Roma – Secondo il protocollo d’intesa sottoscritto da FOFI e FNOPI, le due Federazioni rappresentative delle professioni, il farmacista concorda con l’infermiere il giorno e l’orario per l’esercitazione.
Poi è necessaria una sua dichiarazione di aver letto l’Accordo stipulato dal Governo, dalle Regioni e le Province autonome, dalla Federazione Nazionale Unitaria dei titolari di farmacia italiani (Federfarma) e dall’Associazione delle aziende e servizi socio – farmaceutici (Assofarm).
A questo punto l’infermiere inizialmente fornisce ed espone i principi teorici per una corretta vaccinazione e la tecnica per inoculare il vaccino sulla base delle più aggiornate evidenze, poi, nell’effettuazione dell’attività vaccinale prevista, esegue la tecnica della inoculazione a titolo dimostrativo per un numero di volte congruo per il suo apprendimento.
Il farmacista procede a fare la vaccinazione per un minimo di 5 volte a un massimo di 15 sotto controllo diretto dell’infermiere e, comunque, per il numero di volte necessario a garantire l’autonomia del farmacista nell’inoculazione del vaccino presso farmacie, centri vaccinali, altro ente sanitario ove sono praticate le vaccinazioni.
L’infermiere, rilevata la raggiunta corretta manualità di inoculazione da parte del farmacista, rilascia l’attestato di compiuta esercitazione pratica in cui si dimostra l’acquisizione delle conoscenze necessarie alla gestione dei vaccini e alla loro somministrazione.
Al termine dell’esercitazione pratica, il farmacista sarà in grado autonomamente di effettuare la tecnica di inoculazione e riconoscere eventuali segni e sintomi di effetti avversi.
Tutto questo secondo le prescrizioni all’Accordo, siglato lo scorso 29 marzo, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome, FEDERFARMA e ASSOFARM, in attuazione dell’art. 1, comma 471, della legge di Bilancio 2021.