ROMA – L’amministrazione della repubblica non riconosciuta della Transnistria, nel sud-est della Moldavia, ha smentito le voci riguardo un’imminente mobilitazione militare della popolazione civile dopo le denunce di una serie di attacchi sul suo territorio, mentre media moldavi rilanciano la notizia di un incontro fra le autorità dell’entità separatista e quelle del governo di Chisinau.
Il contesto è quello dei timori di un possibile allargamento del conflitto in corso in Ucraina nel territorio conteso moldavo, sostenuto dalla Russia e sede, secondo diversi report, di circa 1.500 soldati di Mosca con funzioni di peacekeeping.
Nell’ultima settimana il ministero degli Interni di Tiraspol ha denunciato almeno quattro diversi episodi di aggressione sul suo territorio, fra i quali il lancio di una granata contro la sede del dicastero nel capoluogo dell’entità separatista e l’abbattimento di un centro di trasmissione radiofonica di emittenti russe.
Secondo il leader della Transnistria, Vadim Krasnoselsky, citato dal quotidiano moldavo in lingua russa Newsmaker, le indagini preliminari sugli attacchi “portano in Ucraina”. Per il governo ucraino al contrario, le aggressioni sono “provocazioni pianificate dai servizi di Mosca“.
Nonostante l’allusione al possibile ruolo ucraino negli attacchi, Krasnoselsky, riferisce la testata Journal, ha smentito le voci sul fatto che “l’allerta rossa per attacchi terroristici” emessa in settimana dalla sua amministrazione comporti “il divieto agli uomini in età militare di lasciare il Paese e la mobilitazione generale”.
Nel frattempo fonti della presidenza della repubblica moldava hanno confermato a Newsmaker l’incontro tra una delegazione del governo di Chisinau guidata dal vice primo ministro per il reintegro Oleg Serebrian, con Krasnoselsky, al fine di discutere della sicurezza nella regione. Non sono stati diffusi ulteriori dettagli sul colloquio. (www.dire.it)