Da Roma e Milano appelli per Regeni: “Il processo si faccia, ecco i nomi degli imputati”
Famiglia e associazioni chiedono alla Corte costituzionale di autorizzare il 31 maggio il processo in assenza degli imputati egiziani
Di Trapani ha ricordato l’importanza della “scorta mediatica” per Giulio, il ricercatore friulano trovato morto in Egitto il 3 febbraio 2016 e su cui il processo per sequestro, tortura e omicidio aperto in seguito alle indagini della Procura di Roma è in stallo a causa dell’impossibilità di ottenere gli indirizzi di domicilio dei quattro imputati. Il dubbio sul fatto che i cittadini egiziani siano a conoscenza del processo ha paralizzato il procedimento stesso. Un tassello, quello dei dati anagrafici, che secondo la famiglia Regeni sostenuta dall’avvocata Alessandra Ballerini e tante associazioni venga tenuto intenzionalmente nascosto dal governo del presidente Abdel Fattah Al-Sisi per proteggere i suoi 007.
In una lettera inviata al sit-in di Roma, che si è tenuto in contemporanea con un altro a Milano davanti alla sede del consolato d’Egitto, Claudio Regeni e Paola Deffendi hanno scritto: “È tempo che l’Egitto dopo innumerevoli vane promesse collabori con il nostro governo, ed è tempo che il nostro governo pretenda senza se e senza ma che i quattro imputati per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio compaiano alla prossima udienza il 31 maggio“.
Per quel giorno è atteso il parere della Corte costituzionale, a cui i giudici hanno chiesto di dare un’interpretazione della legge Cartabia sulla possibilità di procedere a giudizio in assenza degli imputati egiziani. Beppe Giulietti, ex presidente di Fnsi ed esponente di Articolo 21, in un’intervista con l’agenzia Dire sottolinea: “L’appello è alla Corte, a dare l’autorizzazione: non regge la tesi che siano irreperibili. All’ambasciata Egiziana chiediamo poi di contattare il proprio governo e convincerlo a dare questi nomi, perché sanno tutto. Al nostro governo invece chiediamo di non credere alle barzellette delle autorità egiziane. Capiamo gli interessi economici, sul petrolio e la vendita di armi, ma serve giustizia. Noi non gli daremo tregua. Siamo qui anche per gli altri Giuli e Giulie torturati e uccisi dal regime“.
Danilo De Biasio, Direttore Festival dei Diritti Umani, in occasione del sit-in a Milano davanti il Consolato egiziano ha ribadito che “Noi non siamo giudici, noi facciamo i giornalisti, facciamo il Festival dei Diritti umani. Ed è per questo che è un dovere essere qui oggi, davanti al consolato egiziano per dire che i nomi dei quattro agenti che hanno torturato e ucciso Giulio Regeni devono rispondere alla giustizia italiana e non fare come ora, che fingono addirittura di non essere indagati. È una vergogna a cui bisogna mettere la parola fine.” (www.dire.it)