“I recenti casi di cronaca hanno messo in luce le gravi conseguenze che possono derivare quando una persona abusata cerca di liberarsi da una relazione tossica, spesso senza comprenderne appieno le dinamiche sottostanti e ignorando i comportamenti problematici dell’abusante.
Per affrontare questa problematica, è stato creato il Dipartimento di Analisi delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni dell’Università Popolare Meier (https://www.unimeier.eu), con l’obiettivo di informare il più vasto numero di persone su queste dinamiche complesse.
In questo articolo, esploreremo i sette passi fondamentali per uscire da una relazione tossica e disfunzionale nel modo più sicuro possibile, preservando il benessere sia fisico che psicologico. Importante sottolineare che le dinamiche di cui parleremo riguardano tutte le persone, indipendentemente dal genere, e non si limitano alle coppie eterosessuali. Basandomi sulla mia esperienza personale e professionale, ecco i sette passaggi per uscirne e ritrovare la propria serenità. Come individuare i segnali di una relazione tossica?
Per affrontare efficacemente una relazione tossica, è essenziale riconoscere i segnali che indicano la presenza delle dinamiche tipiche di questo tipo di relazione. Ne ho già parlato nei precedenti articoli e oggi mi voglio soffermare sulla tendenza in cui la persona abusata tende a tollerare, perdonare o giustificare i comportamenti dannosi del partner. Questa tolleranza può purtroppo portare a un aumento della frequenza e dell’intensità degli abusi all’interno della relazione.
Se la relazione è sana sarà naturale nella coppia, venirsi incontro e comprendere le reciproche necessità anche quando queste non incontrano il pieno accordo di entrambe le parti. Altra cosa è tollerare e sopportare comportamenti irrispettosi, offensivi, abusanti e persino violenti in nome di quel fantomatico amore.
In nome dell’amore purtroppo si compiono errori pericolosi, soprattutto quando alla luce dei fatti, ci si rende conto che non si trattava di amore ma di una sua versione corrotta e deteriore in cui i sentimenti di lealtà, rispetto, cura e fiducia reciproca sono stati sostituiti da sfiducia, gelosia, possessività e sopraffazione.
Riconoscere di essere in una relazione tossica
C’è un detto che dice “il primo passo per risolvere un problema è riconoscere di avere un problema”. Da questa regola non sono esenti le relazioni tossiche, per cui ammettere che la relazione che si sta vivendo, sebbene sia con la persona che tanto si era desiderata, è una relazione disfunzionale che fa soffrire e mortifica. Se non ci si rende chiaramente conto di queste realtà, qualsiasi altro passaggio rischia di essere vano se non controproducente.
Occorre inoltre affrontare e portare alla luce le possibili motivazioni psicologiche che hanno portato a vivere una relazione diventata tossica o pericolosa, ad esempio la tendenza a dipendere dall’altro, una scarsa autostima, la ricerca continua di approvazione, il senso di inadeguatezza, il bisogno di riempire un vuoto emotivo profondo e/o la tendenza ad annullarsi nella relazione
La fase della contemplazione
Il successivo passo consiste nell’osservare la situazione e non solamente pensare a come risolverla.
Nelle relazioni tossiche, pensare ad una soluzione diventa estremamente difficile per la presenza di fattori psicologici diversi da quelli presenti nelle relazioni sane, come la dipendenza dal partner o altre dipendenze e mille altre difficoltà che, se affrontate solo con il pensare razionale logico, portano sempre alla stessa conclusione: la sensazione di trovarsi in un labirinto da cui sembra impossibile uscirne.
La contemplazione invece è un’attitudine diversa, più calma e profonda, che prevede di portare l’attenzione verso l’interno alle proprie sensazioni corporee, al proprio stato emotivo, all’osservazione delle situazioni che provocano sempre le stesse reazioni automatiche nella coppia. La contemplazione va oltre il semplice pensare e ricorre alla conoscenza e alla saggezza del corpo, dell’esperienza, al senso di connessione con l’universo, per poterci muovere nella direzione migliore e aiutarci a comprendere con chiarezza crescente i propri valori, a distinguere ciò di cui si ha davvero bisogno da ciò che è tossico, dannoso e ci allontana dai nostri valori e dalla nostra integrità.
