Editoriale – L’immaginazione è una delle più straordinarie qualità dell’essere umano. Ci guida in tutte le fasi della nostra esistenza a prescindere da quanto tempo abbiamo a disposizione. La nostra fantasia può renderci invulnerabili, ci porta a visitare posti mai visti fino a farci provare emozioni che possono essere distorte se riportate in un piano di realtà.
È nella natura umana essere egoisti, cercando sempre quel qualcosa improntata a soddisfare i nostri bisogni. È proprio per questo motivo che si ha l’innata tendenza a creare impressioni sui nostri simili, senza concentrarsi sui propri parametri di accesso alla realtà basati dall’esperienza e senza un’accurata analisi conscia di ciò che si fa. Tutto questo si può racchiudere in una singola parola: “stereotipo”.
Il giornalista W. Lippman introdusse tale termine, operando una netta distinzione tra il mondo reale e quello pro-determinato dallo stereotipo. Un derivato di immagini radicate in noi, svolgente una doppia funzione: individuale (un aiuto nella struttura cognitiva); sociale (per il gruppo). Divenendo una sorta di strategia tendente a semplificare verità da ricercare attraverso il ragionamento, portando il Dott. Brown a definirlo “una scorciatoia mentale”.
Lo stereotipo è una barriera cerebrale molto subdola, punta ad essere simile all’interno di un determinato sfondo culturale, esercitando un’omogeneizzazione a livello sociale. Rende sterile la comprensione della realtà, facendoci rinunciare allo sforzo di cogliere alcune sfumature della vita, limitando le nostre possibilità di crescita. Riesce ad attivare il meccanismo psico-sociale della “profezia che si avvera”, rappresentando una persona in base alle caratteristiche che rinforzano condizioni contestuali di piena conferma della struttura stereotipale. Inoltre gli studi sulla memoria ci rivelano come tendiamo a ricordare meglio episodi che confermano le nostre credenze, andando a rafforzare in maniera incisiva quello che è il nucleo cognitivo del pregiudizio. Lo stereotipo svolge la sua completa funzione quando arriva a giustificare la nostra condotta in relazione ad una determinata categoria, arrivando così al suo obbiettivo principe e cioè discriminare.
Viviamo una vita immersa negli stereotipi, come schiavi trascinati da fruste che flagellano le nostre menti ormai così circoscritte. Probabilmente non ci sarà mai una soluzione, come un cane che disperatamente cerca di mordersi la coda. L’unica cosa che ci rimane da fare è aggrapparci alla nostra coscienza e lasciarci guidare da essa. Ricordiamoci sempre di accendere la luce quando il buio sovrasta ciò che ci circonda.