Un noir intrigante e introspettivo: “L’ingannevole fascino del passato”, l’ultimo libro di Riccardo Landini
"Avevo rimosso quei ricordi, li avevo nascosti dove fossero irraggiungibili, dove non potessero riemergere in alcun modo".
Brenno Sandrelli è un perito assicurativo. Per far fronte ai debiti da cui è sommerso, si è inventato un secondo lavoro, quello di investigatore privato rigorosamente in nero e senza licenza. Quando Manlio, il fratello che lo ha abbandonato ancora bambino in un istituto, ricompare dopo trent’anni, Brenno fatica ad accettarne la presenza. Ad aggravare la situazione ecco un nuovo imprevisto: il maresciallo dei carabinieri De Vita, sostenendo di avere prove schiaccianti su un suo crimine passato, ricatta Brenno, chiedendogli di accompagnare in macchina una persona fino al porto di Genova senza fare domande e senza farsi notare. Nell’apparente tentativo di farsi perdonare, Manlio si offre di andare al posto del fratello, il quale accetta. Da questo momento gli eventi precipitano inesorabilmente: De Vita muore, forse suicida, e anche Manlio sparisce, lasciando Brenno nei guai. Davvero il carabiniere si è tolto la vita? Cosa si nasconde nel passato di Manlio e quali sono i motivi del suo ritorno in città? Niente è come sembra e il finale sarà devastante per tutti.
RICCARDO LANDINI emiliano, ha esordito nel 2009 col suo primo romanzo, “E verrà la morte seconda”, che gli è valso l’interesse della stampa (Repubblica, Carlino, altri) e dei lettori. A questo hanno fatto seguito, negli anni a venire, parecchi altri lavori, soprattutto racconti, per Mondadori, Cordero, Eclissi e altri. Per Cento Autori ha pubblicato nel 2014 “Il primo inganno”, capitolo iniziale di una quadrilogia cui sono seguiti “Non si ingannano i morti”, “Ingannando si impara” e “Senza trucco, senza inganno”. Nel 2019 è uscito per Newton Compton il romanzo “Il giallo di via San Giorgio”, uno dei best seller dell’anno, cui sono seguiti, “Il giallo della villa abbandonata”, “Segreti che uccidono” e recentemente “La strana morte di Alessandro Cellini”. Ha inoltre pubblicato altri cinque romanzi per Clown Bianco, per Laurana e per Oligo Editore. È altresì il Direttore artistico di Taro Noir, rassegna di scrittori del genere giallo, da lui creata per il Comune di Borgo Val di Taro.
L’ingannevole fascino del passato è il suo ultimo romanzo pubblicato con Laurana Editore (2023).
Buongiorno Riccardo, parlaci del tuo libro e quali sono i temi che affronta
“Il mio romanzo si può leggere semplicemente come un bel noir ad alto livello di adrenalina oppure come un’altra puntata della vita del protagonista, Brenno Sandrelli, perito assicurativo in perenne crisi esistenziale e, per di più, soffocato dai debiti. Come se tutto ciò non bastasse, la morte della donna che amava e la solitudine che gliene è derivata hanno amplificato la sua perenne insonnia.
Uno dei temi che mi è piaciuto toccare e approfondire in questo libro è stato il rapporto tra fratelli. Difatti all’inizio della storia Brenno viene contattato dal fratello Manlio dopo ben trent’anni dall’ultima volta che si erano visti. Questi gli chiede aiuto, nonostante i rapporti fra i due fratelli non siano certo buoni, anzi. Ma si sa che il passato spesso ci illude di poter migliorare le cose del presente. Così Brenno si lascia convincere e accoglie Manlio nella sua casa per qualche giorno, sperando forse in una riappacificazione. Mal gliene incoglie poiché il passato purtroppo ha un fascino ingannevole e il protagonista dovrà fare i conti con il tradimento e la totale disillusione. Ma imparerà la lezione e gli insegnamenti gli torneranno utili per il futuro”.
Quanto tempo dedichi alla scrittura durante il giorno?
“Per certi versi sono un “ragioniere” della scrittura, nel senso che mi alzo la mattina e, dopo il caffè, mi metto al computer a scrivere. Faccio la sosta pranzo e poi via fino alle diciotto quando stacco. Non amo scrivere la sera o di notte, nonostante certi stereotipi che vedono gli autori dannarsi sulla tastiera fino all’alba. Sono quindi molto metodico.
Naturalmente bisogna considerare che, durante la settimana, spesso sono impegnato con presentazioni, incontri con i lettori, firmacopie, interviste, eccetera. E aggiungiamoci che devo curare i social, rispondere alle mail e sbrigare tutto ciò che comporta la vita di un artigiano della scrittura. Quindi, a conti fatti, se non sono sotto pressione perché ho qualche consegna di testi – e allora non ci sono orari che tengano – diciamo che, in media, dedico alla scrittura quelle quattro o cinque ore al giorno”.
Come ti sei appassionato al giallo e quali autori ti hanno ispirato?
“Io ritengo che il giallo sia un ottimo veicolo per trasportare storie, di qualunque tipo esse siano, dallo scrittore al lettore. Un modo per tenere chi legge inchiodato alla sedia e, al contempo, di raccontare la vita dei miei protagonisti, con le loro fragilità, i loro dolori, le gioie, le delusioni. Quel che mi interessa infatti è che siano proprio loro a uscire dalla pagina e a condurre i lettori all’interno del loro mondo.
