Roma – Le professioni italiane negli Stati generali per la ripartenza fase 3. In un interessante progetto per il rilancio e la ripresa economica del Paese Italia. Molti i punti trattati con competenza e cognizione di causa, iniziamo con il rappresentare il punto n. 1:
Garantire il diritto alla salute, alla prevenzione ed alla sicurezza delle cure
“A tutte le persone deve essere garantito il diritto alla salute globalmente intesa, ancor più oggi. L’emergenza in corso dimostra la necessità di ripensare tutto il funzionamento del Sistema Sanitario e delle Autonomie locali per quanto riguarda Sanità e Sociale. Non è più tollerabile assistere alle disuguaglianze presenti nel Paese, con gravi sperequazioni e iniquità nell’esercizio dei “diritti di accesso alle cure e all’assistenza”: vanno definiti livelli essenziali Sociali, integrandoli con quelli Sanitari, mettendo al centro le persone, investendo su modelli innovativi da applicare nei vari ambiti e organizzazioni, nonché sul patrimonio professionale capace di liberare risorse, attraverso l’esercizio di competenze oggi ostacolato da lacci e laccioli burocratici. Gli individui vanno curati, aiutati e accompagnati, anche nel migliorare loro consapevolezza ed empowerment, in modo da sviluppare un welfare sanitario e sociale di comunità più efficiente. Il futuro è adesso! È necessario adeguare il ruolo delle professioni sanitarie e sociali con una programmazione idonea degli accessi universitari e appropriati percorsi formativi dei nuovi professionisti, capaci di rispondere alla mutevole e complessa domanda socio-sanitaria, in linea con il riconoscimento europeo delle competenze professionali.
L’emergenza da Covid-19 ha evidenziato la necessità di rivedere il modello per prestazioni sanitarie, centrato sull’ospedale, pianificando le attività per percorsi di cura e presa in carico dell’assistito, garantendo qualità e sicurezza delle cure, privilegiando le competenze dei professionisti, vero patrimonio e potenziale dei servizi socio-sanitari. Importante è soprattutto l’attività di prevenzione.
Contestualmente, va avviata un’incisiva definizione delle attività riservate ai professionisti e una dura lotta all’abusivismo professionale da parte di soggetti non qualificati, a tutto vantaggio e beneficio dei cittadini, che hanno diritto a cure di qualità e appropriate da parte dello specifico professionista.
È necessario un rafforzamento dei sistemi delle cure primarie e territoriali che risponda alle esigenze di efficacia e sostenibilità dell’intero Sistema Sanitario e a bisogni di cura sempre più complessi, adottando un approccio socio-sanitario integrato, coordinato e comprensivo. L’integrazione virtuosa tra i diversi attori della prevenzione, assistenza e cura è richiamata nella letteratura e nei modelli internazionali, realtà in cui l’organizzazione del servizio sanitario è fortemente basata sui principi della Comprehensive Primary Health Care e dove le équipe multidisciplinari di assistenza primaria hanno un forte legame con un territorio specifico e con la comunità.
Il riconoscimento sociale del ruolo di tutte le professioni sanitarie e sociali non si può limitare agli applausi o alle dichiarazioni di principio o solidarietà. Si deve intervenire sull’organizzazione delle funzioni, attribuendo ai professionisti sanitari e sociali specificità professionali e garantendo loro, finalmente, un adeguato quadro normativo ed economico, con equo compenso. Quanto abbiamo visto in questi mesi è testimonianza della dedizione e del rischio che si assumono i professionisti a beneficio della collettività. Non solo è ingiusto ricordarsene solo nei momenti di emergenza, ma è anche miope, in quanto grazie a loro si può implementare tutto il sistema salute, ampliando l’offerta sanitaria e sociale, a garanzia dei diritti dei cittadini. “