In occasione della ripartenza del Progetto Atelier INDIpendenza abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con la stilista per l’alta moda e costumista per cinema e teatro Rosanna Calcagnile, fondatrice e titolare della prestigiosa Calcagnile Academy a Lecce, l’Accademia salentina della moda, che ospita il progetto del Gruppo Umana Solidarietà (Gus). I beneficiari dell’ Ong hanno, così, la possibilità di apprendere i segreti dell’arte della sartoria all’interno di un polo didattico rinomato nel Salento ed oltre, che ospita studenti provenienti da tutto il mondo, avendo accesso ad una formazione completa e orientata al mercato del lavoro. Parlando con Rosanna Calcagnile emergono i tratti di una persona determinata che trasuda passione per il proprio lavoro, sempre pronta ad una commistione ed uno scambio con gli studenti finalizzato a vivere, sentire e riversare, come un fiume in piena, i sentimenti nei prodotti realizzati. Perché, come dice lei, a guardarla da vicino la moda altro non è che “uno stato tra la mente e le emozioni”.
Partiamo con la presentazione dell’Accademia. Quando è nata e che fine persegue?
L’Accademia nasce nel 1984 dalla ferma volontà di valorizzare le eccellenze del territorio, convinti che il sud possa divenire un punto di riferimento per il settore della moda e colmare, così, il divario tra settentrione e meridione. Al contempo persegue la mission di creare professionalità altamente qualificate pronte a soddisfare le aziende che necessitano di profili specialistici nel settore dell’abbigliamento.
Con il passare del tempo l’Accademia è divenuta sempre più un laboratorio permanente. Ha assunto diverse forme. Tra le altre si è declinata in un’associazione culturale no profit, con sede anche a Parigi, che amplia le attività dell’Accademia attraverso seminari, défilé, eventi e borse di studio al fine di promuovere e dare la giusta visibilità allo studente che intende affermarsi nel mondo del lavoro. Convinti del necessario parallelismo tra teoria e pratica proprio in questi giorni, ad esempio, gli studenti del corso di costume e fashion design, stanno vivendo l’esperienza sul set cinematografico nel docufilm “la Città dei Santi di carta” con la regia di Pascal Pezzuto.
Nel corso degli anni, inoltre, in maniera quasi naturale l’Accademia ha catalizzato importanti partnership. Per citarne alcune: vanta un “Patto di collaborazione” con il Museo Castromediano di Lecce, è partner in residenza con il Museo Niksic in Montenegro, è “Partner Strategico” del corso in Filosofia dell’Università del Salento.
Come definirebbe l’Accademia?
Per dare una definizione completa ed esprimere al meglio il concetto di Accademia mi servo spesso di termini tecnici, usati in sequenza pratica in sartoria per la confezione di un abito. La definirei, quindi, un luogo in cui si vestono le idee, nascono, crescono talenti e si affermano coloro che amano il mondo della moda, del cinema e del teatro. Alcuni critici d’Arte, devo dire che la cosa mi inorgoglisce, l’hanno definita scuola di pensiero attribuendole la capacità di guardare al territorio come laboratorio aperto e in continuo divenire che forgia nuovi talenti ambasciatori del sapere e della bellezza in Italia ed oltre.
Il grande merito va ai docenti che mi pregio di avere al mio fianco, alcuni dei quali ex allievi, oggi cultori della moda e del costume che, ascoltando le aspirazioni dello studente, lo aiutano a rafforzare il concetto di autostima e a vivere e sentire la moda in modo del tutto personale.
Come si strutturano i corsi?
I nostri studenti, al pari dei beneficiari del progetto Atelier del Gus, non fanno test attitudinali d’ingresso. L’unico presupposto è essere mossi da una forte passione. Ci proponiamo, quindi, un periodo di prova durante il quale avviene l’orientamento. Fondamentale ed imprescindibile punto di partenza è l’ascolto dello studente. Ogni corso ha un piano di studi ma riesce a divenire modellabile sulla base delle inclinazioni degli allievi. Ogni argomento trattato non è un universo a sé stante ma fa parte di un insieme, è fondato sull’interazione con le altre materie che danno vita ad un percorso completo in cui la parte tecnica ed artistica vanno di pari passo.
E per quanto riguarda, in particolare, il Progetto Atelier del Gus?
Ai beneficiari del Progetto Atelier è stata fornita la stessa formazione che garantiamo a tutti i nostri studenti, in maniera rafforzata dal punto di vista emotivo e sociale. I giovani migranti si approcciano con passione ed entusiasmo, si misurano, si affezionano e regalano soddisfazioni. Il nostro metodo è stato ed è omnicomprensivo, partendo dall’ascolto delle loro inclinazioni li vediamo crescere ed arricchirsi. L’accoglienza, l’umiltà e il rispetto reciproco fondano l’interscambio che avviene con gli studenti beneficiari del Progetto. Noi amiamo contaminare e far dialogare le culture e, nel corso di sartoria nell’ambito del Progetto Atelier, abbiamo visto come i beneficiari abbiano trasfuso la loro identità, le loro culture di provenienza dando vita a prodotti unici ed originali. Abbiamo, peraltro, inserito all’Interno dello showroom virtuale di Calcagnile Academy i lavori dei ragazzi del Gus che tutt’oggi proseguono il percorso formativo e la testimonianza lavorativa e affettiva di Yusuf. In questo modo, valicando i confini spaziali, vogliamo dare la possibilità di vendere i prodotti realizzati affinché il corso possa configurarsi concretamente come l’accesso al mercato del lavoro.
La Calcagnile Academy si propone la realizzazione di una moda sostenibile, in contrapposizione al fast fashion tipico dei nostri tempi. Ci racconta in cosa si concretizza?
L’incessante studio e ricerca che anima il nostro lavoro ci ha condotti all’elaborazione di un tessuto plasmato nelle forme interamente biodegradabile realizzato con l’ausilio di licheni stabilizzati. Una giovane designer, Raffaella Baldassarre, ha dato vita a “Eco Capsule 2050”: una collezione di abiti e impermeabili interamente realizzati in tessuto biodegradabile, premiata durante la Fashion Week di Dubai. Abbiamo, inoltre, concretizzato il progetto “Chiome “di Roberta Apos realizzando abiti Corteccia, un tutt’uno con la natura a favore della responsabilità sociale manifesto della sostenibilità. La moda diventa, infatti, autentica se indossa il peso delle storie che si incide addosso ed è in questa ottica, in cui la dimensione umana fa da padrona, che creiamo manufatti che mettono al centro l’ambiente. Siamo, per questo, gli unici del Salento riconosciuti nella mappa del Fashion Revolution. Anche all’interno del Progetto Atelier abbiamo messo a disposizione l’innovativo tessuto per la realizzazione di stuoie biodegradabili. Il percorso con i beneficiari non si arresta, infatti, al semplice aspetto nozionistico ma aspira a trasmettere valori, tra questi l’imprescindibile rispetto per l’ambiente.