ROMA – Un attacco con due droni armati ha colpito stamani la città russa di Krasnodar, collocata a est della Crimea e non lontana dalle frontiere con l’Ucraina e la Georgia, rispettivamente a nord e a sud. L’offensiva ha causato danni a edifici residenziali e altre infrastrutture ma finora non ci sarebbero vittime, così come ha riferito sul proprio canale Telegram il governatore Veniamin Kondratyev. L’attacco segue la denuncia del governatore di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, secondo cui l’esercito ucraino avrebbe bombardato per diverse ore consecutivamente la cittadina di Graivoron – distante appena 7 chilometri dal confine. Colpito con droni, colpi di mortaio e artiglieria per un totale di “130 volte” anche il villaggio di Kozinka e altre cinque distretti. Il bilancio è di due feriti. Il Guardian rileva che l’offensiva avviene mentre da Kiev le autorità stanno annunciando di preparare la controffensiva per respingere indietro le truppe russe delle zone occupate nell’est.
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Gli attacchi su Belgorod sono iniziati il 22 maggio, un’azione di cui Mosca ha accusato il governo di Kiev. Dal canto suo, l’Ucraina ha respinto le accuse e puntato il dito su gruppi armati di dissidenti russi. Sulla vicenda hanno aperto un’inchiesta sia le autorità russe, che indagano per terrorismo, sia gli Stati Uniti, in seguito al ritrovamento di filmati dell’offensiva in cui sembrerebbero comparire mezzi pesanti di fabbricazione americana. Se confermato, questo potrebbe indicare una partecipazione delle forze ucraine nell’azione oppure una falla nei controlli sui mezzi forniti dall’alleato atlantico. Sul punto due giorni fa è intervenuto il portavoce della Casa Bianca John Kirby, avvertendo Kiev che gli armamenti “devono essere impiegati solo per l’utilizzo per il quale sono stati forniti”. Quindi ha chiarito: “Non sosteniamo l’uso di attrezzature prodotte negli Stati Uniti per attacchi all’interno della Russia”.
I DRONI ARMATI
Intanto torna d’attualità il tema dei droni armati, largamente impiegati nel conflitto russo-ucraino, dopo l’annuncio della Kalashnikov, produttrice dell’onomimo fucile d’assalto, di voler immettere sul mercato anche droni armati. Questo tipo di sistema d’arma è stato acquistato sia da Kiev che da Mosca: il primo li ha reperiti dai paesi occidentali, Turchia e Israele, il secondo dall’Iran. Ad aprile, il presidente Vladimir Putin ha ipotizzato che l’industria russa di droni armati potrebbe valere oltre 11 miliardi di euro, e ha chiesto quindi di aumentare la produzione. Secondo stime del Cremlino, il settore potrebbe immettere sul mercato 18mila droni all’anno entro il 2026. (www.dire.it)