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Giornata mondiale menopausa, The Lancet: “Sintomi pesanti nel 75% delle donne, ma c’è silenzio”

ROMA – Stigma, imbarazzo, mancanza di consapevolezza pubblica, cattiva informazione e scarsa comunicazione sulle terapie da seguire. È questo il contesto in cui si muovono le donne che vivono ‘nel buio’ l’esperienza della menopausa, una parte naturale dell’invecchiamento che riguarda il 50% della popolazione. Oggi ricorre la giornata mondiale della menopausa, un modo per accendere un po’ di luce sui sintomi e le terapie che possano aiutare le donne a prepararsi meglio in questa fase.
La menopausa rappresenta la fine dei cicli mestruali di una donna e di solito si verifica in un arco temporale che può andare dai 45 ai 55 anni, sebbene possa verificarsi anche prima. Una minoranza di donne, circa l’8-10% secondo l’Iss, entra in menopausa prima dei 45 anni per diverse cause legate a disfunzioni dell’attività ovarica, malattie o particolari cure mediche.
La rivista The Lancet ha denunciato, nel suo numero di giugno, il silenzio e lo stato di abbandono che caratterizzano questa fase della vita delle donne in molte società e nei loro sistemi sanitari. “Si stima che i sintomi tra cui vampate di calore, mestruazioni irregolari, sudorazione notturna, riduzione del desiderio sessuale, disturbi dell’umore e ansia, scarso rendimento cognitivo e problemi di sonno colpiscano oltre il 75% delle donne. Sebbene solo un quarto di queste presenti sintomi gravi- spiegano gli studiosi- che di solito sono temporanei, l’impatto fisico, emotivo e psicologico sulla qualità della vita, delle relazioni e del lavoro può essere enorme”.
Un sondaggio del Regno Unito riportato da The Lancet, e condotto dalla Fawcett Society su oltre 4.000 donne in perimenopausa e menopausa, rivela anche che “quasi la metà (45%) delle donne non ha mai parlato con il proprio medico di base dei propri sintomi, mentre il 31% ha affermato di aver richiesto più appuntamenti con il proprio medico prima che le siano stati correttamente diagnosticati”.
La menopausa incide negativamente sulle carriere. La Fawcett Society riporta che una donna su dieci ha lasciato il lavoro a causa della menopausa. Eppure, le donne in età menopausale danno un enorme contributo alla forza lavoro, rappresentando quasi il 50% del lavoro retribuito in alcuni paesi e circa il 70% del lavoro non retribuito.

Lo stesso sondaggio, riportato da The Lancet, accende una luce sull’assenza di indicazioni chiare sulle terapie: “Solo il 39% delle donne ha affermato di aver ricevuto immediatamente una terapia ormonale sostitutiva (TOS) nel momento in cui il medico di famiglia o l’infermiere hanno saputo che stava attraversando la menopausa”.
Come mai una percentuale così bassa? “Nel Regno Unito- spiega la rivista scientifica- secondo la guida NICE la terapia ormonale sostitutiva dovrebbe essere il primo trattamento offerto ma, a seguito di una discussione sui rischi e sui benefici, non viene sempre seguita. Molte donne non sono in grado di ricevere le cure di cui hanno bisogno a causa della scarsità di forniture. Altre sono preoccupate per gli eventi avversi associati alla terapia ormonale sostitutiva e sono riluttanti ad assumere farmaci”.
La mancanza di opzioni terapeutiche per i sintomi della menopausa “rischia di portare le pazienti nelle mani di un’industria del benessere che difficilmente sarà guidata dalla scienza- denuncia ancora The Lancet- utilizzando prodotti che non sono basati sull’evidenza”.
Una dichiarazione congiunta della British Menopause Society, del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists e della Society for Endocrinology, pubblicata lo scorso 10 giugno, ha sottolineato invece la necessità di applicare un approccio olistico e individualizzato alle donne in menopausa in modo che possano prendere decisioni informate sul trattamento e la cura. “La sensibilizzazione e l’educazione sono vitali per normalizzare la menopausa e consentire alle donne di ottenere il sostegno di cui hanno bisogno- hanno concluso società sicentifiche- Gli operatori sanitari dovrebbero avere una formazione obbligatoria sulla menopausa per garantire che vengano seguite le migliori pratiche. I luoghi di lavoro devono creare una cultura aperta, inclusiva e solidale riguardo alla menopausa. Orari flessibili, controllo della temperatura, acqua fredda e manager addestrati ad avere conversazioni delicate sul lavoro con dignità e rispetto possono fare una grande differenza”. (www.dire.it)

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