ROMA _ Da ministro dell’Interno, a cominciare dal Consiglio straordinario dell’Unione europea del 25 novembre sui flussi migratori, «ho cercato di lanciare un messaggio chiaro ai colleghi europei sull’esigenza di soluzioni strutturali di lungo periodo che vanno cercate nella dimensione esterna, rafforzando la collaborazione con principali Paesi di origine e di transito». La chiave per il successo di questo tipo di strategia è che «l’Europa agisca come soggetto geopolitico coeso e consapevole che in certi quadranti geografici è necessario intervenire direttamente insieme ai Paesi terzi sul loro territorio».
Lo ha detto oggi pomeriggio il titolare del Viminale Matteo Piantedosi intervenendo presso la Libera Università degli studi sociali (Luiss) Guido Carli, a Roma, al convegno “Italia, Niger, Europa, Africa. Due continenti. Un unico destino”, organizzato dalla Fondazione Med-Or.
Il rafforzamento delle politiche comuni di cooperazione, ha spiegato il ministro, passa per il sostegno allo sviluppo in particolare dei Paesi nordafricani e di quelli che hanno un ruolo chiave nelle politiche migratorie come il Niger, «da anni cruciale in questo ambito, soprattutto attraverso i centri di transito d’emergenza per migranti presenti sul suo territorio», anche con accordi bilaterali e fondi nazionali, attraverso i quali, come Paese, insieme con partner partner del volontariato sociale, «abbiamo ritenuto prioritario contribuire alla creazione di posti di lavoro collegati all’uso ottimale delle risorse idriche e alla raccolta e riciclo dei rifiuti».
In parallelo, c’è «un’altra iniziativa che abbiamo portato avanti negli ultimi anni e che ritengo importante valorizzare anche nella prospettiva di una possibile cornice europea», ovvero i programmi di ingresso legale verso i Paesi occidentali delle persone più vulnerabili.
«Sto parlando delle evacuazioni/corridoi umanitari effettuati in collaborazione con UNHCR, OIM e partner del settore religioso/privato sociale, che hanno permesso di trasferire in Italia più di 1.000 persone provenienti dai centri libici, direttamente dalla stessa Libia o attraverso il Niger e altre 4.000 da Libano, Niger ed Etiopia», ha spiegato il ministro, citando anche le azioni messe in campo per la protezione di miganti e rifugiati attraverso il Programma regionale di sviluppo e protezione per il Nord Africa che l’Italia coordina come capofila di un consorzio di 14 Stati europei, nell’ambito del quale proprio in Niger «sono stati realizzati numerosi progetti approvati dalla Commissione europea per rinforzare il sistema locale di asilo e le attività di contrasto alla tratta».
Senza dimenticare che «le dinamiche migratorie illegali vanno inevitabilmente ad alimentare circuiti criminali che minano il quadro di sicurezza e di controllo del territorio di questi Paesi», ma anche ricordando le grandi potenzialità di sviluppo del continente africano, citate aprendo il suo intervento, il ministro ha ribadito la convinzione che sia necessario lavorare a «un dialogo politico ad ampio spettro con i Paesi africani, includendo tanto gli aspetti migratori quanto i progetti per lo sviluppo».
In questo quadro è necessario che l’Europa agisca «come soggetto geopolitico coeso», assumendosi «la responsabilità di essere il motore di un piano di sostegno globale all’Africa, da concertare con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e l’Organizzazione Internazionale delle migrazioni, che abbia alcuni precisi obiettivi: sviluppare un programma di sostegno allo sviluppo dei Paesi terzi; sostenere la crescita di forme di economia alternativa al favoreggiamento del traffico di migranti; creare le condizioni per una gestione “in loco” dei rifugiati, coerente con gli standard internazionali; prevedere percorsi strutturati di trasferimento diretto in Europa di soggetti vulnerabili, sul modello dei corridoi umanitari avviati dall’Italia».
Al convegno, aperto dall’indirizzo di saluto del direttore generale dell’ateneo Giovanni Lo Storto, intervenuto in vece del rettore Andrea Prencipe, sono intervenuti anche il Presidente della Repubblica del Niger Mohamed Bazoum, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il presidente della Fondazione Med-Or Marco Minniti. Presente, anche il capo della Polizia-direttore generale della Pubblica Sicurezza Lamberto Giannini.