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Dai canti sul balcone alla guerriglia urbana, come e perchè?

Editoriale – Vi è una netta differenza relativamente all’atteggiamento del popolo italiano sull’emergenza Covid. A Marzo, l’Italia ha reagito in modalità unitaria, solidare, composta. Un simbolo che ha unito tutti: i canti dal balcone con l’inno di Mameli. Un sacrificio di stare dentro per la patria, per il bene comune. Lo fanno tutti.

Non manca qualche rumore singolo, forse dovuto in alcuni casi all’eccessivo pressing di controlli a persone in stato di “jogging”. Il popolo sovrano però è prono, passivo, obbedisce. Strana reazione, che è stata analizzata in termini sociali e che probabilmente ha indotto chi detiene il boccino del comando ad allargarsi troppo.

Il delirio del potere di chi occupa poltrone assegnate dallo stesso popolo che ne è vittima, ha, in pochi mesi cambiato radicalmente le cose. Seppur si possa provare a dare delle connotazioni politiche alle proteste di piazza, che non si ricordano a memoria dell’attuale società moderna, in realtà la base è diversa il protagonista è il popolo italiano. Poi chiaramente in situazioni simili si può comunque accodare di tutto, sfociare in violenza e guerriglia urbana. Gli atti criminosi non si giustificano, ma vanno analizzati. Va capito il perchè. Il vandalismo è sempre esistito, orde di giovani in preda all’alcol e alla droga che distruggono cose non costituisce certo una novità. Ma non sembra che lo stato e la politica si sia mai troppo concentrata sull’eliminazione di questo fenomeno. Azioni di contrasto portate avanti egregiamente dalle forze dell’ordine.

In realtà la piazza esprime il divario sociale generato: le forze dell’ordine da una parte, il popolo dall’altra. Gli uni contro gli altri.

E lo Stato attuale nel dover tutelare il popolo dalla pandemia è diventato il nemico giurato. Uno stato che ti priva delle libertà di fare ogni cosa, indicazioni farneticanti pregliaschiane che invece di tuonare sull’influenza addirittura arriva ad entrare nell’intimità delle persone, “consigliando” l’astinenza sessuale.

Ebbene siamo tutti consapevoli di questo virus, che esiste e nessuno nega l’esistenza, ma il modus operandi dello stato della politica in generale tutta è a dir poco deludente. Non ci consola che “anche gli altri stiano come noi”, la gente rivendica un diritto costituzionale: il lavoro. E si chiuderanno ancora tutte le attività produttive, nuovo lockdown mentre fino a pochi giorni fa il Re lo escludeva. Tante, troppe favole raccontate in una sola puntata. E quindi la reazione è diversa.

Il popolo ha la sensazione di essere perseguitato dallo stato, che vuole impedirgli di vivere la normalità relegandolo in casa. Le spallucce che la politica ha fatto sulle proteste sono solo apparenti, le temono. Eccome se le temono. Motivo per il quale si sta ritardando il lock già previsto e voluto sin da marzo.

La sensazione è che la politica ci abbia provato gusto ad esercitare un simile potere repressivo, meno le forze dell’ordine che sono sicuramente piu’ umane ma comandate di servizio.

Tutta la politica, salvo qualche rara eccezione, non ha piu’ la fiducia del popolo. Le linee sono ondivaghe anche di quelli che del celodurismo ne avevano fatto un’arma di ascesa politica. Oggi si può consentire anche il lockdown: se serve si fa.

E queste posizioni, abbinate ad altri Ministri saccenti ed inqualificabili per il modo di porsi con il popolo amministrato, saranno la miccia che andrà ulteriormente a provocare rivolte armate, dove il popolo non sarà di destra o di sinistra: sarà il popolo che non vuole essere loculizzato, ucciso nell’anima.

Di chi è la colpa della pandemia? Non sappiamo gli algoritmi che hanno prodotto questo scempio a carico dell’umanità, ma quel che sappiamo di certo è che la responsabilità non è certo della persona comune alla quale oggi gli si impedisce di vivere, di abbracciare e di sorridere. Oggi la società appare divisa e pervasa da una frustrazione dilagante.

Ciò che deve accadere, accadrà
qualunque cosa facciamo per evitarlo…

(Franco Battiato – Eri con me)

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