Roma – Possono operare in supporto alle Forze Speciali, con occhialoni e giubbotto antiproiettile lanciarsi con il paracadute insieme ai loro conduttori e, grazie al loro olfatto, segnalare la presenza di sostanze esplosive, armi e munizioni, ma anche di persone travolte da slavine e valanghe.
Sono le unità cinofile delle Forze Armate.
Esercito, Marina Militare, Aeronautica Militare e Carabinieri possono contare sui loro “amici a quattro zampe con le stellette” in molteplici casi per fronteggiare le emergenze più disparate.
Nei Centri Cinofili delle Forze Armate i cani vengono selezionati da cuccioli, attraverso una valutazione delle loro capacità e della loro indole caratteriale. Affidati ad un militare conduttore, con cui condivideranno tutta la loro “carriera” (ma, spesso, anche la pensione, poiché sempre più frequentemente i militari chiedono poi l’affido di questi cani al termine del loro servizio), effettuano un corso di formazione e addestramento.
Durante il corso, l’animale, oltre ad instaurare un rapporto del tutto speciale con il proprio conduttore, attraverso il gioco e le associazioni ad esso correlate impara a ricercare, individuare e segnalare opportunamente la presenza di sostanze esplosive, sostanze stupefacenti e a svolgere tutti i compiti a lui assegnati.
Negli anni, l’impiego di unità cinofile ha interessato vari settori: ad esempio, all’interno dei contingenti militari nazionali il loro olfatto è divenuto fondamentale per contrastare il pericolo degli ordigni esplosivi improvvisati (IED).
I cani vengono addestrati anche per la sorveglianza di obiettivi strategici per il Paese, ricerca di armi e munizioni e “bonifica” di aree ed infrastrutture. Sono impiegati nei servizi di ordine pubblico e nella ricerca di sostanze stupefacenti, armi, esplosivi, persone scomparse, cadaveri, tracce ematiche, veleni o esche avvelenate