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Il chiusurismo, nuova corrente ideologica dell’era covid

Editoriale – Ogni epoca storica è caratterizzata da scuole di pensiero, talvolta fisolofeggianti, e che però in altri casi attraverso una dottrina culturale hanno condizionato la vita sociale, le masse, e le generazioni che dovevano ancora venire. L‘illuminismo fu ad esempio un movimento culturale sorto nell’Europa del Settecento e  volto a rinnovare la sensibilità intellettuale e morale dell’epoca e a riformare i tradizionali istituti politici e religiosi della società, facendo pieno affidamento sulle capacità critiche e razionali dell’uomo.

Molte epoche storiche sono state invece caratterizzate dall’oscurantismo, ossia l’atteggiamento di prevenuta ostilità nei confronti dell’istruzione, del progresso, dell’indipendenza di giudizio.

Tutti argomenti, tra gli altri che si era abituati a leggere negli annali di storia e nei trattati filosofico-culturali. Con l’avvento della pandemia covid 19 è stata trovata un pò ovunque la giustificazione generale che ha abbinato al contrasto della diffusione del contagio una sorta di imposizione di una nuova corrente ideologica.

La pandemia, per chi esercita il potere seppur nella pluralità di esercizio, è servita a mantenere una staticità che è impropria alla politica ad esempio e che è stata garanzia per movimenti, figure politiche di basso calibro, che hanno trovato in questa situazione una vera e propria panacea.

Un pò come accadde con le tre e trentadue nel terremoto dell’Aquila, quando qualcuno rideva dentro al letto mentre più di trecento persone erano morte.

L’era Draghi – Figliuolo è stata provvidenziale, seppur operante in un sistema claudicante, in ogni modo ha saputo restiturire autorevolezza all’autorità costituita. E non è poco. La politica ha dovuto abdicare perchè durante la pandemia è stata  travolta dalla staticità che in epoche simili non è terapeutica.

Di qui i primi proclami del Dpcm durante l’ora di cena, saranno un ricordo indelebile per chi li ha vissuti e li racconterà con smarrimento, incredulità e nella consapevolezza di dover subire imposizioni restrittive finora mai conosciute e senza poter fare nulla.

Il virus è un memico contro il quale si combatte con il rispetto di regole sanitarie e medico-scientifiche che sono state per certi versi occasione per la classe politica per imporre nuove correnti ideologiche apparentemente irreprensibili. Come condannare una madre che cerca di tenere in casa i figli per evitargli possibili guai all’esterno? Non vi è modo.

Senza entrare nel merito della gestione pandemica, i cui giudizi spetteranno alla storia e alla magistratura, l’evidenza mostra posizioni discordanti che hanno un sapore politico: è l’avvento del chiusurismo.

Un modo paternale apparentemente protettivo per taluni e nel contempo repressivo e distruttivo per talaltri.

Il fine giustica i mezzi, la terapia dell’olio di ricino ai tempi era necessaria e quindi si prendeva anche se lo stesso era caratterizzato da un sapore alquanto sgradevole.

La scienza, nelle sue diversificazioni, la virologia, il protagonismo terroristico-ansiogeno hanno fornito a repressi in famiglia comandati dalle mogli come oroglogi di far valere finalmente la propria virilità. Si fa così, e questo aspetto è stato contagioso.

Non trova giustificazione scientifica il coprifuoco eppure la sera alle 22 tutti dentro. Il provvedimento è frutto di una corrente ideologica chiusurista che con il giusto pretesto ha di fatto schiacciato la testa al divertimento, alla cultura, a tutto ciò che per taluni dimoranti in attici faraonici non è “strettamente necessario”.

Certo il virologo settantenne che ha perso il conto dei soldi che gli entrano nel conto corrente, poco importa di uscire la sera, poco importa se la gente fallisce. La corrente del chiusurismo non è un provvedimento comprensivo, comprensibile e giustificato, è il voler imporre una dottrina repressiva che schiaccia la testa al popolo nella medesima modalità con cui le forze dell’ordine detengono il capo degli arrestati mentre li introducono nelle auto di servizio. Chiunque ha voluto imporla, a vario titolo e ruolo e prescidendo anche dall’essere di sinistra o di destra, sarà giudicato dalla storia. Ma probabimente nel resterà indenne. Chi pagherà le conseguenze del chiusurismo ideologico non sono banalmente le attività produttive penalizzate, ma è una società intera divisa piu’ che mai. Un divario sociale perfettamente riuscito, per lo meno in Italia.

Dividi et impera.

 

 

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