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Spaccio, estorsione e tortura: sequestrata caserma dei Carabinieri a Piacenza, arrestati dieci militari

PIACENZA – Mentre Piacenza lottava contro il Covid e contava i suoi morti, le piazze dello spaccio in citta’ soffrivano per le misure di lockdown, che avevano bloccato i rifornimenti di droga. Un “vuoto” colmato dai Carabinieri della stazione Levante del capoluogo (messa oggi sotto sequestro) dove tutti i militari tranne uno risultano coinvolti nell’inchiesta “Odysseus” della Procura piacentina, accusati di svariati e pesanti reati tra cui spaccio, estorsione e tortura.

In particolare, in accordo con una rete di informatori, gli uomini dell’Arma avrebbero infatti arrestato illegalmente alcuni pusher di piccolo calibro (“Ultimi tra gli ultimi che mai avrebbero denunciato”, li definisce il procuatore capo di Piacenza, Grazia Pradella) per impadronirsi dello stupefacente in loro possesso e rivenderlo sulle strade -con lauti e illeciti guadagni- attraverso altri spacciatori di fiducia a cui offrivano protezione.

E’ tutto nero su bianco nell’ordinanza di circa 1.200 pagine emessa dal Gip del tribunale eseguita oggi dagli uomini della Guardia di Finanza, con provvedimenti di custodia cautelare personale e reale a carico di 22 persone (10 in tutto i Carabinieri coinvolti) in Emilia-Romagna ed in Lombardia.

In dettaglio 12 persone sono state arrestate e portate in carcere (cinque Carabinieri, sei italiani e un magrebino) mentre per cinque imputati, tra cui il Comandante della Stazione, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Altre quattro persone- tre Carabinieri e un finanziere- sono sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e il Comandante della Compagnia di Piacenza ha l’obbligo di dimora in provincia. Tra i civili arrestati anche la compagna di uno dei Carabinieri finiti in carcere.

Le accuse sono a vario titolo di peculato, abuso d’ufficio, falsita’ ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, lesioni personali aggravate, arresto illegale, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata, tortura, estorsione, truffa ai danni dello Stato, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini, spiega il procuratore Pradella, si sono sviluppate negli ultimi sei mesi, dopo due segnalazioni, una delle quali arrivata dalla Polizia locale.

Gli odierni imputati “sono stati monitorati minuto per minuto con intercettazioni telefoniche e informatiche (i cosiddetti trojan, ndr)”. A carico di alcuni militari sono state effettuate anche delle indagini patrimoniali, appurato che avevano un tenore di vita molto piu’ alto di quanto l’impiego nell’Arma potesse permettere. Ad un appuntato e’ stata sequestrata una villa con piscina e svariati conti correnti, nonostante non pagasse gli alimenti alla ex moglie. Tra le condotte illecite contestate ai Carabinieri infedeli, anche quella di aver trasportato la droga, soprattuto hashih, e di averla in un caso custodita nelle proprie abitazioni.

“Faccio un po’ fatica a definire questi soggetti dei Carabinieri perche’ i loro comportamenti sono criminali. In quella caserma non c’e’ stato nulla o quasi nulla di lecito“, commenta Pradella.

Un aspetto “moralmente degradante”, continua il procuratore, era che “l’obiettivo degli arresti, oltre che quello di procurarsi la droga, era anche quello di sembrare piu’ bravi degli altri colleghi. Peccato che questi arresti si basavano su accuse totalmente inventate e accompagnate da espressioni di ‘autoesaltazione’, verso gli appartenenti di altre caserme definiti ‘incapaci’”.

Questa indagine quindi, conclude Pradella, “rende giustizia a quei tanti militari che sul territorio piacentino e nazionale svolgono il loro lavoro con passione e sono vicini alle persone”. I militari coinvolti sono ora sospesi dal servizio. Uno dei colleghi che li ha arrestati commenta: “E’ stata un’indagine dolorosa. Stamattina entrare in caserma e’ stato come andare ad un funerale“. (Mattia Caiulo – www.dire.it)

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