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Italia giallo-arancione, solo l’Abruzzo resta zona rossa

ROMA – Sono 814 le vittime di coronavirus nella giornata di oggi. Il dato, lievemente più basso rispetto al record di 993 di ieri, porta il totale dei decessi per l’epidemia a 58.852.

I nuovi casi nelle ultime 24 ore sono 24.099, sulla base di 212.714 tamponi. Il rapporto tra positivi e test effettuati è dell’11,3%, in lieve aumento rispetto a ieri (10,2%) e a mercoledì (9,9%).

Il numero di pazienti in terapia intensiva scende di 30 unità, nonostante ci siano stati 210 nuovi. Scende anche il numero dei ricoverati con sintomi che dai 31.772 di ieri passa ai 31.200 di oggi (-572)

ORDINANZA SPERANZA: SOLO ABRUZZO IN ZONA ROSSA

Il ministro della Salute si prepara a firmare un’ordinanza per rivedere il grado di rischio delle singole regioni. I cambiamenti saranno effettivi da domenica 6 dicembre. A restare in zona rossa una sola regione: l’Abruzzo.

Campania, Provincia autonoma di Bolzano, Val d’Aosta e Toscana passeranno da rosse a arancioni, e saranno nella stessa area di rischio di Basilicata, Calabria, Lombardia e Piemonte.

Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria usciranno dalla zona arancione e per diventare gialle come Lazio, Liguria, Molise, Trento, Sardegna, Sicilia e Veneto.

BRUSAFERRO: INCIDENZA DECRESCE, SI RIDUCONO ANCHE SOGLIE CRITICHE RICOVERI

“Anche l’incidenza calcolata sui nuovi casi per 100mila abitanti a 7 ed a 14 giorni sta decrescendo in tutte le Regioni ma parliamo ancora di un numero di casi significativo che mette sotto stress il nostro SSN. Il trend a sette giorni è particolarmente importante perchè ci fornisce una misura più puntuale. Al tempo stesso, non c’è una Regione che non sia coinvolta da questa epidemia“. Lo ha affermato Silvio Brusaferro, presidente dell’istituto superiore di sanità, presentando i dati dell’analisi di monitoraggio della cabina di regia Iss-ministero della Salute.

“Dai grafici che presentiamo qui in conferenza- spiega Brusaferro- l’età mediana delle persone rappresentate dai casi si attesta tra i 48 e i 50 anni, e questo è un buon dato, sono peraltro in diminuzione i casi in tutte le fasce d’età. Le fasce d’età più colpite sono quelle dai 15 ai 50 anni e dai 50 ai 60 anni. Abbiamo ancora una crescita dei casi asintomatici e paucisintomatici e rappresentano circa il 70% delle infezioni. La parte dei casi con patologia critica continua a rimanere costante”.

Brusaferro aggiunge che “sta decrescendo anche la probabilità di superamento delle soglie critiche di occupazione in area medica e terapia intensiva. La terapia intensiva e le persone che vi sono ricoverate mantiene un range di età sopra i 70 anni e con prevalenza di genere maschile. La mortalità ha una età mediana di 80 anni e un’età media di 81, un dato che rimane stabile nel tempo, settimana dopo settimana. Dall’analisi del campione del 10% delle cartelle cliniche delle persone decedute (5726 su 55824 decessi), la popolazione maschile rimane la più colpita e dagli 80 anni in sù. Solo l’8.3% ha intorno ai 60 anni. Il 90% delle persone che decedono ha una presenza di più patologie, 2 o 3 patologie tra il 60 e il 70% dei casi; un dato che è sovrapponibile ai dati estivi”.

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