Editoriale – La curva epidemica tanto cara alla politica ha tolto una parte del giorno. Manca la sera. Il coprifuoco. Un termine che a malapena si ricordava di aver letto nei diari di guerra o narrato nella storia che appariva così lontana dalla attuale ed evoluta società. Dicevamo, prima del covid, che eravamo in crisi. Ora capiamo che non era proprio come sembrava. Le persone conducevano una vita libera e normale che ci ha accompagnato per molti anni. Poi la paura massiva di morire ha intimorito tutti, tutti i governi fanno i lockdown che è l’unica cura per sconfiggere questo virus. Maledetto lui ma maledetto anche chi sta facendo pendere la spada di Damocle sul collo degli italiani per così lungo tempo. E non è finita. Al giorno manca la sera, un pezzo di vita che non si può più vivere. Dimenticate uscite serali, riunioni, passeggiate in auto e a piedi nelle città e anche nei centri minori. Tutti dentro. Ed il provvedimento che ci colse di sorpresa e che sembrava essere insieme alle mascherine la cura per frenare i contagi è diventata consuetudine. Un semestre bianco, destinato a durare ancora molto.
I giovani sembrano essere loro colpevoli di esistere e di voler vivere la normalità, impedita da un modus operandi altezzoso e spocchioso che evidenzia tutto il divario sociale che ne deriverà da questa situazione pandemica. Classi sociali diverse, come un tempo: i signori e la plebe. Chi può e chi non può. Il tutto sotto uno sguardo di fino delle forze di opposizione che se avessero speso tante energie quante quelle spese per fermare i migranti nel tutelare la dignità del popolo saremmo un passo avanti. Colpevole dunque è tutta la politica, nessuno escluso.
La sera è stata dunque rimossa, alla fine del giorno non c’è più. Ossia c’è ma in casa, costretti davanti ad una televisione che non fa altro, con quale eccezione, nel produrre contenuti a dir poco allarmistici.
Una situazione che sembra senza fine, continui rinvii di chiusure, categorie ridotte sul lastrico e non finirà certo il 5 Marzo. Chi pensa il 6 di tornare in palestra sbaglia, come chi pensa di poter tornare a cena al ristorante.
Con il virus si dovrà convivere, non si può attendere l’azzeramento dei contagi come vuole la politica per mantenere una staticità in perpetua prorogatio.
Teniamo conto che i consulenti della scienza sono nominati dalla politica e pagati dallo Stato, cioè da noi. Quindi c’è chi prende fior di milaeuro e chi non ottiene nemmeno una parte dell’elemosina dei ristori.
Senza contare il danno che atteggiamenti simili stanno facendo alle diverse generazioni.
Capiremo in seguito cosa c’era sotto questo disegno, e non per essere complottisti, ma non è nella natura dell’uomo la rassegnazione, anzi l’uomo è portato a combattere, ma l’unico modo per neutralizzarlo è la paura. Somministrata in dosi continue come una flebo a lunga percorrenza.
In caso di mancata reazione del popolo, accadrà che chi lo difende oggi, passerà dalla parte avversa poichè risulta impossibile tutelare chi non vuol fare nemmeno la fatica di pensare. Ai posteri le ardue sentenze.
And at the end of the day there was no evening
Editorial – The epidemic curve so dear to politics has taken away part of the day. Missing the evening. The curfew. A term that he hardly remembered having read in the war diaries or told in the history that seemed so distant from the current and evolved society. We said, before the covid, that we were in crisis. Now we understand that it was not quite what it seemed. People led a free and normal life that accompanied us for many years. Then the massive fear of dying frightened everyone, all governments make lockdowns which is the only cure to defeat this virus. Cursed him but cursed also the one who is making the sword of Damocles hang on the neck of the Italians for so long. And that’s not all. The day misses the evening, a piece of life that can no longer be lived. Forget evening outings, meetings, car rides and walks in the cities and even in the smaller towns. All inside. And the measure that took us by surprise and that seemed to be together with the masks the cure to curb contagions has become customary. A blank semester, destined to last a long time.
Young people seem to be guilty of existing and of wanting to live normalcy, impeded by a haughty and haughty modus operandi that highlights all the social divide that will derive from this pandemic situation. Different social classes, as in the past: the lords and the plebs. Who can and who can’t. All this under a fine look by the opposition forces that if they had spent as much energy as they did to stop migrants in protecting the dignity of the people, we would be a step forward. Therefore, all politics is guilty, no one excluded.
The evening has therefore been removed, at the end of the day it is gone. That is, there is but at home, forced in front of a television that does nothing else, with what exception, in producing alarmist content to say the least.
A situation that seems endless, continuous postponements of closures, reduced categories on the pavement and certainly will not end on March 5th. Those who think 6 of going back to the gym are wrong, like those who think they can go back to a restaurant for dinner.
We will have to live with the virus, we cannot wait for the zeroing of the infections as politics wants to maintain a static in perpetual prorogatio.
We take into account that science consultants are appointed by politics and paid by the state, that is, by us. So there are those who take fior di milaeuro and those who do not even get a part of the alms for the refreshments.
Not to mention the damage that similar attitudes are doing to different generations.
We will understand later what was under this design, and not to be conspiracy theorists, but resignation is not in the nature of man, indeed man is inclined to fight, but the only way to neutralize it is fear. Given in continuous doses as a long-distance drip.
In case of non-reaction of the people, it will happen that those who defend it today, will go to the other side as it is impossible to protect those who do not even want to make the effort to think. To posterity the arduous sentences.
