Editoriale – E di colpo abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini, robottizando un pò quella spontaneità che è tipica del nostro essere e viver quotidiano. Improvvisamente ci siamo resi conto di quanto sia bello ricevere persone con i giusti onori, salutare, deferire, accennare un breve chino del capo sorridere, ed accompagnare con la mano talvolta dietro al fianco, o la pacca sulla spalla. Sono sparite le carezze, i puffetti, le strette di mano. Improvvisamente ci siamo freddati ed isolati, evitando il contatto fisico con gli altri causa distanziamento sociale.
Quanto questo sia efficace realmente non è dato saperlo. Però il disciplinato ed obbediente popolo italiano, pur di uscire di casa e riprendere la vita ha accettato questa relativa normalità che stenta a diventare però una abitudine.
L’espressione mimica è compromessa dalle mascherine e l’unico modo di sorridere è con gli occhi. Ma non sempre è facile farsi capire. Ed ecco che nei vari corridoi degli ambienti di lavoro, negli incontri che riprendono nei vari studi professionali, arriva la stretta di gomito. Un modo alternativo per “avere” comunque un contatto distanziato. Nel caso della Asl Roma 5, il leit motiv è diventato quotidiano e così il personale si lascia andare ad uno scambio di sorrisi con gli occhi ed un gomito a gomito. Ai posteri le ardue sentenze.