ROMA – Bollette e tasse, crescita economica e Pnrr, campagna vaccinale e green pass. Il premier Mario Draghi, presente all’Assemblea di Confindustria, affronta i temi caldi della politica e dell’economia italiana. Assicurando che in questo momento “i soldi si danno e non si prendono” e definendo il Recovery plan “decisivo per la credibilità della politica di fronte agli italiani”. E con una battuta strappa l’applauso degli industriali: “Un Governo che cerca di non fare danni è già molto…“, ironizza. “Ma non basta per affrontare le sfide dei prossimi anni, in primis le tensioni geopolitiche, il protezionismo, ma anche il probabile mutare delle condizioni finanziarie, il graduale affievolirsi degli stimoli di bilancio”.
“Abbiamo deciso di eliminare per l’ultimo trimestre dell’anno gli oneri di sistema del gas per tutti, e quelli dell’elettricità per le famiglie e le piccole imprese. Potenziamo il bonus luce e gas per proteggere soprattutto le fasce meno abbienti”. Questa la ricetta del Governo illustrata dal presidente del Consiglio per risolvere il nodo degli aumenti delle bollette, che secondo il ministro della Transizione ecologica Cingolani avrebbero toccato il 40% in questo trimestre. “Si tratta complessivamente di un intervento di oltre 3 miliardi, che fa seguito a quello da 1,2 miliardi avvenuto a giugno. E che ha una forte valenza sociale – sottolinea Draghi – per aiutare in particolare i più poveri e i più fragili. A queste misure deve seguire un’azione, anche a livello europeo per diversificare le forniture di energia e rafforzare il potere contrattuale dei Paesi acquirenti”.
“Le previsioni del Governo che presenteremo a giorni stimano una crescita intorno al 6% quest’anno, a fronte del 4,5% ipotizzato in primavera”. Lo annuncia il premier Mario Draghi dal palco di Confindustria. “La crescita che abbiamo davanti è un rimbalzo, in Italia è avvenuta una delle recessioni più profonde in Europa”. La ripresa deve essere “duratura e sostenibile”, aggiunge il premier, e “preservare buone relazioni industriali perchè assicurino equità pace sociale e produzione”. Per questo, “il Governo da parte sua non ha intenzione di aumentare le tasse. In questo momento i soldi si danno e non si prendono“, aggiunge Draghi.
Il premier accoglie con favore la proposta del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, di un patto sociale con i sindacati. “Le parole del presidente Bonomi possono far pensare che si possa cominciare a pensare a un patto sociale, economico produttivo del Paese. Io cerco di non usare la parola ‘patto’ ma l’espressione ‘prospettiva economica condivisa‘”, aggiunge il presidente del Consiglio, sottolineando che si tratta di “una prospettiva di sviluppo – vogliamo chiamarla ‘patto’ – che sarà a beneficio dei più deboli e delle prossime generazioni. Sono certo che sarà una pagina di cui l’Italia andrà fiera. Vorrei che la pagina che state scrivendo oggi con il vostro impegno fosse ricordata come un momento storico“. E l’assemblea degli industriali applaude a lungo alle parole del premier. Il senso, aggiunge Draghi, è che “bisogna mettersi seduti tutti insieme e cominciare a parlare di quello che si fa sui vari capitoli”.
Il premier raccoglie la suggestione, illustrata dal leader degli industriali Bonomi, che accosta la fase attuale al dopoguerra. “È quando l’intero quadro di riferimento politico, economico e sociale cambia che più occorre essere uniti per non aggiungere incertezza interna a quella esterna. Le buone relazioni industriali sono il pilastro di questa unità produttiva“. Draghi ammette “l’apparente somiglianza tra la situazione di oggi” e quella post-bellica, visto che in entrambi i casi “c’è stata una catastrofe e oggi come allora c’è una forte ripresa, come allora con dei tassi che abbiamo visto in Italia negli anni ’60 e negli anni ’50. Ma come mai si sono interrotti questi tassi di crescita, come mai nel 1970-71 il giocattolo si è rotto?”, si interroga Draghi. Ha certamente pesato il quadro internazionale, con fattori come “la grande inflazione, le due guerre”, la crisi energetica. “Però anche in quel quadro così difficile – aggiunge il premier – alcuni Paesi hanno affrontato gli anni ’70 con successo. Mentre una caratteristica che separa quei Paesi dall’Italia è stato proprio il sistema delle relazioni industriali. In quei Paesi sono state buone, da noi, sul finire degli anni ’60, si è assistito alla totale distruzione delle relazioni industriali“.
