“Palcoscenico Italia”, il reportage di Gianni Nava: scatti iconici in un meraviglioso scenario italiano
Palcoscenico Italia è un progetto basato principalmente su due elementi: le persone, come comparse fuggenti in un fermo immagine della vita quotidiana, ed il palcoscenico del meraviglioso “teatro” Italia, a volte conforme, in altre in contrapposizione, ma sempre impeccabile come un abito di scena. Con queste parole il fotografo Gianni Nava ci descrive il suo nuovo progetto di reportage in cui la vita si manifesta allo spettatore nella forma di una tetralità quotidiana.
Gianni è nato a Monza e come fotografo professionista ha trent’anni di attività alle spalle. Durante la sua lunga carriera ha realizzato reportage in Italia e all’estero e ha lavorato come fotografo ufficiale sportivo nel calcio, formula uno, rugby, ciclismo, mentre nel 2020 ha collaborato al Documentario Covid con il regista Popi Bonnici. Oggi lavora nel suo atelier di ritatto, in cui si dedica alla fotografia di neonati, gravidanza, bambini, adulti, fashion, glamour, boudoir e famiglie, svolgendo anche lavori per campagne pubblicitarie di fashion e moda.
Tra le collaborazioni più prestigiose, e forse più importanti per la sua svolta artistica, c’è quella per il Corriere della Sera Magazine in cui ha immortalato i più importanti personaggi della cultura e dello spettacolo. Proprio da questo momento per Gianni c’è un cambio di rotta che l’ha portato a dedicarsi alla ritrattistica, per la quale ha ottenuto svariati riconoscimenti nel corso degli anni. Tra i principali, è stato vincitore del contest internazionale Awards nella categoria ritratti, e ha ottenuto la menzione d’onore nel 2019 e nel 2022 all’Awards International Photography.
All’interno di questo percorso professionale prende forma il progetto fotografico Palcoscenico Italia al quale Gianni si sta dedicando oggi. Un lavoro “senza tempo e scadenza”, come lui lo ha definito è che è composto da immagini di puro reportage in bianco e nero, in cui ogni scatto rappresenta una tappa essenziale del progetto artistico e della narrazione visiva che restituisce tutte le sfumature della realtà.
Lo sfondo privilegiato è l’Italia con le sue meraviglie paesaggistiche e urbane, e la gente che la abita. L’obiettivo è quello di comunicare in modo efficace e mostrare la quotidianità più semplice, quella che si palesa ogni giorno davanti ai nostri occhi: turisti spensierati, sacerdoti solitari e assorti, anziani che scambiano due chiacchiere al tepore del sole, una passeggiata in bici, o ancora, le spettacolari maschere veneziane.
Ogni elemento è come il tassello fondamentale di un mosaico che va a delineare i tratti della vita di tutti i giorni, in un’Italia che fa da sfondo con la sua eterna bellezza. Il risultato è un coro articolato di immagini e percezioni in cui il fotografo esprime la sua idea fotografica, con scatti poetici incastonati in “teatri”sempre diversi.
Le immagini, ben realizzate nella loro composizione d’insieme, sono in grado di arrivare senza filtri al cuore dell’osservatore. Ritrarre persone reali, cercare storie autentiche e nuovi palcoscenici, mostrare il passaggio, la transitorietà, l’effetto della vita che scorre attimo dopo attimo, è il senso di questo progetto fotografico. Il monocromatico crea quel suggestivo effetto senza tempo che contribuisce a rendere gli scatti delle vere e proprie immagini iconiche, autentiche e di grande impatto visivo.
Conosciamo Gianni Nava per scoprire di più sul suo reportage Palcoscenico Italia.
Ciao Gianni e complimenti per la tua attività fotografica che ormai svolgi con grande professionalità e passione da moltissimo tempo. Nel corso degli anni hai ricevuto molti riconoscimenti, quale ti ha dato più soddisfazione?