Chi mi segue di solito si affeziona parecchio ai personaggi, ne segue le avventure, soffre con loro quando le cose vanno male, è partecipe dei loro sorrisi, delle sconfitte, delle loro soddisfazioni. Mi ricordo che, qualche tempo fa, una signora mi ha detto che per lei Brenno era come un cugino e ogni tanto lo doveva sentire, essere tranquillizzata sul fatto che stesse bene. Fantastico, no?
Per quanto riguarda il mio avvicinamento al giallo lo devo a mio padre che, quando avevo dieci anni, mi regalò dietro mia richiesta l’opera omnia di Edgar Allan Poe, l’inventore del genere investigativo. Divorai letteralmente i suoi racconti e da allora non ho mai abbandonato questa passione, leggendo tantissimo e poi cominciando a scrivere. Un altro autore che adoro è Piero Chiara dal cui stile, dalla leggerezza della sua scrittura e dalla misura con cui tratteggiava i suoi personaggi ho imparato tanto, assimilando l’amore per questo mestiere”.
Che peso ha il passato sulla vita del protagonista Brenno?
“Per certi versi si può affermare che Brenno vive nel passato, ne è vittima e ne subisce il fascino allo stesso tempo. Questo perché da un lato il suo presente gli appare faticoso, triste e grigio, dall’altro perché appartengono al passato tutti i suoi ricordi belli, quelli più piacevoli, quelli che gli hanno reso sopportabile l’esistenza e l’hanno accompagnato attraverso una vita che non è stata certo tenera con lui. Per vincere questa sua dipendenza dal passato, che peraltro lo tormenta nella sue lunghe notti insonni, si getta a capofitto in vicende pericolose, ma che gli forniscono l’adrenalina, la carica per resistere ai pesi che gli schiacciano l’anima.
Purtroppo, come ho già detto, le memorie e i ricordi sono spesso ingannevoli e, visti attraverso la prospettiva degli anni trascorsi, si alterano fino ad assumere le forme che noi desideriamo. Questo ci espone al rischio di non riuscire ad apprezzare a sufficienza il nostro presente. Come scriveva Oscar Wilde: “Il solo fascino del passato è che è passato”.
Pensi che qualche lato del tuo carattere possa appartenere ai personaggi del tuo libro?
“Io ho una convinzione che forse è anche un po’ una presunzione e cioè che siano i personaggi stessi a farmi visita, provenendo dal loro universo alternativo, a raccontarmi le loro storie. Così è successo per Astore Rossi, protagonista della serie edita da Newton Compton; la stessa cosa è avvenuta per Brenno Sandrelli.
Partendo da questo presupposto è ovvio che ognuno di loro ha una personalità ben precisa, abitudini, gusti e sensibilità derivati dalla loro esperienza di vita. Dunque con me che sono il loro biografo non condividono nulla se non il comune desiderio di far conoscere al mondo le loro storie.
Posso però aggiungere che qualche lato del carattere di Brenno è simile al mio, soprattutto in quel suo vagheggiare un passato che non ritornerà più, nel desiderarne il calore per scaldare un presente che appare spesso nebbioso. In più lui non ama guardare la Tv, come me preferisce leggere, e ha una vera passione per il suo cane Straker che gli fa compagnia nelle serate trascorse in quel suo casolare isolato. Io di cani ne ho tre, per cui figuratevi…”
Descrivi il romanzo con tre aggettivi e a chi lo consiglieresti?
“Il primo aggettivo che mi viene in mente è appassionante dato che credo che chiunque inizi a leggerlo non lo abbandoni fino a quando non arriva a scoprire come va a finire la storia. Il secondo è introspettivo in quanto direi che i sentimenti e le emozioni che vibrano nell’animo dei protagonisti sono descritti in modo tale da diventare i medesimi di chi legge. Il terzo è cinematografico.
Nei miei romanzi emerge sempre il mio amore per il cinema, almeno per un certo cinema, per cui, grazie agli attori, al ritmo serrato e alla scenografia curata di ogni storia, penso che i lettori si sentano quasi come davanti allo schermo di una grande sala e apprezzino ciò che vedono come se lo stessero vivendo in prima persona.
Ritengo che chiunque si possa avvicinare al mio romanzo e leggerlo poiché non è solo un noir, o giallo che dir si voglia – il confine spesso è sottile – ma si tratta della storia di due fratelli divisi dalle scelte fatte in passato e che la vita conduce a ritrovarsi per poter presentare il conto a entrambi. Ed è quello che spesso capita, in un modo o nell’altro, a tutti noi”.
Hai scritto anche altri romanzi, quale evoluzione di scrittura c’è stata?
“Ad oggi ho pubblicato una quindicina di romanzi – e almeno altrettanti li ho pronti, chiusi nel famoso cassetto – oltre a una gran quantità di racconti. Come in tutte le cose l’esperienza aiuta a forgiare un proprio stile, ad affinare le proprie capacità, ad avvicinarci all’obiettivo che ci siamo prefissati. Se rileggo le mie prime opere mi accorgo dell’evoluzione, dei mutamenti, dei miglioramenti che ci sono stati e dei quali sono pienamente soddisfatto.
La possibilità di vivere scrivendo, di essere parte di quel mondo tremendo, ma anche affascinante che è l’editoria, di seguire un sogno giovanile che è divenuto realtà, tutto questo mi aiuta a trovare nuovi spunti, una rinnovata energia, a camminare lungo le strade della fantasia per raccontare sempre meglio le trame dei miei lavori. Mi auguro che ci sia un pubblico sempre più vasto che continui a seguirmi e che impari ad amare i miei protagonisti, facendo sì che il loro e il mio percorso duri ancora a lungo”.