Il movimento del fianco orientale dell’ Etna: una valvola e una sentinella delle eruzioni parossistiche e della risalita del magma.
Evidenziato il processo interattivo tra la risalita dei magmi, le eruzioni e lo scivolamento verso il mare del fianco orientale dell’Etna, spesso associato ad eventi sismici.
Roma – Lo scivolamento del fianco orientale dell’Etna agisce come una valvola che favorisce o inibisce le eruzioni nel settore immediatamente a monte; la variazione della velocità di scivolamento stesso può essere considerata come una sentinella per eventuali eruzioni parossistiche e/o processi di intrusione di magma. Questo il risultato raggiunto nello studio appena pubblicato sulla rivista statunitense Geology dal titolo “Flank sliding: A valve and a sentinel for paroxysmal eruptions and magma ascent at Mount Etna, Italy”, frutto del lavoro di un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
“Attraverso un approccio multidisciplinare che ha visto l’utilizzo del telerilevamento SAR, del GPS e della tomografia sismica”, spiega Giuseppe Pezzo, autore della ricerca, “abbiamo analizzato le deformazioni del suolo nell’area etnea relative all’evento eruttivo del 24 dicembre 2018 e all’evento sismico avvenuto due giorni dopo, il 26 dicembre”. “In particolare”, prosegue il ricercatore, “l’interferometria satellitare SAR, attraverso l’uso di immagini satellitari radar, ci ha permesso di ottenere mappe delle deformazioni del suolo di tutta l’area etnea. Le misure ottenute sono state integrate con quelle provenienti dalla rete GPS, che misura in maniera continua i movimenti del vulcano. Infine, con la tomografia sismica, attraverso lo studio delle onde sismiche, è stata ricostruita la struttura al di sotto dell’edificio vulcanico. Questa complessa analisi multidisciplinare ha evidenziato come il continuo movimento del fianco orientale dell’Etna ha favorito, nel tempo, l’intrusione di magmi nell’area immediatamente a monte il collasso stesso, nelle zone di frattura note come Rift di Nord-Est e di Sud dell’area sommitale del vulcano. La geometria e l’ubicazione di questi volumi di magma appare coerente con antiche strutture tettoniche, messe in evidenza dai dati di tomografia sismica, che dislocano la crosta sotto l’edificio vulcanico favorendo la risalita di magmi verso la superficie”.
“Le risalite magmatiche”, prosegue Mimmo Palano, coautore della ricerca, “a causa delle pressioni interne dei magmi, provocano un allargamento di diversi metri di tutto l’edificio vulcanico e imprimono un’accelerazione al movimento del fianco orientale”.
“Questa accelerazione” conclude Claudio Chiarabba, coautore della ricerca”, determina, a sua volta, due effetti: provoca eventi sismici lungo le faglie che bordano il fianco instabile (come, ad esempio, il sisma del 26 dicembre 2018 di magnitudo pari a 4.9 lungo la faglia della Fiandaca), e genera una depressurizzazione della parte interessata dall’eruzione arrestando la stessa”.
Flank sliding: a valve and a sentinel for paroxysmal eruptions and magma ascent at Mount Etna.
Researchers highlighted the interactive process between the magma ascents, the eruptions and the seawards sliding of the eastern flank of Mount Etna, frequently associated with seismic events.
The sliding of the eastern flank of Etna acts as a valve that favors or inhibits eruptions back to sliding plane; the variation of the sliding velocity could be considered as a sentinel for possible paroxysmal eruptions and / or deep resourcing of the magma reservoir.
This is the result achieved in the study just published in the US journal Geology entitled “Flank sliding: A valve and a sentinel for paroxysmal eruptions and magma ascent at Mount Etna, Italy“. The study was conducted by a team of researchers from the Italian National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV) and from the Italian Institute for Environmental Protection and Research (ISPRA).
“By means of a multidisciplinary approach embracing SAR remote sensing, GPS and seismic tomography”, explains Giuseppe Pezzo, author of the research, “we analyzed the ground deformations of the Etna volcano related to the 24 December 2018 eruptive event and to the seismic event that occurred two days later, on 26 December”. “In particular”, continues the researcher, “satellite SAR interferometry, using radar satellite images, allowed us to obtain ground deformation maps of the Etna area. The obtained measurements were integrated with data coming from the GPS network, which continuously measures the displacements of the volcano. Finally, seismic tomography methods, through the study of seismic waves, allowed us to reconstruct the structure underneath the volcanic edifice. This complex multidisciplinary analysis highlights how the continuous slip of the eastern flank of Etna over time favors the magma intrusion eruptions back to sliding plane itself, in the volcano summit fractures, known as the North-East and South Rift. The geometry and location of the magma volumes are consistent with ancient tectonic structures dislocating the crust under the volcanic edifice, as highlighted by seismic tomography data, and favoring the upward magma ascent”.
“The magma rising”, continues Mimmo Palano, co-author of the research, “due to the internal pressures, causes a few meters widening of the entire volcanic edifice and gives an acceleration to the eastern flank collapse”.
“In turn, this acceleration” concludes Claudio Chiarabba, co-author of the research “determines two effects: it causes seismic events along the faults bordering the unstable flank (such as, for example, the Magnitude 4.9 earthquake occurring on 26 December 2018 along the Fiandaca fault), and the cessation of the eruption for the sudden depressurization back to the collapse plane”.