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Fragilità, Fordellone: “massima priorità in comunità evoluta”

Roma – “L’attenzione alle altrui fragilità  è prioritaria In una comunità evoluta.” Con queste parole inizia un interessante focus a tema predisposto dal Professore Filippo Fordellone che così prosegue: ”

Quando parlo di fragilità mi riferisco non ad una condizione ma ad uno stato indipendentemente dalla cronicità di una o più patologie.

Siamo spettatori inermi rispetto all’evoluzione socioeconomica di questo nostro terzo millennio,

testimone di una pandemia senza precedenti, di una guerra inaspettata e ingiusta, e come se non

bastasse, di flussi migratori che quotidianamente mettono a dura prova il sistema nazione, e per

assistenza e per ospitalità e per accoglienza e per prospettive di dignità umana e sociale.

Analizziamo insieme il vulnus sanitario, che quotidianamente e puntualmente manca di risposte, e

continua a investire senza argini, per carenza di una pianificazione che sovente agisce su esuberi di

bilancio.

Per ben comprendere la situazione attuale dobbiamo tornare indietro di qualche anno, all’epoca delle

casse mutua, ad esempio, dove ogni medico aveva il suo pacchetto di pazienti che ciclicamente

controllava avendo sempre ben in mente il polso della situazione che indubbiamente era un indice

attendibile di incidenza e prevalenza di patologie emergenti e/o croniche in trattamento.

Ancora, come non parlare dell’importanza della prevenzione a tutte le età, partendo dall’educazione alimentare, al corretto utilizzo delle tecnologie, all’importanza dello sport all’aria aperta, e alla divulgazione intesa come sensibilizzazione degli utenti volta ad orientare un corretto stile di vita, vero fulcro per la

costruzione di strategie sanitarie virtuose. E invece ci ritroviamo inevitabilmente in una costante diatriba in cui l’utente non ha risposte o ne ha insufficienti, e il medico ha perso quell’autorità e quell’autorevolezza

consone all’impegno, alla formazione, e al ruolo svolto quotidianamente.

Viene spontaneo ben comprendere come , in un sì articolato sistema, le risposte tardino ad arrivare e il progresso della scienza e della tecnica, seguente alla trasformazione di ASL e distretti, impegni energie e fondi senza controllo, proprio perché si lavora in assenza di continuità, di rispetto, e soprattutto di organizzazione.

Che ben venga la tecnologia e l’intelligenza artificiale, ma  deve necessariamente essere azzerato quel vuoto tra cittadino e operatore della salute, e soprattutto occorre intervenire per azzerare i tempi delle liste d’attesa, così come è prioritario promuovere la prevenzione.

La distinzione che porta ad un avvio di soluzione andrebbe ricercata nelle cronicità

spontanee e involontarie,  piuttosto che a quelle  indotte per personale consapevolezza. I flussi migratori

andrebbero orientati anche nei confronti della dovuta e doverosa assistenza sanitaria.

Nell’analisi del quotidiano emerge un vulnus costante, ovvero la mancanza di risposta alle esigenze di

chi soffre, non per volontà, ma come naturale conseguenza dell’invecchiamento anagrafico,

dell’insorgenza di nuovi stati di cronicità, del condizionamento numerico assistenziale generato da

variabili quali flussi migratori, emergenze dovute alla guerra (Ucraina); una costante chiamata ‘’liste

d’attesa’’. E mentre tutti ne parlano un vero e proprio piano operativo non esiste e seppur pianificato

genera e genererà costi notevoli, con un aggravio per il NS SSN non indifferente. Occorre creare

sempre più sinergia tra la sanità ambulatoriale pubblica ed il privato che dovrà necessariamente

essere privato sociale e contrastare il diffuso regime della povertà delle famiglie, che più non si

curano, perché non riescono a sostenere nemmeno il costo del ticket.

La bozza proposta esiste, coniuga il virtuosismo con le giuste risposte e come se non bastasse è a

costo zero per le Istituzioni.

-Pronto al confronto-“

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