“Un passato perfetto” di Andrea Quintili: quattro personaggi in cerca di un lieto fine
"Chiunque vorrebbe un passato perfetto, un approdo sicuro per le proprie paure. Io non faccio certo eccezione. Vorrei un angolo di cielo dove ritrovare quello che è stato, senza il timore di aver perso qualcosa d'importante".
Teo, Alma, Lisa e Savio sono quattro diverse facce di uno stesso disagio. Vivono intrappolati in un passato con cui non riescono a fare i conti. Ogni loro tentativo di voltare pagina, di guardare al futuro con occhi nuovi, s’infrange contro il muro di vecchi traumi mai superati. Quelli che sembrano quattro destini disgiunti vengono coinvolti in una vicenda oscura che farà luce su annose questioni irrisolte. Sullo sfondo domina l’esigenza di riappacificarsi con il proprio trascorso, anelando a un passato perfetto che consenta a ciascuno di vivere il presente senza l’ossessione di doversi voltare a ogni passo, liberandosi, così, del peso debilitante dei rimpianti.
ANDREA QUINTILI è nato a Roma il 30 novembre 1974. Diplomato perito industriale, nel 1974 si è arruolato nella Guardia di Finanza. Dal 1999 vive in provincia di Bari e alterna il lavoro alla lettura vorace di narrativa. Padre di due ragazze di 17 e 15 anni, è appassionato di cinema, running, musica rock e heavy metal. Per Edizioni dal Sud, nel 2018 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Tre. Ognuno ha i suoi fantasmi. Per la stessa casa editrice ha pubblicato nel 2021 il suo secondo libro Un passato perfetto.
Come è nata la passione per la scrittura?
“È esplosa come un’esigenza impellente intorno ai 12 anni. Buttavo giù pensieri, stati d’animo, come credo un po’ tutti. Poi è arrivata la lettura: una mia amica mi prestò “Due di due” di Andrea De Carlo ed è stato come se mi avesse piantato un germoglio al centro del petto. Credo sia nata lì la mia voglia di raccontare storie. Di polverizzarmi in vicende e personaggi di fantasia. Con il tempo la scrittura è divenuta un rifugio, un luogo senza contorni e senza tempo in cui mi sento in pace, completo. Quando scrivo mi dimentico di tutto, anche di me stesso”.
Che rapporto c’è fra i quattro personaggi protagonisti?
“Ad accomunare i quattro personaggi c’è il desiderio legittimo di condividere; la ricerca, anche inconscia, di un appiglio per non affogare. Sono uniti dallo stesso desiderio di voltare pagina, di trovare un loro, personale, lieto fine. Qualcosa di più simile ad uno spiraglio di luce che non quel finale in cui va tutto bene, per me così lontano dalla realtà. Forse cercano tutti e quattro quella pace nei confronti del proprio passato che tutti vorremmo”.
Quali temi emergono dal libro?
“Sono quattro storie forti, vissute in prima persona. I personaggi sono tutti alla ricerca di un proprio posto nella loro vita, ognuno alle prese con un passato tutt’altro che perfetto. Tra i temi trattati sicuramente vi è la violenza sulle donne, i disordini alimentari, le dipendenze (non solo quella della droga, ma anche quella dei rapporti, a volte tossici), l’elaborazione del lutto, la condivisione e i legami come metodo per vincere le proprie paure e insicurezze”.
A quale protagonista ti senti più legato e perché?
“Alma, per la sua fragilità. Forse è il personaggio che più mi somiglia, per il modo in cui si pone nei confronti della vita e anche per i gusti musicali. Anche se quelli li ho sparsi un po’ su tutti i protagonisti, cercando di creare uno stile unico, per ognuno di loro. In questo mi ha aiutato il mio essere onnivoro, dal punto di visto musicale. Se il lettore avrà piacere di scaricare la playlist del romanzo da Spotify (il codice è riportato dietro la copertina), se ne potrà rendere conto. Potrà ascoltare le canzoni quando vengono citate nel romanzo, in una sorta di esperienza plurisensoriale”.
Cosa hai voluto trasmettere con la storia di un Un passato perfetto?
“Volevo portare con me i lettori in un’immersione nelle vita degli altri; mostrargliela con gli occhi e la coscienza dei protagonisti. Mettere in pratica quel “mettiti nei miei panni” che ognuno di noi, almeno una volta, si è sentito dire, anche con tono di assoluta arroganza. Mi piaceva mostrare come si possa arrivare ad uno spiraglio di luce, ad una quiete interiore, anche partendo da un passato traumatico del quale, a volte, non siamo nemmeno artefici. In fondo, se è vero che siamo la somma di tutti gli istanti che abbiamo vissuto è anche vero che quelli che verranno possiamo decidere di viverli come vogliamo, facendo pace con noi stessi. Facendo del nostro meglio. Mi piaceva mostrare che effetti ha una vicenda sull’animo umano, quali sono i riverberi della realtà in quello spazio buio e nascosto nella nostra testa, nel nostro petto”.
A chi consiglieresti l’acquisto del tuo romanzo?
“A chi si sta affacciando adesso alla vita adulta e a chi, come me, la vive già da un po’. A chi ha voglia di leggere storie, in alcuni momenti, non consolanti, ma che spiazzano, ti prendono e ti portano via in vortici inattesi”.
Definisci il libro con tre aggettivi
“Intimo, sfaccettato, sorprendente”.
Hai altri libri nel cassetto?
Un passato perfetto è il mio secondo romanzo. Per la stessa casa editrice Edizioni dal Sud ho pubblicato Tre – Ognuno ha i suoi fantasmi. Adesso sto scrivendo una storia che affonda le sue origini nella fine degli anni ‘70 a Roma. Si nutre di quel fermento politico, della lotta e della violenza che si viveva in quel periodo e cresce fino ai nostri giorni. Vorrei scrivere delle nostre scelte, senza giudicarle. Indagarne le conseguenze e come si ripercuotono su chi ci sta intorno. Il titolo provvisorio della storia è “Un uomo senza nome”.