ROMA – Ama è pronta a portare in tribunale Roma Capitale per vedersi pagati i crediti che fin qui non le sono stati riconosciuti. La decisione dell’amministratore unico della municipalizzata dei rifiuti, Stefano Zaghis, rappresenta un atto dovuto a tutela del patrimonio aziendale (già ampiamente a rischio) e, secondo quanto risulta all’agenzia Dire, è stata comunicata al socio unico anche in occasione dell’assemblea dei soci dello scorso 13 agosto.
“L’amministratore unico ribadisce, come già più volte rappresentato a Roma Capitale e da ultimo con note prot. 40801. U del 29/07/2030 e prot. 42945.U del 07/08/2020, che la società- si legge nel verbale- dovrà agire in giudizio per il recupero di taluni crediti vantati nei confronti di Roma Capitale, per lo più derivanti da rapporto risalenti nel tempo. In particolare evidenzia che Ama è in procinto di notificare un atto di citazione relativamente ai crediti vantati per le attività svolte in occasione del Grande Giubileo del 2000, per i quali ha avuto luogo una complessa vicenda giudiziaria”.
Ma la partita che rischia di finire davanti al giudice civile potrebbe avere una portata ben più ampia: “Con nota del 7 agosto 2020 Ama ha poi comunicato al direttore generale che il totale dei crediti riferiti ai dipartimenti/Municipi/uffici che non avevano ancora, alla data, provveduto a fornire riscontro si attesta ad euro 395,1 milioni (di cui 46,2 milioni relativi alla gestione commissariale ed euro 348,9 milioni relativi a crediti ordinari)- recita ancora il documento- Ciò premesso, l’amministratore unico rappresenta che, in considerazione delle numerose risposte ancora mancanti e alla luce delle attività di riconciliazione allo stato attuate da Roma Capitale nonché delle interlocuzioni con i diversi Dipartimenti e Municipi interessati, Ama ha ritenuto prudente lo stanziamento di un complessivo fondo svalutazione rischi di 75,7 milioni di euro (di cui 33 milioni riferito alla gestione commissariale e 42,7 milioni riferito alla gestione corrente). La svalutazione prudenziale dei suddetti crediti non impedirà all’azienda di tutelare il proprio credito nelle opportune sedi con tutte le azioni conseguenti, come peraltro ripetutamente rappresentato alla stessa Roma Capitale con numerose comunicazioni”.
Il Comune non ha alcuna intenzione di andare allo scontro e infatti l’auspicio mosso un mese fa durante l’assemblea dal capo del dipartimento Partecipate, Fortunato Asprea, (‘Il dott. Asprea auspica comunque che, accertati i predetti elementi, la questione possa trovare soluzione nell’ambito del tavolo già istituito tra le parti- e’ stato messo a verbale- prima che Ama agisca legittimamente in giudizio per la tutela delle proprie ragioni’) sta trovando riscontro negli incontri che ci sono stati tra Ama e Roma Capitale già dall’inizio del mese.
In una lettera inviata martedì da Zaghis tra gli altri alla sindaca Raggi, all’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti e al dg, Franco Giampaoletti, si legge che “relativamente alle attività di riconciliazione, afferenti sia alla gestione commissariale sia alla gestione ordinaria, si sta valutando, unitamente ai competenti uffici di Roma Capitale, la possibilità di pervenire a soluzioni conciliative stragiudiziali per la definizione delle partite che potranno essere riconosciute ad Ama“.
Le parti svolgeranno degli incontri anche “relativamente alle partite dei crediti cimiteriali per manufatti“. Infatti, nell’assemblea di agosto, Zaghis aveva avvisato che “Ama, all’esito dell’attività di riconciliazione in corso, valuterà l’eventuale proposizione di domande giudiziali anche per la tutela dei crediti derivanti dal contratto di servizio per i cimiteri capitolini per servizi e manufatti cimiteriali”.
La vicenda delle riconciliazioni tra crediti e debiti e delle conseguenti svalutazioni (anche quelle che esulano dalla controversia con il Campidoglio) si innesta nella più ampia problematica dello stato patrimoniale di Ama (virtualmente prossimo all’azzeramento) e quindi dell’ormai inevitabile intervento di sostegno da parte di Roma Capitale (finanziamento soci o ricapitalizzazione). Il quarto progetto di bilancio 2017 (il primo firmato Zaghis) prevedeva una perdita di esercizio di quasi 100 milioni. Ma da marzo a oggi i conti di Ama sono ulteriormente peggiorati.
“L’amministratore unico, sempre con riferimento al piano di risanamento, evidenzia che, come già comunicato a Roma Capitale, in data 4 agosto 2020- emerge ancora dal verbale- la SGR BNP ha inviato ad Ama il rendiconto semestrale al 30 giugno 2020 del Fondo Immobiliare Sviluppo (proprietario del cosiddetto Centro Carni), redatto anche sulla scorta della perizia dell’esperto indipendente dalla stessa Sgr individuato (Praxi S.p.A). Detta perizia valuta il complesso immobiliare in 22,38 milioni alla data del 30 giugno 2020 (contro euro 24,85 milioni al 31 dicembre 2019) e pertanto, come conseguenza del minor valore attribuito al complesso immobiliare, il rendiconto semestrale presenta una perdita di euro 2,4 milioni”.
