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Recensione del libro “Una fame da lupi” di Adelaide Tamm. Un racconto autobiografico intenso e potente

"Il suono di un pianoforte in sottofondo, l’immagine di una mano che suona quei tasti come se fossero le mie emozioni. Improvvisamente la mia mente si riempie di ricordi di quei giorni e i miei occhi di lacrime calde".

Una fame da lupi (Gruppo Albatros Il Filo, 2023) di Adelaide Tamm è un libro autobiografico che nasce come testimonianza sul disturbo del comportamento alimentare che ha colpito l’autrice senza pietà in un periodo fragile della sua vita.

La storia è ricostruita attraverso una fedele messa a fuoco delle ragioni che hanno portato Adelaide a soffrire di bulimia, entrando in un circolo vizioso dal quale è stato sempre più complicato uscire. Le sue cicatrici sono diventate testimonianza tangibile in questo suo personalissimo racconto.

Adelaide scrive di essere stata vittima di un pesante mobbing che l’ha portata a trovare rifugio nel cibo, in quella incessante ricerca di qualcosa da mangiare per contenere i suoi turbamenti interiori. Il titolo assume così un doppio significato, richiama sia la fame bulimica che non lascia scampo, sia quei “lupi” che l’hanno vessata a tal punto da farla cadere nel baratro della malattia.

Con un linguaggio lucido e preciso l’autrice porta il lettore lungo l’escalation di quel profondo malessere psico-fisico, combattuto in solitudine, con perseveranza e coraggio. Sorprende la capacità di rappresentare il vissuto interiore attraverso un stile potente e espressivo che ha radice nel dolore ma anche nella speranza e nelle emozioni contrastanti. Il corpo viene considerato e descritto come un nemico da combattere ma anche come la maschera attraverso la quale proteggersi da sé e dagli altri.

In questo romanzo la scrittura si fa portavoce di un disagio intenso, attraverso la rielaborazione del trascorso intimo e personale, ma è allo stesso tempo fedele compagna che contiene l’angoscia e la trasforma in  fiducia nella vita e memoria. Il racconto si fa così testimonianza di un passato che resta indelebile, nero su bianco, per ricordare che è possibile uscire anche da un vortice di depressione come quella del disagio psico-fisico.

Adelaide trasmettere il senso profondo di quel male che la costringeva a trovare nel cibo l’unico rifugio, ma attraverso la sua esperienza desidera soprattutto lasciare nel cuore di chi legge la consapevolezza di una via d’uscita. Sì, perché il racconto dell’autrice è prima di tutto un inno all’amore e a quelle stesse passioni che l’hanno aiutata a vincere: la fotografia per esempio è stata uno scampolo di luce grazie al quale Adelaide è riuscita a colmare diversamente quella “fame” che aveva il nome “bulimia”.

Il libro Una fame da lupi è nato come intuizione da una domanda esistenziale che ognuno di noi si è posto almeno una volta nella vita: “sono felice”? Questo racconto è il tentativo di dare una risposta a tale interrogativo, che per essere sciolto ha bisogno di ripercorrere le tappe di un cammino tortuoso che alla fine ha visto di nuovo la luce della vita. La paura di scomparire dietro all’ombra della malattia e il profondo amore per la vita ha portato Adelaide a reagire con determinazione, ritrovando in se stessa il coraggio per riemergere.

Una fame da lupi riesce a sensibilizzare chiunque lo legge e fa conoscere le sfaccettature del male perverso e silente delle disfunzioni alimentari. Un libro che va letto per sapere e per condividere, ma soprattutto per sigillare nel cuore la voce della speranza e il potere immenso della “fame di vita”. Mi trovo d’accordo con quanto scritto da Andrea Mati nella prefazione : “il suo coraggio, espresso così bene in questo libro,trasmette, alla fine, soprattutto, una meravigliosa voglia di vivere”.

ADELAIDE TAMM vive e lavora in una cittadina del nord Italia. Ama la natura, l’architettura, la psicologia e la fotografia. Questa storia è la sua.

Leggi qui l’intervista all’autrice.

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