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Renato Zero: lo chansonnier dalle grandi capacità istrioniche

Renato Fiacchini in arte Renato Zero, nasce a Roma il 30 settembre del 1950. Renato trascorre l’infanzia in via Ripetta, mentre l’adolescenza nel quartiere della Montagnola. Nasce artisticamente negli anni ’60, anni in cui era alla ricerca di una identità sessuale. Renato cresce osservando quella libertà ubriaca di parate e di bandiere. Di quella libertà che non si respira mai, pagando i propri debiti attraverso i cieli limpidi. Solo dopo, negli anni settanta, scopre il suo personaggio fatto di cipria e paillettes. La maschera dietro la maschera. Un personaggio provocatorio e alternativo. Lui è il Re dei sorcini o degli zerofolli, come sono chiamati i suoi tanti fan che lo seguono ovunque lui vada. Renato è l’artista dei manichini senza età e senza volto. Dei padri ubriachi da far pietà. L’artista che vende se stesso in cambio dell’inferno, come il venditore di felicità nel musical “Orfeo 9” di Tito Schipa Jr. Renato non finirà mai di stupirci con le sue canzoni e l’abbigliamento fantasioso e creativo con cui irrompe sui palchi dove si esibisce. Ha venduto oltre 50 milioni di dischi. E tutte le volte è sempre un successo discografico da archiviare nella storia della musica italiana. Il suo destino è cieco e lui non lo sa. “Ma che uomo sei se non hai il cielo”. La pioggia spazzerà la polvere e i ricordi lungo i marciapiedi che passando sporcano un po’ le dita. Mentre l’amore va zoppicando qua e là. Due mani, rubavano al suo corpo l’innocenza, perché la solitudine è una malattia, e una carezza a volte fa tremare. Tra gli amori passati di Renato Zero c’è anche Enrica Bonaccorti. “Enrica è stata anche una sorta di manager”, una donna che per il cantante è stata molto di più che una semplice compagna. Erano sul punto di sposarsi. Non l’ha fatto. Abbiamo perso qualcosa? Forse avremmo perso l’originalità di un artista in continuo movimento. Tra il 1984 e il 1989 il cantante riceve un freno artistico da lui non voluto. È l’inizio di una crisi di consensi che metteranno a dura prova la sua carriera fino a quel momento all’apice del successo. Negli anni ’90 ritorna, si presenta al Festival di Sanremo con una canzone scritta da Mariella Nava: “Spalle al muro”. Un secondo posto che vale come il primo. Si mostra in maniera rigorosa, si spoglia dai suoi travestimenti con cui lo abbiamo conosciuto. Non ha più sul viso la maschera da finto clown. Da quel momento Renato ritorna alla grande sfornando successi dopo successi. Farà il sold out negli stadi e nei teatri, i suoi fan lo seguono tutte le sere, nonostante lo spettacolo sia tale e quale a quello del giorno prima.

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