La libertà svenduta – Editoriale di Francesca Caretti
Il concetto di libertà è strettamente collegato a quello di uguaglianza
Editoriale – Il diritto alla libertà è stato più volte evocato in questo ultimo anno perché sembra esserci stato tolto dalle restrizioni che in questo periodo ci sono state imposte. Di libertà se n’è parlato tanto, nelle teorie filosofiche, nei trattati, nei libri, nelle canzoni e adesso sembra essere un argomento così tanto discusso da non saperne più cosa dire.
A quale libertà ci si sta riferendo?
Il concetto più ampio e alto della libertà declinata nei vari aspetti degli uomini è tutelato dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea nella quale si parla di Libertà di pensiero, di coscienza e di religione, di espressione e d’informazione, di riunione e di associazione e di tutte le sue più ampie accezioni .
Il concetto di libertà è strettamente collegato a quello di uguaglianza.
In generale non è facile assicurare la libertà a tutti gli individui se non si stabiliscono delle regole che abbracciano la condizione di tutti gli esseri umani, altrimenti si tornerebbe a perseguire una libertà personale che collima con quella di un altro individuo.
Nella Carta Universale dei diritti dell’uomo si afferma che la libertà di ogni individuo deve essere ispirata da principi di fratellanza
E allora qual è il principio ispiratore di una vera libertà per tutti?
E soprattutto quale libertà deve essere assicurata a quale tipo di persone?
Fare una distinzione non è semplice poiché davvero non siamo tutti uguali dal punto di vista intellettivo, della ragione, della conoscenza e dell’umiltà.
Perché chiediamo di essere guidati da un capo visto che collettivamente non riusciamo a seguire vie civili e poi ci “ribelliamo ” se qualcuno indica una strada, sicuramente non perfetta, allora siamo subito pronti a criticare?
Invito ad attardarci sulla teoria dello stato di natura formulata da Hobbes nel quale ogni uomo vive privo di legge e regole di qualsiasi genere perché sembrerebbe essere questo che viene invocato nell’ultimo periodo inneggiando alla libertà.
Sembra essere infatti in una visione del mondo in cui ogni uomo è nemico del suo vicino (homo homini lupus). Ogni uomo pretende di godere da solo dei beni comuni.
E’ sicuramente difficile definire i contorni e i confini delle proprie e delle altrui libertà perciò penso si debba fare un passo avanti e cercare di capire quali siano i reali bisogni di un uomo civile all’interno di una comunità che non deve essere, a mio avviso, orientata al consumismo e che quindi tende a perseguire i propri bisogni più che quelli di una comunità.
Forse dovremmo soffermarci a pensare al principio di solidarietà che spinge almeno a non danneggiare gli altri.
Tengo a mente il monito pronunciato dal Presidente dell’Uruguay tenutosi al G20 nel quale ci invita a pensare al bene della terra e a come la si sta sfruttando per perseguire il soddisfacimento di bisogno personali propriamente di breve periodo.
Condivido quando si affermava che non è povera la persona che ha poco ma quella che vuole sempre di più di quello che ha…
Potremmo riflettere sul mito illuminista del “buon selvaggio” secondo il quale l’uomo in origine fosse un “animale” buono e pacifico, solo successivamente corrotto dalla società e dal progresso.
Il filosofo Anthony Shaftesbury incitava «…a cercare quella semplicità dei modi, e quel comportamento innocente, che era spesso noto ai meri selvaggi; prima che essi fossero corrotti dai nostri commerci».
Lo stato di Individualità secondo il quale l’uomo vive solitario e silenzioso e raramente incontra suoi simili non è forse una soluzione estrema ma non propriamente da scartare?
Con la globalizzazione e la conseguente interdipendenza sociale e culturale avvenuta negli ultimi decenni non si è forse giunti al termine di questo fenomeno? Suggerisco di tornare alle nostre tradizioni frutto dell’impegno di generazioni di uomini e donne di diversi orientamenti, laici e religiosi.
Se è vero che non tutti i mali vengono per nuocere allora da questo periodo dovremmo imparare qualcosa.
Credo che dobbiamo fermarci a riflettere sui valori di una società cristiana con i benefici e le caratteristiche e priva dei vizi e degli aspetti negativi.
Per ristabilire un equilibrio si deve riformulare i principi alla base della nostra collettività e quindi cominciare ad educare le nuove generazioni, soprattutto le fasce d’età più piccole.
(Francesca Caretti)