brusaferro un fondamento scientifico che gli dia ragione. Non mi pare abbia citato dati, studi, o che abbia fatto riferimento ad esempi pandemici similari all’attuale avvenuti in passato. Quella di Brusaferro è un’affermazione fine a sé stessa.

Quindi Brusaferro ha torto?

Certo che sì. Basta paragonare il Sars CoV2 con i virus della SARS e della MERS: uno è scomparso e l’altro si è regionalizzato. Sicché in entrambi i casi non dobbiamo preoccuparci perché, verosimilmente, il Sars CoV2 seguirà lo stesso destino. Non solo, ma addirittura bisogna pensare che i coronavirus benigni (come è il Sars CoV2), dopo un primo periodo di grande e massiccia diffusione, tendono a depotenziarsi man mano che si diffondono. A questo aggiungiamo anche le scoperte fatte dallo studio del dott. Bacco, secondo il quale – come dicevo la scorsa volta – gran parte della popolazione ha sviluppato gli anticorpi. Quindi pur volendo dare ragione a Brusaferro sulla seconda ondata nel prossimo Autunno, vorrei sapere come farà il virus a trovare un ambiente favorevole in cui sopravvivere. È impossibile ora e sarà impossibile a Ottobre prossimo.

Come si fa a sapere che gli anticorpi sviluppati contro il Sars CoV2, le IgG, dureranno nel tempo?

Anche in questo caso occorre rifarsi sempre alle esperienze precedenti. Studi scientifici sull’immunità raggiunta contro la prima SARS hanno dimostrato che non solo gli anticorpi ancora esistono, ma che addirittura è presente un’immunità cellulare contro quel coronavirus. Quindi si può supporre che, verosimilmente, avverrà lo stesso anche per il Sars CoV2.

La scorsa volta, citando uno studio pubblicato su PubMed, lei ha detto che gli asintomatici non sono infettivi. Si è scatenato un putiferio in seguito a questa sua affermazione. Sul giornale Open è stato anche scritto un articolo che dimostrerebbe che ciò che lei ha affermato nella nostra ultima intervista non era preciso, in quanto le 455 persone menzionate dallo studio non sono state contagiate perché consapevoli che il soggetto in questione era positivo al Sars CoV2 ma asintomatico; e quindi avevano adottato le giuste precauzioni. Cosa ha da dire lei in proposito Professore?

Che si tratta di affermazioni che lasciano il tempo che trovano perché non provengono da un virologo ma da un giornalista che di queste cose non conosce nulla. Lo studio che ho citato io affermava precisamente questo: che la carica infettiva di Sars CoV2, in termini di quantità del virus, di un asintomatico positivo al tampone, è esigua al punto da non poter contagiare e infettare le persone che entrano in contatto con lui. Questo perché per sviluppare sintomatologie significative, occorre una quantità considerevole di virus che l’asintomatico non ha. Per quanto riguarda la questione del contagio del Sars CoV2, esistono svariati articoli scientifici, alcuni dei quali in corso di pubblicazione: uno che reca il numero 38687, di cui sono uno degli autori, che si intitola: Covid-19 e altri coronavirus: trasmissione interna ed esterna per via aerea? Stato di evidenza. Poi ve ne è un altro pubblicato sull’International Journal of Current Research, nel quale si fa un’attenta disamina fra contagio tramite goccioline o per via aerea. Partiamo dal presupposto che il Sars CoV2 si trasmette tramite le famose goccioline, ma il contagio e la conseguente infezione dipendono dall’ambiente, dal periodo stagionale e dalla carica virale del virus stesso. In luoghi chiusi, queste goccioline hanno più possibilità di diffondersi. All’aperto è molto difficile. Potrei riferire anche quello che ha detto Maria von Kerkhova, rappresentante dell’Oms, secondo la quale parlare di asintomatico infettivo è scientificamente un nonsenso. E per finire, potrei citare un articolo pubblicato su Science lo scorso 27 Maggio, che riporta dati che si riferiscono a presumibile (termine tutt’altro che scientifico) trasmissione del virus da parte di asintomatici. Questo per chiarire che la questione del contagio e della conseguente infezione da Sars CoV2 da parte di un asintomatico dipendono da tantissimi fattori.

Che mi dice di quello che sta succedendo in Messico, Professore? Lì, nonostante il caldo, il Sars CoV2 si è diffuso in modo massiccio.

Certo, è vero. Però il Sars CoV2 risente, oltre che del caldo (che certamente non gli è amico) anche delle latitudini. C’è uno studio interessante – Pianura Padana: geomorphology, climate condition, prevalence and distribution of Covid-19 and some others respiratory viruses – la cui ipotesi di partenza è proprio quella di dimostrare il comportamento del Sars CoV2 e di altri coronavirus a certe temperature e certe latitudini relative agli ambienti in cui si diffondono.

Alla luce di quello che ci siamo detti oggi, le misure di distanziamento sociale che ogni giorno ci vengono raccomandate le sembrano giuste o sovradimensionate rispetto all’attuale situazione?

Mi sembrano del tutto fuori luogo. E confermo che trovo sbagliato l’uso della mascherina alla luce della situazione che stiamo vivendo in questi giorni. Lo ripeto: le mascherine non servono a niente e sono portatrici di germi di ogni tipo con queste temperature. Il caldo (o per meglio dire i raggi ultravioletti), come ha anche dimostrato uno studio recente dell’Università di Oxford, è nemico del Sars CoV2. Quindi che la si finisca una volta per tutte con questo terrorismo quotidiano che non ha nulla di scientifico.

fonte : Fondazione Nenni 

 

 

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