ROMA – Mito, precursore, ispirazione per molti. Anche per uno come Morgan, che con la musica mantiene una relazione lunga e duratura. Descrivere Franco Battiato sarebbe difficile per chiunque. La sua musica e la sua influenza è ancora oggi forte come un tempo, nonostante il cantautore ci abbia lasciato il 18 maggio 2021. Ora a raccontarlo è un film documentario con la regia di Marco Spagnoli.
Arriva al cinema (grazie alla distribuzione theatrical di qualità firmata Altre Storie e RS Productions) per una settimana soltanto – dal 28 novembre al 4 dicembre – ‘Franco Battiato – La voce del padrone’. Tra i protagonisti anche l’ex Bluvertigo, che con il maestro ha instaurato una lunga amicizia e una stabile collaborazione. Il cantautore ha conosciuto Battiato di persona nel 1995 ma, come spiega lui stesso, l’autore l’ha “nutrito sin da bambino”.
MORGAN: “A 8 ANNI IL PRIMO DISCO DI BATTIATO”
E l’amore per l’artista è nato proprio da ‘La voce del padrone’, punto di partenza del racconto in una vera e propria celebrazione del 40esimo anniversario dalla sua uscita: “Mio padre- racconta- mi ha comprato quel disco quando avevo 8 anni, lo aveva preso da un vu cumprà. Non era originale, lo abbiamo preso poi originale. Abbiamo preso la cassetta, il vinile, il cd e tutte le varie versioni”.
A Milano, poi, l’incontro, e l’inizio di un’amicizia e una collaborazione duratura, tra studio di registrazione e serate a casa davanti a un film. Nel 1998 l’uscita di ‘Gommalacca’, ventunesimo album di Battiato in cui Morgan è musicista. “Battiato era molto originale- dice Morgan- con coraggio faceva cose strane, che non erano per forza dettate dalla moda”. E guardava sempre avanti: “Dava ascolto a quello che era di successo, lo trasformava e lo metteva in quelle che erano le sue basi, le sue certezze e i suoi gusti”.
COSA ‘RUBARE’ A BATTIATO?
Le qualità più grandi? “Coraggio, libertà e fantasia”. Da una qualsiasi riflessione, il cantautore siciliano faceva nascere l’arte: “L’Italia di oggi non coglie le idee– spiega Morgan- non è tanto che la musica non è bella, vige la paura delle idee. Siamo capaci di frenarle e non metterle in pratica. La musica e il cinema di conseguenza non hanno idee. Questo è un film del cuore, le idee, se seguono il cuore, va bene ma non mi sembra che ci siano tanti altri esempi, soprattutto nella musica, nel mio campo. Sono tutti impauriti e il risultato è il piattume. Si ha paura della musica. Questo bisogna imparare da Battiato: coraggio, libertà e fantasia”. E di una cosa è certo: “La passione che io sento e che lui aveva è quella che probabilmente molti altri non hanno o non riescono a mantenere. A 50 anni faceva i dischi con una freschezza che non vedo molto oggi. Era un’esplosione di creatività in un recinto che si era costruito”.
IL FILM UN VIAGGIO MUSICALE E FISICO RACCONTATO DALL’AMICO E PRODUTTORE STEFANO SENARDI
‘Franco Battiato – La voce del padrone’ è il racconto di questa natura duplice dell’artista: schivo ma socievole, ironico e riflessivo. Il risultato è un viaggio musicale ma anche fisico, quello che Stefano Senardi, amico, discografico dell’artista e autore della pellicola, fa da nord a sud: da Milano e fino a Milo, in Sicilia, dove è morto.
Senardi, moderno Virgilio per usare una metafora dantesca, ci conduce in una serie di testimonianze di persone e musicisti che hanno incrociato il loro lavoro con quello dell’artista siciliano. Oltre allo stesso Morgan, Mara Maionchi, Alice, Carmen Consoli, Alberto Radius, Nanni Moretti, Willem, Dafoe, Oliviero Toscani e Vincenzo Mollica, Caterina Caselli, Eugenio Finardi e Andrea Scanzi. Solo per citarne alcuni.
LEGGI ANCHE: La vita di Battiato al cinema con il docu “La voce del padrone”
“È stato un sogno per me questo viaggio- ammette Senardi- perché con Marco (Spagnoli, ndr) non abbiamo scritto molto, sono andato dove mi ha portato il cuore”.
Ultima tappa la casa di Battiato a Milo: “Quando mi sono avvicinato alla Sicilia, in quella casa che ho vissuto anche io avevo un po’ di paura. Quando sono arrivato, però, ho trovato un senso di normalità, mi sono sentito a casa come quando torni dopo due mesi che sei in giro per il mondo. Ho trovato anche il coraggio di entrare nella camera dove Franco se ne è andato. Ho provato una sensazione, di nuovo, di assoluta normalità. È stato un momento straordinario”.
E conclude: “Parlare di Franco con Morgan e con gli altri è stato per me molto importante, è fondamentale preservare e tutelare l’eredità di un’artista così”. (www.dire.it)