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Carnevale festeggiato in Quaresima, giusto o sbagliato?

Nel mondo moderno i processi di laicizzazione e materializzazione della vita dei popoli occidentali hanno portato ad un progressivo svuotamento di contenuto di molte festività o di particolari periodi dell’anno, che in passato rivestivano una grandissima importanza simbolica e spirituale e che invece oggi sono ridotte per lo più a mere occasioni conviviali per concedersi “ponti” o vacanze varie approfittando della chiusura di scuole e uffici. Rientrano a pieno titolo in questo discorso anche il Carnevale e la Quaresima.

Un tempo la Quaresima era quaresima, punto. Senza deroghe, senza se e senza ma. Il divertimento del Carnevale oggi è riservato ai più piccoli che nei colori e nelle maschere trovano le loro emozioni. Se è tempo brutto e si devono annullare manifestazioni carnevalesche si spostano in Quaresima, la prima domenica. Eravamo abituati al colore del lutto, il viola per la Chiesa, che ora assiste un pò inerme a questi cambiamenti. Dopo il mercoledi delle ceneri dunque, nel periodo dei digiuni e di preparazione alla Pasqua si torna indietro nel tempo come nulla fosse. Non è certo sbagliato divertirsi per carità, ma dove è finito quel rigore d’altri tempi che regnava sovrano nelle austere sacrestie e nelle catechesi parrocchiali?

La Quaresima (dal latino quadragesima dies, quarantesimo giorno) è per antonomasia uno dei tempi forti che la Chiesa cattolica ed altre chiese cristiane celebrano lungo l’anno liturgico. È il periodo di quaranta giorni (in ricordo dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico ) che precede la celebrazione della Pasqua; tempo favorevole (2 Cor 6,2) per la conversione, caratterizzato da un più attento e prolungato ascolto della Parola di Dio, dovrebbe essere finalizzato ad un profondo rinnovamento spirituale in preparazione della celebrazione della morte e resurrezione del Cristo.

Di qui la fisionomia caratteristica delle domeniche di Quaresima, che rappresentano: la I, il digiuno e la tentazione di Gesù; la II, la trasfigurazione sul Tabor; la III, la IV e la V, i temi battesimali del Cristo acqua viva (racconto della Samaritana), luce (guarigione del cieco nato) e resurrezione (Lazzaro). Le ultime due settimane restano rivolte particolarmente alla contemplazione della Passione di Cristo. E proprio nella domenica del digiuno sono previste scorpacciate carnevalesche.

Nell’occidente cristiano la Quaresima è tradizionalmente preceduta dalla celebrazione del Carnevale, parola che deriva dal latino carnem levare, “eliminare la carne”, poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima stessa.

Il periodo di festeggiamenti del Carnevale non è disciplinato dalla liturgia ufficiale, ma s’inserisce formalmente nel calendario festivo cristiano occupando lo spazio immediatamente precedente la Quaresima, a partire da una data variabile secondo le tradizioni locali (il Natale, l’Epifania3, la festa di S. Antonio del 17 gennaio, la Candelora del 2 febbraio). Suo termine ultimo è, nel rito romano, il Martedì grasso (salvo in alcuni contesti locali dove è prevista un’appendice nel primo periodo quaresimale)giorno che precede simbolicamente proprio il Mercoledì delle Ceneri e l’inizio della Quaresima. Nel rito ambrosiano invece ha termine il sabato precedente la 1° domenica di Quaresima. Le cd. Sante Quarantore (o Carnevale sacro) si concludono la sera dell’ultima domenica di carnevale.

Periodo di “gioia sfrenata”, il Carnevale si oppone alla Quaresima, periodo di “penitenza disciplinata”. E il confronto può continuare con la Pasqua, mettendo in antitesi la settimana grassa (dal giovedì grasso fino al martedì grasso) con la settimana santa (dalla Domenica delle Palme sino al Sabato Santo, seguita poi dalla Domenica pasquale di resurrezione e dal Lunedì dell’Angelo), e sottolineando anche l’aspetto della “contraffazione” della passione di Cristo (incoronato di spine e deriso come re dei Giudei) mediante la passione di un “re per burla”, che in molte tradizioni locali viene ucciso in effigie alla fine del Carnevale: infatti un folto gruppo di celebrazioni folcloristiche di questo periodo è imperniato sull’idea centrale della morte e sepoltura del Carnevale e sulla morte in sé stessa, ed il concetto del trapasso dal tripudio della vita alla fredda solitudine della morte diventa particolarmente icastica. Ad esempio, nelle celebrazioni che si tengono a Lerida, in Spagna, per tre giorni il personaggio che impersona il Carnevale domina da signore sulla folla tripudiante, ma l’ultimo giorno il carro del trionfo si muta in un tetro carro funebre, su cui giace il cadavere del Carnevale. Queste tradizioni sono ancora vive in Italia, nel Lazio ed in Abruzzo; all’estero in Spagna, Francia (Provenza e Normandia), Boemia, Moravia, ecc.

Dunque ci si chiede se sia giusto o sbagliato. E voi che ne pensate? scrivetelo nei commenti!

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