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Carcere e lavoro, convegno in prefettura a Varese

Varese -“Carcere e lavoro: Diritto, Rieducazione, Opportunità”. Questi il titolo e gli argomenti del convegno che si è svolto a Varese il 29 maggio scorso presso il centro Congressi delle Ville Ponti, organizzato dalla prefettura della provincia lombarda in collaborazione con la camera di commercio e altri enti e istituzioni del territorio, coinvolti a vario titolo nel tema che coinvolge il fine rieducativo della pena, previsto dall’articolo 27 della Costituzione.

L’esperienza lavorativa consente infatti al detenuto di formarsi e costruire un percorso di esperienza importante per il suo futuro dopo il termine della pena, riducendo la probabilità di tornare in carcere, come dimostra uno studio del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) dal quale emerge che l’occupazione lavorativa dei detenuti abbassa i casi di recidiva dal 70% al 2%, fattore che contribuisce anche a ridurre il sovraffollamento carcerario.

Dare una possibilità di lavoro a un detenuto consente, inoltre, grazie agli sgravi contributivi e al credito d’imposta previsti dalla legge (legge 22 giugno 2000, n. 193), di sostenerne l’assunzione, magari contribuendo a rilanciare attività in crisi.

In questo quadro si sono inseriti gli interventi dei relatori, aperti dai saluti del prefetto Salvatore Pasquariello, del sindaco di Varese Davide Galimberti, del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, del presidente della provincia Marco Magrini e del presidente della camera di commercio Mauro Vitiello.

Alto il profilo dei contributi, a cura di parlamentari e di rappresentanti delle istituzioni direttamente coinvolte nella gestione di questo aspetto importante del percorso carcerario orientato alla rieducazione e al reinserimento socio-lavorativo del detenuto, riascoltabili nel video del convegno online sul canale Youtube della camera di commercio di Varese (https://youtu.be/ofMiraPq8i8). Tra questi il racconto di esperienza “virtuose”, come quelle delle carceri di Varese e di Busto Arsizio, nelle quali sono attive una ciclofficina, una cioccolateria, un orto e una falegnameria, che ricevono commesse anche dall’estero, e la testimonianza di due detenuti-lavoratori.

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