Roma – El Alamein: un nome che riporta la mente a due importanti battaglie. La prima è datata 1° luglio – 27 luglio 1942, la seconda 23 ottobre – 4 novembre 1942.
La prima battagli di El Alamein. Nel luglio del 1942 l’Armata corazzata italo-tedesca comandata del feldmaresciallo Rommel – costituita dalla Panzerarmee Afrika tedesca (ridenominazione del Deutsches Afrika Korps) e da due corpi d’armata italiani dei quali uno di fanteria ed uno meccanizzato – dopo la grande vittoria di Gazala e aver costretto la guarnigione di Tobruk (forte di 33.000 uomini) alla capitolazione, era riuscita ad addentrarsi in Egitto, con l’obiettivo di troncare la vitale linea di rifornimenti britannica del canale di Suez , occupando i campi petroliferi del Medio Oriente.
La seconda battaglia di El Alamein si svolse tra il 23 ottobre e il 3 novembre 1942, durante la seconda guerra mondiale. A seguito della prima battaglia di El Alamein, che aveva bloccato l’avanzata delle forze dell’Asse comandate dal generale Erwin Rommel, il generale britannico Bernard Montgomery prese il comando dell’Ottava Armata britannica, fino ad allora comandata dal generale Neil Ritchie e, dopo il suo esonero, direttamente dal comandante in capo dello scacchiere Medio Oriente, generale Claude Auchinleck, nell’agosto 1942. Il successo britannico in questa battaglia segnò il punto di svolta nella Campagna del Nord Africa, che si concluderà nel maggio 1943 con la resa delle forze dell’Asse in Tunisia.
La battaglia di El Alamein provocò la morte di 13.500 inglesi, 17.000 italiani, 9.000 tedeschi e fu una delle più decisive della seconda guerra mondiale: scrisse la parola fine alla minaccia italo-tedesca sul canale di Suez, consegnando il dominio assoluto del Mediterraneo agli inglesi. Cancellando dallo scacchiere un intero fronte, in prospettiva aprì la strada al secondo fronte, ossia allo sbarco in Sicilia destinato a riportare gli alleati in Europa.
Gli ultimi a cedere a El Alamein furono i paracadutisti della Folgore. Abbarbicati al margine della depressione di El Qattara, avevano di fronte il 13° corpo d’armata che, secondo la versione inglese, doveva impegnarsi solo per dare vita a un falso scopo, mentre in realtà dovette combattere una delle più dure e logoranti battaglie locali di sfondamento dell’intero fronte. Gli uomini della Folgore resistettero per 13 giorni senza cedere un metro. Alla resa ebbero l’onore delle armi e il nome della loro divisione restò da allora leggendario.
La BBC inglese l’11 novembre, a battaglia conclusa, commentò: “i resti della divisione Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane”. Il primo ministro inglese Winston Churchill, all’indomani della battaglia, disse: “dobbiamo inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore”.
Un sacrificio ben sintetizzato dalle parole della Medaglia d’Oro, Ten. Col. Alberto Bechi Luserna: “fra sabbie non più deserte sono qui di presidio per l’eternità i ragazzi della Folgore, fior fiore di un popolo e di un esercito in armi. Caduti per un’idea, senza rimpianti, onorati dal ricordo dello stesso nemico”.