Sempre in sede assembleare Zaghis aveva evidenziato “che già dall’ultimo trimestre 2019 ha invitato l’SGR a predisporre il piano di valorizzazione e lo studio di fattibilità relativo all’immobile denominato Centro Carni. All’esito dell’attività svolta dalla SGR al 30 giugno 2020, l’amministratore unico ha richiesto al prof. Giovanni Fiori, al quale è stata trasmessa tutta la relativa documentazione, un aggiornamento della perizia valutativa già resa nel mese di gennaio 2020 all’epoca della predisposizione del IV progetto di bilancio 2017. L’aggiornamento dell’impairment test effettuato dal prof. Giovanni Fiori, ricevuto da Ama in data 10 agosto 2020, conferma un valore dell’immobile pari a euro 22,38 milioni. Tale valutazione ha conseguentemente richiesto l’aggiornamento della svalutazione già effettuata portando a complessivi 117,1 milioni di euro l’aggravio a conto economico del 2017“.
Ulteriori svalutazioni con impatto sul conto economico dell’ennesimo progetto di bilancio 2017, che ancora deve essere redatto, sono: 2,9 milioni della partecipazione di Ama in Roma Multiservizi, 1,3 milioni in relazione alla partecipazione in EP Sistemi. Inoltre, saranno anche svalutati i crediti Tari (ex Tia1) iscritti nei bilanci Ama 2003/2009, soprattutto con riferimento alle utenze non domestiche, per ‘complessivi circa euro 105 milioni’ nei progetti di bilancio 2017, 2018 e 2019.
Un combinato disposto capace di demolire i circa 280 milioni di patrimonio netto della società: “Alla luce di quanto sopra illustrato e tenuto altresì conto che dalle prime stime del risulto economico al 30 giugno 2020 non sembra emergere un risultato positivo tale da ripristinare il valore del patrimonio netto al di sopra delle soglie previste dall’art. 2446 e art. 2447 del codice civile, se non emergeranno nelle prossime settimane elementi valutativi nuovi in merito alle poste di bilancio precedentemente citate che saranno prontamente comunicati al socio unico, l’amministratore unico- continua il verbale- si impegna a predisporre entro 30 giorni dalla data odierna la situazione patrimoniale al 30 giugno 2020 ex art. 2446 o 2447 del codice civile per l’assunzione delle deliberazioni da parte di Roma Capitale”.
Non solo: “L’amministratore unico comunica che tra il 13 ed il 17 settembre 2020 convocherà l’assemblea ordinaria di Ama per rappresentare la situazione ex art. 2447 o 2446 del codice civile, unitamente alla presentai zone del Piano di risanamento”.
Ma questa data è saltata perché, come si legge nella lettera spedita in Campidoglio da Zaghis martedì, “‘a seguito delle interlocuzioni intercorse ed agli incontri tenutisi il 7 e il 9 settembre u.s. con l’assessorato al Bilancio ed al Coordinamento strategico delle partecipate e con gli uffici di Roma Capitale che a questo fanno capo, e’ emersa la necessità di svolgere ulteriori analisi ed approfondimenti sia in merito ai crediti Tari afferenti al periodo 2003/2009, sia relativamente alla riconciliazione delle posizioni creditorie/debitorie tra Ama e Roma Capitale”.
Nella stessa missiva l’au ha sottolineato che l’esito dell’attività di riconciliazione e dell’istruttoria finalizzata a capire quanti di quei crediti Tari 2003/2009 siano ormai inesigibili per Ama, e quindi vadano inseriti nel piano finanziario tariffa 2020, ‘avrà impatti significativi nei progetti di bilancio della società per gli anni 2017, 2018, 2019, con particolare riferimento al patrimonio netto il cui valore e’ alla base della relazione ex artt. 2446 e/o 2447 c.c. e delle azioni da intraprendere per il risanamento della società’.
Pertanto, considerando che il Comune approverà il piano Tariffa a fine mese e che il via libera a questo atto costituisce ‘presupposto indefettibile- ha scritto ancora Zaghis- per la compiuta definizione del piano industriale’, il numero uno di Ama ha chiesto al Campidoglio di prorogare il termine per la presentazione sia del piano di risanamento che del piano industriale.
Tutto ciò in un contesto di ‘tensione finanziaria’ di Ama che ‘con non poca preoccupazione’ Zaghis aveva riportato in assemblea dei soci. ‘Il tema finanziario dunque impegnerà la società- si legge nel verbale- nei prossimi 4 mesi poiché in questo momento Ama non è in grado, a 17 mesi, di far fronte alla rata finale del contratto di finanziamento (con le banche, ndr) di circa 111,9 milioni’.