Roma – Si è svolta ieri pomeriggio la riunione per approfondire la situazione italiana in vista della scadenza del blocco delle regioni fissato al 25 febbraio 2021, e a come proseguire dopo il 5 marzo 2021, con il termine di vigenza del Dpcm.
L’aria che tira non è certo delle migliori e le pressioni dei virologi chiusuristi unite ad una impostazione ormai standardizzata del Ministero e del Cts sembrano portare ad un nuovo lockdown.
Ci si sta probabilmente arrivando per gradi, con meno eclatanza rispetto all’epoca Conte, ma sta di fatto che dopo un anno l’incubo di chiusure generalizzate e perduranti sta diventando concreto. Vuoi per l’allarmismo delle varie varianti del virus, vuoi per evitare la terza ondata di contagi, le premesse sembrano esserci tutte per un deja vù.
Il sistema del colore regionale non soddisfa più nemmeno alcuni presidenti di regione ed è stato lo stesso Boccaccini ad evocare anch’egli un lockdown nazionale.
Ormai tutti seguono la Germania, e ci si trincera dietro al fatto che anche gli altri stanno chiusi. Ma “gli altri” non stanno certo come l’Italia, che semmai uscirà da questa pandemia lo farà trovandosi molto peggio che nel dopoguerra del 43.
Per alcuni sarà il disastro, per talaltri come nulla fosse. Sicuramente si eviterà la terza ondata, ma gli italiani sembrano ormai essersi assuefatti alle restrizioni. Probabilmente bisognerebbe fare la corsa ai vaccini, che invece vanno piuttosto a rilento come noto. Le case produttrici che tuonano sempre minori consegne, è un anno di terrore ansiogeno.
Si parla ora di una Italia arancione da lunedì al venerdì, e con Sabato e domenica in lockdown generale con tutto chiuso tipo Marzo.
Per quanto tempo non si sà, ovviamente. Tristezza, e la luce dei vaccini non si vede in fondo al tunnel. Il viaggio è ancora lungo. Ai posteri le ardue sentenze.