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L’esordio letterario travolgente di Vincenzo Ramaglia con il giallo “Il Maestro delle Metope”

Quando l’ispettore Alice Malandra giunge in via del Bastione si trova davanti una scena raccapricciante: due donne nude compongono una scena mortuaria progettata con precisi canoni estetici e artistici. Chi c’è dietro quel crimine surreale e soprattutto cosa vuole comunicare? Due chiamate anonime giunte alla Questura di Trieste, per segnalare il delitto, rendono la situazione più enigmatica, aggiungendo un tassello sconvolgente a tutta la vicenda. Insieme al fidato fotoreporter e collaboratore Geremia Molin, l’ispettore dovrà scoprire le coordinate di un terribile piano manovrato da una figura sfuggente e inquietante. La presenza del vecchio libraio Leroux, con la sua cultura smisurata, sarà d’aiuto alle indagini, per uscire da quel labirinto di rompicapi.

Vincenzo Ramaglia esordisce nel mondo della narrativa con un thriller, Il Maestro delle Metope, che non passa certo inosservato. Il suo romanzo vorticoso e magnetico crea una dipendenza da cui difficilmente ci si riesce a staccare. L’incipit criptato nell’oscuro anagramma Emmesottedelamelorp, apparentemente privo di senso, proietta il lettore in un mondo fatto di mistero, violenza, perversione, rimanda a quello che presto verrà conosciuto come il più losco e enigmatico delitto di Trieste.

Il libro è caratterizzato da una narrativa dirompente che scorre senza sosta, merito di un ritmo inarrestabile e traboccante di suspense. L’autore per il suo primo giallo costruisce un omicidio sofisticato architettato sul tema degli “antipodi”; le vittime sacrificali sono due donne, una suora e una prostituta, che nelle loro esistenze tanto diverse, compongono un quadro unitario dai maniacali criteri estetici e dal forte significato simbolico. Cosa c’è dietro a tanta perfezione criminale?

L’autore riesce a stupire con un romanzo in cui la realtà sfugge alla logica e a una scontata comprensione delle cose, dove i moventi si mescolano in un tumulto di enigmi e vendette, e il male incombe come un’ombra vorace dall’insondabile profilo polimorfo. Quello che ne emerge è un thriller claustrofobico in cui si mescolano diversi generi letterari, caratterizzato da forti suggestioni psicologiche e noir. Vincenzo Ramaglia ha uno stile che piace, la sua scrittura densa e trascinante crea un senso di incredulità e di continuo spaesamento, in un viaggio convulso per le strade del mondo, sulle tracce della verità.

La narrazione fluisce a ritmo incalzante ma non dimentica di soffermarsi sui chiaroscuri psicologici dei protagonisti, che definiscono il tratto distintivo e eccellente di questo libro. Conquista quello spazio narrativo dove l’autore mette a fuoco i pensieri dei personaggi, attraverso riflessioni e dialoghi spiazzanti, portando alla luce gli antipodi della mente in cui la psiche umana resta spesso intrappolata.

Così, ciò che cattura de Il maestro delle Metope è la doppia indagine in cui il lettore viene coinvolto: quella dell’omicidio e quella dell’interiorità umana, la cui comprensione diventa un tentativo quasi impossibile di dare un senso alle cose. Lo stile narrativo si fa tutt’uno con l’evolversi dei fatti e dei sentimenti, è più carico nei momenti di tensione e allenta la morsa quando scava nei meandri dell’anima, per offrire angoli di riflessione e di apparente respiro.

I personaggi di Vincenzo Ramaglia sono veri, umani nel modo di soffrire, di stare al mondo, di vivere le contraddizioni. Umani nelle passioni, nelle paure, nel rapporto con i ricordi che fanno male. In questo aspetto lo scrittore ha saputo descrivere magistralmente e con intensità le sfumature della mente restituendo figure tridimensionali e autentiche. In particolare il fotoreporter Geremia Molin è il personaggio che più di tutti mette in scacco chi legge: un uomo problematico in costante conflitto interiore, che ha imparato a sopravvivere ma non a vivere con se stesso e con i fantasmi del passato. Il delitto di via del Bastione sarà per lui un’occasione brutale ma unica per rimettere in gioco la sua esistenza e scendere negli abissi del suo vissuto.

Il maestro delle Metope è il romanzo ideale per gli appassionati del thriller psicologico dalla trama incandescente, per chi ama le storie forti che lasciano un senso di inquietudine e oscurità. Una storia perfetta anche per immaginarne una trasposizione cinematografica o per una serie tv, grazie alle potenti immagini, ai dialoghi intimi e destabilizzanti, agli innumerevoli colpi di scena palpabili capaci di incollare alla storia dall’inizio alla fine.

Compositore, musicista elettronico (remixato da artisti IDM internazionali, del calibro di µ-Ziq, Shigeto, Emika, Venetian Snares, Alva Noto, Plaid e Son Lux), docente di linguaggio audiovisivo, autore de “Il suono e l’immagine. Musica, voce, rumore e silenzio nel film” (Dino Audino Editore), VINCENZO RAMAGLIA dal 2000 è direttore dell’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma.

Già ampiamente apprezzato da riviste web e cartacee della scena musicale italiana (tra cui Ondarock, Rockerilla, Blow Up, Sentireascoltare, Rumore), nel 2020 il suo quinto album (“La parole”, feat. Laure Le Prunenec) si è imposto all’attenzione di magazine musicali ed emittenti radiofoniche di tutto il mondo (tra cui PopMatters, CLASH, Sonofmarketing, Vents, XS Noize, Self-titled, Magnetic, Bandcamp Daily, Mxdwn, Soundwall, Billboard, BBC Radio).

Nell’ambito del Caracalla Festival 2023, il Teatro dell’Opera di Roma gli ha commissionato la sonorizzazione elettronico/sperimentale del film muto “Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria” (di Giuseppe De Liguoro, 1913), in collaborazione con CSC – Cineteca Nazionale.

Il Maestro delle Metope (Watson Edizioni) è il suo primo romanzo.

 

Leggi qui l’intervista a Vincenzo Ramaglia. 

 

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