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Tiburtina, la stazione che non c’è più

Roma – Sebbene con la fase 3 si cerchi di tornare ad una relativa normalità, nel viver quotidiano si fanno i conti, oltre che alle pezze in bocca eredi del lockdown, con uno sconquasso senza precedenti.

E per rendersene bene conto, non è che bisogna andare molto lontano: basta andare alla stazione di Roma Tiburtina: una stazione che non c’è più.

Pochissimi i viaggiatori, ed un cervellotico percorso cautelativo sballonzola quei pochi a destra e a manca, senza un minimo di informazioni scritte da alcuna parte, il cittadino viene robottizzato dovendo seguire il flusso di quei pochi che girano. Ingressi bloccati, e quei pochi che sono attivi forniscono uno spaccato talmente grave rispetto ai servizi avanzati tanto sbandierati fino a poco tempo fa.

Investimenti, soldi pubblici spesi: oggi è tutto chiuso. Scale mobili intercluse, da dove si scende poi non si risale. Attività chiuse, e quelle poche aperte senza alcun cliente.

L’unico vantaggio se così si può definire è che magari da qualche parte si trova parcheggio, ma si lascia l’auto a ponente e si riesce a levante. Gente costretta a fare 2 o 3 chilometri intorno alla stazione per trovare l’auto lasciata nella zona di ingresso, diversa dall’uscita. Un percorso cervellotico, taxi in fila senza clienti che vi salgono, autobus vuoti.

Sembra sia passato un ciclone. Quale? quello dell’insipienza e della totale mancanza di pianificazione. Ci è stato “concesso” di poterci muovere liberamente, distanziati, e con tutta una serie di prescrizioni che sembrano da bambini dell’asilo, alcune senza una logica. Ma il popolo obbedisce e tutto sommato gira con le pezze in bocca, ma presto le stesse approderanno anche in altre zone posteriori, purtroppo di molta gente. Ma certo non di quella che ha stabilito le nuove norme dell’emergenza.

Ma in fondo questo stato di cose dove ci porterà? Mentre taluni sperano che torni il virus per dimostrare di avere ragione, talaltri ci rassicurano che ormai la pandemia è in esaurimento. Nel mentre si parla di vacanze, di bonus. Ma de che?

Ma con questo sconquasso, quale voglia spinge gente a viaggiare,  a muoversi per il gusto di farlo come un tempo? Ci si limita all’essenziale al necessario. La recessione sarà essa sì peggio di quanto possiamo pensare e gli effetti li vedremo nei prossimi mesi.

Ci si chiede chi abbia potuto, con il pretesto dell’emergenza, ridurre la stazione Tiburtina in un simile stato? La stazione non c’è più: e come direbbe Totò: arrangiatevi!

Il divario sociale è stato servito. Ai posteri le ardue sentenze.

 

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