Nosce te ipsum
Dal tempio dell'Oracolo di Delfi al tezo millennio: evoluzione della conoscenza interiore
L’ultima barriera dove si infrangono i sogni dell’uomo. L’estremo tentativo di superare i limiti della propria esistenza. Un viaggio fuori dal tempo, verso l’immortalità, oltre il senso delle proprie parole, oltre i propri sensi. Oltre sè stessi!
Editoriale di Daniele Imperiale – Questa massima di Talo di Mileto iscritta nel Tempio dell’Oracolo di Delfi invita alla conoscenza interiore. Da sempre. Questa suggestiva frase latina che traduce il greco γνῶϑι σεαυτόν, uno degli apoftegmi attribuiti ai Sette Sapienti, esortava gli uomini al riconoscimento della propria condizione e limitatezza umana. Socrate ne fece la sua massima preferita, interpretandola come un invito a considerare i limiti della conoscenza umana prima di procedere nella via del sapere e quindi della virtù.
Ma la frase tradotta in italiano può sembrare sin troppo semplice anche banale. Quante volte si è detto convenzionalmente che dobbiamo conoscere noi stessi? Ma tanto per dire. E’ molto più facile scrutare gli altri il nostro prossimo che noi stessi. Ci conosciamo molto meno di cio’ che siamo portati a pensare.
Chi si conosce un pò meglio è colui che sta bene con se stesso, anche in solitudine e trova in questo alveo una dimensione, un equilibrio intriso di libertà espressiva, di movimenti e di raccoglimento nel pensiero. Chi conoscer sè stesso non ha paura di essere solo, perchè proprio da questa condizione riesce a trovare la forza. Una forza non quantificabile, nè misurabile e che si alimenta con la conoscenza, con il porsi domande e trovarne risposte. Cio’ non è affatto semplice, comporta una fatica intellettiva, di studio, di riflessione che porta via del tempo e che distoglie dal viver quotidiano, da quella routine spezzata da un lockdown pandemico del 2020.
Ma per esercitare la consocenza di noi stessi abbiamo bisogno di alcuni ingredienti di base che non possono però essere acquistati da nessuna parte. Si trovano con il tempo, con il ragionamento e con il perfezionamento di noi stessi.
Un problema chenon ci poniamo mai. In fondo noi ci stiamo bene così come siamo e diamo la colpa dei difetti al carattere, e la sequenza delle cose che accadono al “destino”. I pregi sono invece attribuibili alla famiglia.
Non è così. Ognuno è artefice del proprio destino, e per poter condurre il suo stesso gioco deve conoscersi.
Nosce te ipsum si coniuga perfettamente ad una frase latina di importanza fondamentale introspettiva che deve essere analizzata.
Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem
(Ispeziona l’interno della terra, purificando troverai la pietra nascosta)
Questo acronimo contiene un’indicazione molto precisa e preziosa relativamente alla materia di cui bisogna servirsi per operare in alchimia, indicazione mascherata dall’equivoco che si può ingenerare intorno ai sensi che anticamente possedeva il termine “Terra”. Quindi l’ispezione della terra non è altro che il saper/voler conoscere sè stessi. Riflettendoci bene si trova in tutto ciò una fantastica interpretazione del proprio essere ma anche riferito alla terra su cui camminiamo e sulla quale siamo stati chiamati ad esistere ad errare. Di noi, dice Battiato, poi resteranno solo polvere e segni. Ma nel transito dell’esistenza il desiderio di conoscenza è da sempre un bagaglio fondamentale dell’uomo. La terra per come ci è stata raccontata dagli scienziati è affascinante, misteriosa, esplosiva. La pietra nascosta, ci fa pensare a quel nucleo di fuoco che sfocia nei nostri vulcani. Non è una sceneggiata cinematografica, è realtà. L’interno di questa terra formata da distese immense di acque che riescono a lenire ogni male come il mare, è un mistero per la mente dell’uomo. Come può essere tutto ciò? Ispezionando l’interno della terra dunque si può trovare quella pietra nascosta, ossia la risposa ai nostri dubbi, ai nostri interrogativi, la ricerca di certezze.
Ma Nosce te ipsum non si riferisce al carattere e alla personalità.
Nosce te ipsum sembra voler dire di riconoscere il nostro “Vero Essere”, quello che siamo realmente, oltre qualsiasi speculazione intellettuale o razionale, oltre qualsiasi supposizione. E’ conoscere la radice della nostra esistenza, il proposito fondamentale e la nostra eredità cosmica. E di tutto questo, ovviamente, ne sappiamo veramente poco o nulla.
Conoscere sé stesso, è ritrovare tutte le potenzialità e possibilità, che come “Figli di Dio” abbiamo ereditato dal nostro Creatore. Frugare nelle nostre parti più profonde ed intime, per vedere chi e che cosa siamo realmente. Questo è il nostro primo dovere come uomini. La tripla interrogazione chi sono? da dove vengo? dove vado? costituisce il principio filosofico della vita e la primordiale affermazione che l’essere umano possiede alcune profondità, attecchite in suoli di immortalità, e un anelito altissimo, che esige di scoprirle e manifestarle.
Troppa fatica trovare queste risposte in un lavoro che potrebbe non terminare mai, oppure concludersi proprio in prossimità del passaggio all’altra dimensione. Non bisogna attendere troppo, perchè la consocenza di sè stessi è un patrimonio individuale che costituisce la forza di esserci e di saper affrontare le vicissitudini della vita.
Quale è il proposito della nostra esistenza? che cosa facciamo qui? Non abbiamo scelto noi di essere come sia, di come ci chiamiamo e di come siamo composti.
Domande chiave, che prima o poi, sorgono in ogni uomo, come conseguenza del risveglio dell’intelligenza.
La psicologia moderna afferma che utilizziamo solo tra il 3% e il 7% della nostra reale capacità cerebrale. E cosa c’è allora nel restante 97/93%, denominato inconscio? E’ come un deep web?
L’unica cosa certa è, che questa parte non subisce il controllo della nostra volontà. l’impulso soggettivo e anche la Ratio che ci fa essere ed agire, tutti i giorni. E’ nostro dovere fermarci ogni tanto e faticare ad erigere muri di protezione per noi stessi, perchè piu’ siamo capaci di entrare nella restante inconsapevolezza dell’essere maggiore sarà la crescita intellettiva.
Conoscere sè stessi può essere raffigurato come il saper entrare in una altra dimensione di pensiero, una forma culturale e di interpretare le cose non comune e che è di grande aiuto per la propria e l’altrui vita.
Il saper dominare le emozioni, le paure, le irritazioni si trova solo conoscendo sè stessi. Come farlo? Come dicevo prima non esiste una ricetta predefinita, ognuno deve, se vuole saper trovare la strada e percorrerla.
Senza esitare.
Nosce te ipsum!
Daniele Imperiale MMXX