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L’ultimo addio dell’Italia a Giulia

ROMA – “Ci ha travolto un tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai, ci siamo bagnati e infreddoliti, ma ringrazio chi ci ha scaldato con il suo abbraccio, grazie per il vostro sostegno”. Gino Cecchettin legge il suo discorso nel giorno del funerale di sua figlia Giulia, vittima di femminicidio e uccisa dal suo ex, ora in carcere. La Basilica di San Giustina a Padova è gremita di persone che hanno voluto dare l’ultimo saluto a Giulia, fuori migliaia le persone.

Il papà ringrazia la Curia, le forze dell’ordine e le istituzioni e dice: “Giulia era una giovane donna straordinaria, così come l’avete conosciuta, allegra e vivace mai sazia di imparare. Oltre alla laurea che si è meritata, Giulia si è guadagnata ‘ad honorem’ anche il titolo di mamma dopo la prematura scomparsa della sua: nonostante la sua giovane età era una oplita, come amava definirsi, tenace nei momenti di difficoltà, come i soldati greci il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti”.

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“NOI UOMINI DOVREMMO ESSERE AGENTI DEL CAMBIAMENTO”

Prosegue papà Gino, mentre Elena e il fratello si stringono in un forte abbraccio nel ricordo della sorella: “Il femminicidio svaluta la vita delle donne, vessate e costrette a periodi di abusi, proprio da chi doveva amarle. Costrette a perdere la libertà prima di perdere la vita. Come è potuto accedere tutto questo? Ci sono tante responsabilità, ma la responsabilità educativa ci coinvolge tutti: noi uomini dovremmo essere agenti di cambiamento, parliamo agli altri uomini, ascoltiamo le donne e non giriamoci dall’altra parte quando vediamo segni di violenza, anche piccola”.

Gino Cecchettin si rivolge anche a tutti i genitori: “Insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e ad accettare le sconfitte, e promuoviamo il dialogo“, insegniamo “l’amore libero dal possesso, quello vero che cerca solo il bene dell’altro”.

“LA PREVENZIONE DELLA VIOLENZA DI GENERE INIZIA NELLE FAMIGLIE, MA CONTINUA NELLE AULE SCOLASTICHE”

“Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso purtroppo ci isola, ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare incomprensioni e decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di trovare la capacità di ascoltare, di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto. La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che ci insegnano il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo. Per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti”, prosegue.

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I MEDIA GIOCANO UN RUOLO CRUCIALE

“Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorce, distorte e sensazionalistiche e non solo alimenta una sfera morbosa dando spazio a sciacalli complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza, che è solo apparentemente personale e insensata, si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti, anche quando sarebbe facile sentirsi assolti”.

“LA VITA DI GIULIA DEVE ESSERE IL PUNTO DI SVOLTA”

Alle istituzioni politiche “chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime, le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza dobbiamo trovare la forza di reagire e trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può, anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”.

“LA VITA NON È UNA QUESTIONE DI COME SOPRAVVIVERE ALLA TEMPESTA, MA DI COME DANZARE NELLA PIOGGIA”

Grazie a tutti per essere qui oggi che la memoria di Giulia ci spinge a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita. Vi voglio leggere la poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere. Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia“. (www.dire.it)

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