Editoriale – La celebrazione liturgica di Santo Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre ossia subito dopo il Natale, in quanto Stefano fu il primo martire della cristianità. Stefano deriva dal greco “coronato” ed è patrono dei diaconi. Suo attributo particolare sono le pietre della lapidazione, per questo è invocato contro il mal di pietra, cioè i calcoli ed è il patrono dei tagliapietre e muratori. Del grande e veneratissimo martire santo Stefano, se ne ignora persino la provenienza, e si suppone fosse di origine greca, proprio per l’assonanza del significato etimologico del nome. Ma si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e visto la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme. Nel 33 o 34 circa, gli ebrei ellenistici notando il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato, quindi ucciso. L’Italia ne ebbe a decretare la festivoità nel 1947 laddove in precedenza era un normale giorno lavorativo; la Chiesa cattolica lo celebra altresì come festa religiosa, ancorché non di precetto, come invece è in Germania e altri Paesi, Il motivo del giorno festivo in Italia, non richiesto dalla Chiesa cattolica nonostante la fama del santo, è da ricercarsi nell’intento di prolungare la vacanza del Natale, creando due giorni festivi consecutivi. Cosa che accade anche nel caso del Lunedì dell’Angelo, informalmente Pasquetta, festa non religiosa, ma che vuole solo allungare la Pasqua. Prima del 1947 le due giornate erano giorni lavorativi, con le banche e gli uffici aperti.