La contemplazione inoltre aiuta a ridurre l’ambiguità e la confusione tipica delle relazioni disfunzionali, aiutandoci a trovare la strada giusta con coraggio, impegno.
Preparazione e organizzazione
Altro passo è la fase in cui si sviluppa una sorta di piano d’azione per chiudere la relazione. Quando ci si trova in una relazione tossica le energie sono talmente basse e compromesse da trovare difficile persino organizzare il fine settimana.
Nonostante questo, è molto importante pensare ai passaggi necessari che si dovranno affrontare per chiudere la relazione. Un’attenzione particolare va posta in quelle relazioni in cui è presente violenza fisica: in questo caso, prevedere le mosse del partner e le sue reazioni è fondamentale per agire in sicurezza.
Prepararsi dunque significa considerare tutte le possibili difficoltà da affrontare e i modi per farvi fronte: iniziare a contattare i professionisti che potranno essere di aiuto come avvocati, consulenti finanziari, professionisti che possono capire e conoscere il narcisismo, ed eventualmente avvisare le forze dell’ordine se si teme una reazione violenta dal partner.
Occorre trovare una collocazione per sé ed eventuali figli o animali da compagnia che fanno parte della famiglia: spesso gli uomini violenti attaccano gli animali di casa ed è bene dunque pensare a mettere in salvo anche loro.
Bisogna riflettere sulle proprie priorità per avere chiare le cose che si devono mantenere da quelle alle quali si può rinunciare: il lavoro, la macchina o la casa, finire gli studi, proteggere i figli, gli animali, avere cura della salute se si stanno assumendo terapie farmacologiche importanti, eccetera.
Successivamente, bisogna immaginare gli scenari possibili, compreso il peggiore che potrebbe verificarsi alla vostra decisione di chiudere la relazione definitivamente: violenza fisica, controllo e sottrazione del denaro, distruzione di beni comuni, minacce e stalking, coinvolgimento di terze persone, scenate in pubblico, tentativi di suicidio o minaccia di farsi del male o farne ad altri, eccetera.
Immaginare questi scenari vi deve servire per trovare subito dopo una modalità per farvi fronte, in modo tale che, se si dovessero verificare o se dovreste scorgerne le avvisaglie, abbiate già pronta una soluzione per affrontarli
Passare all’azione!
Arriva il momento di passare all’azione. Si tratta di mettere in pratica ciò che si è preparato e chiudere la relazione. È molto importante sapere a che punto si desideri davvero chiudere il rapporto, avendo considerato i pro e i contro e tutte le resistenze psicologiche presenti come:
- Sono davvero pronta?
- Se il mio ex torna piangendo e disperandosi, facendo promesse di cambiare e affermando il suo amore per me, riuscirò restare ferma nella mia decisione?
In caso di relazione basata su cicli di rottura e riappacificazione, chiedersi se si è fatto il possibile per prevenire le ricadute e far sì che stavolta la decisione di chiudere sia definitiva:
- Ho previsto come fare per evitare la tentazione di tornare sui miei passi?
- Ho previsto tutto il necessario per la sicurezza mia, di eventuali figli, altri familiari e animali di casa?
- Sono in grado di restare in contatto con le persone importanti anche se mi rompe il cellulare? O mi fa sparire il mio computer?
- Ho previsto i comportamenti più pericolosi che il partner può fare?
A volte è possibile comunicare la decisione al partner, a volte invece è necessario semplicemente andarsene quando è assente, per evitare violenza o scenate pericolose.
Nelle relazioni sentimentali sane è preferibile e rispettoso comunicare faccia a faccia la decisione di chiudere la relazione, ma nelle relazioni tossiche, per evitare aggressioni o comportamenti pericolosi, è meglio scegliere altre vie: telefono, e-mail, o faccia a faccia in un luogo sicuro in mezzo ad altra gente.
Come comunicare al partner le proprie intenzioni?
