Un viaggio introspettivo verso il vicolo luminoso: è “Akundan, Il treno dell’orizzonte” di Francesco Bia
Una silloge poetica che costituisce un percorso da condividere idealmente con l'autore dotato di una capacità interpretativa e poetico-narrativa non comuni.
Roma – L’assolo del cuore, essenza e missione. Tre le sezioni che costituiscono il comune denominatore di una opera letteraria poetica che contiene un mix di riflessioni introspettive e che consente al lettore di fare un viaggio con “Il treno dell’orizzonte”. Questo è il sottotitolo di “Akundan”, scritto da Francesco Bia.
In questa raccolta ancora una volta la scrittura espressiva interiore è protagonista principale, e consente al lettore che ne apprezzi con concentrazione la lettura, di salire realmente su un treno che ci porti verso un’orizzonte non figurato, ma legato alla propria fantasia.
Con L’Assolo del cuore, l’autore sembra voler mettere a nudo i suoi sensi, le sue percezioni particolari, talvolta basate su fatti realmente accaduti, talvolta accompagnate da una sfera onirica che ne esalta gli aspetti talvolta rendendoli invece realisticamente crudi.
Si tratta di un libro in cui non parla tanto la penna di chi scrive quanto la stessa è interprete del cuore dell’autore che a sua volta apre ad una forma di cultura che riesce a creare una sorta di connessione letteraria tra chi apprezza determinate sfumature. L’autore probabilmente ci invita a salire sul suo treno facendoci viaggiare in una silloge poetica di grande spessore morale e sociale.
Nell’Essenza i componimenti diventano improvvisamente brevi, succinti ma intrisi di un significato che si correla al capitolo precedente dell’assolo del cuore. L’essenza è un preludio di poesie che apre poi la porta verso la “missione”.
In questa parte finale troviamo riferimenti diretti, ricordi di persone fatti accaduti che si conclude con “Il vicolo luminoso”. Non poteva esservi un finale migliore dopo tante emozioni narrate e composte in un ordine seppure diverso dalle date di scrittura dei componimenti ma ordinate secondo un senso espressivo che l’autore ha voluto riservare ai lettori.
Questo vicolo luminoso, ci riconduce alla copertina di “Akundan”, dove questo vicolo sembra voler essere il percorso che ogni uomo desidera nel voler/poter raggiungere la sua luce. Nella copertina il treno, così come nell’opera è immaginario è un mezzo di trasporto dell’uomo. E lo immaginiamo ideale per chi voglia, come un tempo, sedersi lungo un finestrino, nel silenzio generale e con il rumore delle rotaie che scandisce i pensieri della natura, di ritualità vissute, sopite e che inesorabilmente tornano nella mente di chi della propria sensibilità ne ha fatto tesoro. Chi scrive vuole trasmettere agli altri il proprio patrimonio emozionale, costituendo un bagaglio di cultura che è destinato ad arricchire il suggestivo ed affascinante mosaico della scrittura e della composizione poetica.
Con Akundan la poesia assume dunque la potenzialità di una sequenza quasi romanzata seppur suddivisa ed intervallata da argomenti e circostanze diverse ivi narrate.
Il viaggio sul treno dell’orizzonte non è altro che la vita di ogni uomo che ne è protagonista sostanziale.
L’Autore: FRANCESCO BIA