“Ogni riconoscimento è sempre una grandissima soddisfazione e soprattutto un preziosissimo premio allo studio/ricerca necessari per il raggiungimento di risultati importanti. A volerne scegliere uno fra i tanti, sicuramente il primo, perché inaspettato”.
Hai lavorato come fotografo in moltissimi campi, sportivo, ritratti, inviato fotoreporter e documentarista. Quale è il genere che fra questi senti più tuo?
“Sicuramente il fotoreporter, perché comunque continuo a farlo, anche mentre realizzo ritratti, perché realizzare ritratti significa captare l’essenza della persona da ritrarre, elaborarla secondo la propria interpretazione e sensibilità, e restituirla attraverso la fotografia; quindi ritrarre non è mai solamente mettere in posa una persona, senza aver prima veramente colto tutte le sfumature della stessa”.
Palcoscenico Italia: raccontaci di questo tuo progetto e quale è il filo conduttore degli scatti che hai realizzato.
“Palcoscenico Italia è un progetto fotografico basato su due elementi: le persone, come comparse fuggenti in un fermo immagine della vita quotidiana, ed il palcoscenico del meraviglioso “teatro” Italia, a volte conforme, in altre, in contrapposizione, ma sempre comunque impeccabile come un abito di scena”.
Nelle tue foto le persone sono “comparse fuggenti” in un fermo immagine della vita, come tu hai affermato: quale significato ha questa espressione nella tua idea di fotografia della realtà quotidiana?
“Le fotografie di questo progetto mirano a “bloccare”, in un fermo immagine, degli attimi, che io reputo irripetibili e particolari, di vita quotidiana di persone; i protagonisti di queste immagini sono come comparse, in quanto non avviene da parte mia una selezione preventiva del soggetto da fotografare, bensì sono le loro stesse azioni, particolarità o circostanze ad ispirare i miei scatti, il tutto in una frazione di secondo”.
L’Italia è il “palcoscenico” dove realizzi i tuoi scatti: c’è un luogo in particolare che preferisci o che ti ha ispirato di più?
“Considerando l’Italia come il più bel palcoscenico del mondo, reputo che sia, grazie soprattutto alle sue diversificazioni, anche il “raccoglitore” più adeguato ad ospitare le svariate scene degli attori che lo calcano. Dire di preferire un luogo anziché un altro, sarebbe ingiusto, poiché di volta in volta la mia scelta dei luoghi è dettata dalla convinzione che essi sapranno offrirmi il contenuto che desidero cogliere”.
Le figure da te immortalate sono eterogenee fra loro: dai turisti spensierati alle figure solitarie e assorte, dai ragazzi alle persone più anziane. Come scegli il soggetto da ritrarre?
“In questo progetto, la mia scelta non ricade mai solo sul soggetto, ma scaturisce dalla particolarità del binomio soggetto-azione, che cattura la mia attenzione, invitandomi a coglierne l’essenza”.
I tuoi scatti in bianco e nero hanno una precisa composizione dell’immagine: quali sono le complessità di lavorare con il monocromatico?
“Ho scelto di scattare in bianco e nero, ritenendola una comunicazione più diretta, efficace, intima e meno distrattiva rispetto a quella che sarebbe stata, se avessi usato il colore. Inoltre, ho prestato molta attenzione nel realizzare immagini equilibrate, senza perdere la profondità dell’immagine. La complessità del bianco e nero consiste nel trasmettere la forza dell’immagine, senza l’utilizzo del colore”.
Quando puoi dirti soddisfatto di uno scatto e quali sono i tuoi “codici narrativi”?
“Mi ritengo soddisfatto di uno scatto quando l’immagine ha tutti gli elementi necessari per raccontare, e raccontarsi, fornendo risposte ancor prima di ricevere domande. Utilizzo un linguaggio visivo coerente nel raccontare, attraverso le immagini, storie, con rispettive voci, rumori, silenzi, profumi, e tutte le essenze non visive. Prediligo rappresentare comunicazioni emozionali positive”.