L’utilizzo della comunicazione non violenta è sicuramente un ottimo approccio. Vediamo ora in cosa consiste:
- Messaggio semplice e chiaro: spiegate in poche parole la motivazione della vostra decisione. Ad esempio, sono infelice da molto tempo in questa relazione ho capito che non voglio continuare così. Ho deciso di separarmi (o andarmene, chiudere il rapporto, non vederci più, a seconda dei casi).
- Non giustificarsi né dare troppe spiegazioni: non state facendo terapia di coppia ma solo comunicando la vostra decisione. Ogni cosa che direte in questa fase verrà probabilmente manipolata per farvi cambiare idea, travisata usata contro di voi, perciò meglio parlare il meno possibile e limitarsi a ripetere il concetto fondamentale del messaggio
- Evitare di colpevolizzare il partner anche se l’altro si è comportato male, vi ha preso in giro, tradito maltrattate. Partite dal vostro centro. Preferibilmente dite: “sono infelice” invece di “mi rendi infelice”, oppure “mi sento poco rispettata o non considerata” invece di dire “tu non mi rispetti”. In questo modo vi sentirete maggiormente forti e non aprirete la porta a manipolazioni o negazioni della realtà. Vi potrà rispondere che non è vero, che vi ama, che vi rispetta, che non vi ha tradito, eccetera.
- Resistete alla tentazione di iniziare una discussione sul perché della vostra decisione sulle sue colpe. Vi porterebbe solamente a perdere energie e mettere in discussione la vostra decisione, magari per l’ennesima volta!
In questa fase dovrete essere pronte ad improvvisare in quanto vi è sempre la possibilità che ci sia qualcosa che non avete potuto prevedere nelle possibili reazioni del partner o delle complicazioni impreviste. Siate pronte a prevedere l’imprevedibilità.
Tagliare i ponti, o quasi
La sesta fase è quella del “No contact” o del “Low contact”. Il no contact è il miglior modo per chiudere definitivamente una relazione tossica. È un suggerimento difficile da raccogliere e mettere in pratica per una serie di ragioni sentimentali e a volte morali ma rappresenta in molti casi la scelta definitiva.
Mentre il no contact consiste nell’interrompere drasticamente ogni tipo di contatto, il low contact si riferisce al mantenere un contatto minimo ed è preferibile nei casi in cui sia necessario mantenere un rapporto come la presenza di figli, un lavoro o beni in comune o altro che richiede una gestione condivisa.
La rinascita
Finalmente, eccoci giunti alla fase cruciale: la rinascita. È il momento in cui intraprenderete la vostra nuova vita. Ora immaginate il vostro percorso di trasformazione, da quella persona fragile e dipendente dalla figura abusante che siete oggi, a quella persona forte e indipendente che diventerete.
Durante questa fase, dovete dedicarvi a voi stessi in modo totale. Dovrete affrontare e comprendere le radici profonde che vi hanno portato a rimanere intrappolati in una relazione distruttiva. Se affrontate problemi di depressione, attacchi di panico, o altre questioni psicologiche rilevanti, è fondamentale cercare l’aiuto di un professionista per trattarli e superarli.
Iniziate a dedicarvi alla famiglia e agli amici, riavvicinandovi alle persone che amate. Riprendete le attività che vi appassionano, curate il vostro benessere fisico, mentale e spirituale. La rinascita è un momento di rigenerazione completa, quindi non abbiate paura di mettere voi stessi al primo posto.
E così, siamo arrivati al traguardo di questo percorso. Ricordate che il sostegno è fondamentale durante questo percorso.
Vi invito a seguire il mio canale YouTube in cui tratto questi e altri argomenti inerenti il narcisismo e le relazioni tossiche e a partecipare alle dirette del mercoledì, dove potrai interagire direttamente con me durante la diretta”.
Paola Fendoni è attuale direttore del Dipartimento di Analisi e Prevenzione delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni presso l’università Meier di Milano.
Per saperne di più si rimanda al canale Youtube di Paola Fendoni: https://www.youtube.com/@paolafendoni
Per contattare Paola Fendoni: paolafendi@gmail.com