Jonio, Mazza: “con infrastrutture da terzo mondo ci offrono una ciclabile”
Non si scioglie il dilemma di ammodernare le precarie infrastrutture joniche. Di contro ci propinano un percorso per velocipedi. Trattati da pezzenti che si accontentano di niente.
Reggio Calabria – Da Domenico Mazza — Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia riceviamo ed integralmente pubblichiamo:
La Regione Calabria ha disposto lo studio di fattibilità della ciclovia denominata “Magna Graecia”. Nulla in contrario, si intende, riguardo percorsi rispettosi della nuova visione Green imposta anche dall’Europa.
Tuttavia è doveroso constatare che, nel caso Jonico, la vicenda assume caratteri dileggiosi, giusto per dirla con un eufemismo. I percorsi ciclabili dovrebbero essere delle migliorie in termini di infrastrutture sostenibili ed ecologiche da abbinare al completamento dell’arredo, urbano ed extraurbano, delle Città, delle Comunità, delle Aree Vaste. Spetterebbe ai primi rappresentare il naturale corollario di coronamento, per aree con efficiente sistema di mobilità e trasporti, e non già l’unica soluzione alla mobilità di un popolo, quello dell’Arco Jonico, privato di una strada di collegamento moderna ed efficiente, con un aeroporto aperto a giorni alterni, un sistema ferroviario rimasto all’età dei Borboni, ed un reticolo di strade provinciali per lo più disastrate.
Questa prevista ciclabile partirà da Lagonegro e dopo aver perimetrato l’Arco Jonico virerà sul Tirreno per raggiungere lo Stretto, quindi la Sicilia.
Ed al danno si aggiunge la beffa! Basti pensare al nuovo tracciato preventivato per l’Alta Velocità Ferroviaria, che da Salerno arriverà a Lagonegro. Ebbene, proprio nel cuore del Pollino, probabilmente, sarà deviato verso Praia. Con buona pace, quindi, di ogni velleità legata all’efficiente mobilità per le aree interne e la Jonica calabrese. Riflettendo invece sul terzo megalotto della statale 106, ad oggi privo di una visuale progettuale a sud di Sibari, lo stesso, farà da collettore per i flussi automobilistici deviandoli sulla A2. Pertanto, come Jonici, ci ritroveremo esclusi dai nuovi equilibri di traffico, stradale e ferroviario, e con in contropartita alla mancata considerazione omaggiati di un percorso ciclabile. Lo stesso che, per quanto possa essere green, di sicuro non risolverà il benché minimo problema legato alla mobilità delle popolazioni Sibarite e dell’area Crotoniate che continueranno a vivere nell’indigenza infrastrutturale e senza alcuna possibilità di crescita ed emancipazione.
Per gli Jonici sarebbe auspicabile, se non necessario, pensare ad mega parcheggio nei dintorni di Lagonegro; (sic!) al punto da ipotizzare, eventualmente, di raggiungere il centro Lucano in bici, grazie alla nuova ciclovia, e da lì, magari, sedere in comode poltrone a bordo di Italo o Frecciarossa per raggiungere le località del “mondo evoluto”. Bando alle cince! Una pista ciclabile con alti indici di valenza paeseggiatica nel percorso, potrebbe rappresentare un magnete per attrarre flussi turistici. Ma come possiamo pensare di ammaliare detti flussi se tra Sibari e Crotone, l’Arco Jonico della Magna Graecia, non esiste un sistema di collegamento stradale e ferroviario degno di un Paese civile?
Forse è tempo che Sibariti e Crotoniati si sveglino dal comatoso letargo in cui sono piombati! Chi tanto dorme, non piglia pesci. In compenso, come Jonici, di pescato ne riceviamo molto: in faccia. “