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Gli 89 anni di Topolino, alla Biblioteca Marucelliana di Firenze il primo numero

FIRENZE – Buon compleanno, Topolino! Il primo numero del mitico fumetto pubblicato in Italia ha compiuto 89 anni esattamente il 31 dicembre. È infatti il giorno di San Silvestro del 1932 quando escono le nuove strisce in formato giornale edite dal fiorentino Nerbini. Tre anni dopo, nel 1935, il settimanale viene acquistato da Mondadori, ma è dal capoluogo toscano che il personaggio Disney per eccellenza entra nelle abitudini di grandi e piccoli. E sarà Firenze a conservare quella prima copia pubblicata 89 anni fa e subito consegnata alla Biblioteca Marucelliana per deposito legale. Con un prezzo al pubblico di 20 centesimi di lire, le vignette a colori e le didascalie in rime (tutto frutto di autori italiani), il numero uno di Topolino è ancora un fiore all’occhiello dell’Istituto statale di via Cavour, che conserva tutte le uscite del fumetto fino al 1935, anno del passaggio all’editore lombardo. Nerbini prenderà a pubblicare le altre celebrità made in Usa, tra cui L’avventuroso, Flash Gordon e Mandrake, registrando tirature da capogiro. La Biblioteca fiorentina continua a essere il terminale ufficiale di queste nuove riviste, da subito diffusissime.

 

Uno spirito popolare non lontano dalle origini della stessa Marucelliana, edificata a metà del Settecento nel cuore di Firenze come ‘Bibliotheca pubblicae maxime pauperum utilitati’. Così recita il testamento dell’abate Francesco Marucelli, che nel 1703 decide di lasciare agli studiosi sprovvisti di mezzi non solo la sua libreria, conservata in via dei Condotti, a Roma, ma anche le risorse per costruirne la sede a Firenze, sua città natale, e comprarne gli arredi. Con il suo maestoso salone di lettura adornato dalle scaffalature in legno volute dallo stesso Marucelli, il 18 settembre del 1752 la Biblioteca viene finalmente aperta al pubblico. Il nucleo librario è costituito dai seimila volumi lasciati dall’abate, i cui argomenti spaziano attraverso tutte le discipline, a cui si aggiunge la collezione di Alessandro Marucelli, nipote di Francesco. A un altro rappresentante della famiglia, Francesco Di Ruberto, si deve invece uno dei fondi più importanti della Biblioteca, quello dedicato alle stampe e ai disegni, arrivato in Marucelliana nel 1783. “Nei due secoli e mezzo trascorsi dalla sua nascita, la Biblioteca ha mantenuto da un lato alcune caratteristiche proprie delle collezioni originarie e, dall’altro, si è differenziata e caratterizzata per alcune specifiche vocazioni.

Per quanto riguarda il patrimonio storico- spiega all’agenzia Dire Luca Bellingeri, direttore ad interim della Biblioteca fiorentina- sicuramente la parte più rilevante è costituita dal Fondo delle stampe e dei disegni, uno dei più importanti delle biblioteche italiane”. Nella ricchissima collezione, che conta circa 53mila stampe e 3.200 disegni databili tra il XV e il XIX secolo, spicca lo studio anatomico di un crocifisso di Raffaello, a cui la Biblioteca ha dedicato una mostra curata da Silvia Castelli, responsabile del Gabinetto Disegni e Stampe, e Piera Giovanna Tordella, professoressa di Storia, teoria e critica del disegno nell’Università degli Studi di Torino. Databile tra il 1504 e 1508, il preziosissimo foglio di Raffaello è stato analizzato con uno scanner a Raggi X grazie a una collaborazione con l’Istituto nazionale di Fisica nucleare. “La sfida- racconta Castelli- è far comprendere il possibile legame tra arte e scienza applicata ai beni artistici”.

Da Raffaello a Caravaggio, il cui ritratto più famoso – non fosse altro perché impresso nelle centomila lire – è contenuto in un taccuino che raccoglie i ritratti di pittori, scultori, letterati e scienziati eseguiti dal romano Ottavio Leoni agli inizi del Seicento. “Il solo ritratto del Caravaggio che possa dirsi fedele perchè eseguito se non dal vivo, almeno di stretta memoria“, ebbe a dire il critico Roberto Longhi, è conservato alla Marucelliana e ancora inserito nel volume originario insieme alle immagini di altri volti noti del tempo, tra cui un riconoscibilissimo Guercino e l’autoritratto dell’autore. Il carattere popolare della Marucelliana e il legame fortissimo con la città tornano ancora con il Fondo Arte industriale, aperto dal direttore Guido Biagi nel 1887. Sono gli anni in cui a Firenze nasce l’Istituto d’Arte, che viene separato dall’Accademia di Belle arti per sottolineare l’importanza della formazione per coloro che si dedicano ai mestieri dell’arte. Per permettere a tutti l’accesso alla consultazione e allo studio, la Marucelliana resta aperta anche la sera, quando si riempie di artigiani, artisti e operai che arrivano per imparare le tecniche decorative. Lo fanno grazie a una serie di pubblicazioni che la Biblioteca fa arrivare da tutta Europa con i repertori dei modelli per le decorazioni dei palazzi, degli appartamenti e anche degli arredi. Volumi di grandi dimensioni riportano le mode del momento, con lo stile orientale e moresco a riempire interi manuali, così come le giapponeserie e il Liberty. Tra arte del disegno, tecniche fotografiche, lavorazione del legno, del marmo, del vetro, dei metalli e del settore tessile, la raccolta – che si chiude intorno agli anni Trenta del Novecento – comprende ottomila titoli, oggi tutti consultabili nel catalogo in linea.

“Già dalla metà dell’Ottocento la preoccupazione costante dei vari direttori è quella di destinare questa Biblioteca ai giovani studiosi”, spiega Bellingeri. Oltre alla creazione del Fondo di Arte industriale, a rafforzare questa attenzione particolare è anche l’arrivo, nel 1910, del deposito legale, che permette alla Marucelliana di conservare tutte le pubblicazioni della provincia di Firenze. E siccome “in quegli anni la vita culturale e intellettuale fiorentina è particolarmente vivace”, in Biblioteca arrivano anche le raccolte delle principali riviste culturali di fine Ottocento e inizio Novecento come La Voce e Lacerba, fino ad arrivare alle esperienze degli anni Trenta, con Il Selvaggio. Non solo titoli di carattere letterario, però, perché Firenze diventa il centro propulsore dei fumetti made in Usa, regalando alla Marucelliana una collezione ricchissima.

Tra questi, il 31 dicembre del 1932, arriva anche un giovanissimo Topolino. Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE, il progetto è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari (https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia). (www.dire.it)

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