“Nel Consiglio dei ministri di oggi presenteremo il quadro del monitoraggio degli interventi del Pnrr previsti per l’ultimo trimestre del 2021. Dobbiamo mantenere la stessa ambizione e la stessa determinazione che abbiamo avuto negli scorsi mesi, soprattutto per quanto riguarda l’agenda di riforme”, specifica Draghi. Perché, ribadisce ancora una volta il premier, con il Pnrr è in gioco la credibilità dell’Italia. “Rappresenta un progetto decisivo per il futuro del nostro Paese. Dobbiamo assicurarci – dice il presidente del Consiglio – che i soldi stanziati per gli investimenti siano spesi bene, con onestà, senza infiltrazioni criminali; evitare i ritardi che hanno spesso rallentato o impedito l’uso dei fondi europei in Italia; cogliere l’opportunità per sciogliere i nodi strutturali che legano da anni il nostro Paese; e accompagnare le imprese in questa transizione, attraverso le riforme e gli investimenti. Ne va del nostro benessere economico, e della nostra credibilità di fronte prima di tutto agli italiani, in particolare ai giovani, e di fronte all’Europa“.
“È un elenco di cose un po’ arido. Ma certe volte per far funzionare una macchina bisogna fare delle cose banali, che non sono state fatte o sono state fatte male“. Cosi’ il premier Mario Draghi, nel corso del suo intervento all’Assemblea di Confindustria, a proposito delle riforme che consentiranno la realizzazione del Pnrr. Una migliore “efficienza del nostro sistema di autorizzazioni” è “assolutamente imprescindibile” per una politica sulle energie rinnovabili “certa, efficiente, adeguata”. Gli investimenti del Pnrr “riguardano l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, l’idrogeno” e “miglioriamo l’efficienza del nostro sistema di autorizzazioni, che non può impedire la realizzazione degli ambiziosi obiettivi sulle energie rinnovabili”, dice Draghi. Questo, sottolinea il presidente del Consiglio, “è un punto molto difficile che richiede partecipazione di tutti ma assolutamente imprescindibile se vogliamo praticare una politica sulle energie rinnovabili certa, efficiente, adeguata.
Questo perché, ricorda il premier, “la transizione ecologica non è una scelta ma una necessità. I cambiamenti climatici hanno già gravi conseguenze sulle nostre vite, il nostro pianeta e le nostre economie. Se non interveniamo subito, i loro effetti rischiano di peggiorare e diventare irreversibili”, continua Draghi. “Dobbiamo prendere misure ambiziose per ridurre le emissioni e contenere l’aumento della temperatura. Ma dobbiamo tenere conto della capacità di riconversione delle nostre strutture produttive. Lo Stato deve fare la sua parte nell’aiutare cittadini e imprese a sostenere i costi di questa trasformazione e prestare particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione“. Nello sforzo per un maggiore dispiegamento di fonti rinnovabili “investiamo nello sviluppo di capacità industriali, per esempio nei pannelli solari e nelle batterie, per ridurre la dipendenza dai produttori stranieri”.
Un tema, quello della dipendenza dai Paesi stranieri, che è reso evidente dalla crisi mondiale che riguarda i semiconduttori. “Dalla fine del 2020, la domanda di semiconduttori supera la capacità produttiva mondiale – ricorda Draghi -. L’aumento delle vendite di elettronica e la crescente incidenza di queste componenti nell’industria automobilistica hanno provocato gravi carenze che non sono destinate a attenuarsi. L’importanza dei semiconduttori aumenterà infatti con la digitalizzazione e la mobilità elettrica”. Per far fronte a questa situazione “il Governo ha in programma importanti investimenti nella filiera microelettronica. Proprio questo mese, il ministero dello Sviluppo Economico ha messo a disposizione fondi alle imprese del settore per oltre 700 milioni, a cui si aggiungono quelli del Pnrr. Siamo impegnati a sostenere la ricerca e ad attrarre investimenti sul settore, perché le innovazioni sui semiconduttori possano provenire anche dall’Italia e dall’Europa”.
Ma l’Italia, insiste Draghi, può ripartire in maniera stabile e duratura solo evitando altre chiusure causate da nuove ondate di coronavirus. “Per assicurare la sostenibilità della ripresa dobbiamo prima di tutto impedire che ci siano altre significative ondate di contagio. Il Governo sta agendo con la massima determinazione per evitare nuove chiusure. A oggi, oltre 41 milioni di italiani hanno completato il ciclo vaccinale, quasi il 77% della popolazione con più di 12 anni. E siamo vicini a raggiungere e poi superare l’obiettivo che c’eravamo posti, ovvero immunizzare entro fine settembrel’80% della popolazione vaccinabile“. E alla campagna vaccinale si accompagna l’uso del green pass, che per Draghi “è uno strumento di libertà e sicurezza, per difendere i cittadini e i lavoratori e tenere aperte le scuole e le attività economiche”.