ROMA – “E’ stato stupendo”. Glielo mettono nero su bianco, come se qualcuno invece avesse avuto dei dubbi. Striscioni su striscioni, magliette, capellini, bandiere: in tribuna la marea colorata di giallo (il marchio di fabbrica inconfondibile, come quel 46) ha risposto presente. Ci sono tifosi da tutta Italia e da tutto il mondo. Hanno invitato pure una bambola gonfiabile stile Mugello ’97 a completare la collezione delle reliquie che raccontano 26 anni di gioie, feste, gag, giri celebrativi in pista, venti stagioni in MotoGp, 370 gare, 89 vittorie, 199 podi.
“Grazie Vale”. Chi ha condiviso un pezzo di vita e di storia, oggi non voleva e non poteva mancare. L’attesa è durata giorni e ora ci siamo: non si dica finalmente, la gara è finita. Valentino Rossi scende dalla moto e fa un inchino. E’ il suo palco e il sipario sta per chiudersi. Misano, circuito Marco Simoncelli. Per te, Valentino, le corse in Italia finiscono qua. Decimo posto in gara, “una gara decente”, scherza il Dottore, che ieri si era preso il lusso di partire ultimo nell’ultima. Il tifo è da stadio, i fotografi lo rincorrono in cerca dell’immagine copertina. Gli si fa incontro una Vespa gialla. Ah, se l’avesse inforcata e fosse andato via così. Lui va oltre, sale sugli pneumatici a bordo pista e si prende il tifo, una ventata potente che gli arriva in faccia e che sente tutta, pure se il casco – anche quello è dedicato alla sua gente – è ancora ben allacciato. Ma poi se lo toglie lo lancia alla folla insieme ai guanti. La fiera del ricordo è iniziata, sotto con il pezzo più pregiato.
L’hanno intitolato ‘Che storia’, questo momento di celebrazione. Semplice eppure emozionante.
I fumogeni gialli a colorare il cielo, i fuochi d’artificio. E pazienza se la gara dice che il vincitore è Marc Marquez – acerrimo rivale, fischiatissimo a ogni curva dal popolo giallo – se la caduta di Bagnaia spegne le sue speranze mondiali, con Rossi pronto ad abbracciarlo e consolarlo ai box. Pazienza se intanto il titolo di campione va a Quartararo, che subito ammette “non volevo vincere così”. Qui non c’è vittoria da celebrare, ma un vincente sì. Nove titoli mondiali in un corpo solo. Lo premiano il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, che gli consegnano un trofeo come “icona del Made in Italy nel mondo”.
Oggi finisce e non finisce. Perché le leggende continuano. E’ vero, “ci sono ancora due gare ma oggi è talmente bello che forse le ultime due non le faccio…”, dice Rossi quando gli piazzano il microfono in mano. Dicci come stai, noi stiamo sull’orlo delle lacrime. “E’ un’atmosfera fantastica. Grazie per il tifo, oggi e in tutti questi anni. Ho fatto anche una gara decente… Ce ne sono ancora due per sposarsi, no sfogarsi!”. E il lapsus è vero, dice proprio così il Dottore, che tra qualche mese diventerà papà con la fidanzata Francesca Sofia Novello incinta di una bambina.
La leggenda continua, come le corse. E lui per primo guarda oltre, mentre abbraccia Sofia, la mamma, il fratello Luca Marini, gli amici. ‘Fatelo anche voi’, sembra dire alla sua gente. “Abbiamo un sacco di piloti giovani italiani, continuate a seguire le gare e fate il tifo per loro”. Oggi finisce e non finisce. Com’è difficile dire che inizia l’era del dopo Valentino.