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Il Gazometro, da serbatoio a icona del quartiere Ostiense di Roma

Roma – Da emblema dell’archeologia industriale a simbolo di un quartiere, un passaggio avvenuto nel giro di qualche decennio con la complicità del cinema che ha contribuito a trasformare una struttura dismessa in un’icona della zona Ostiense. Il Gazometro (o gasometro) è un gigante cilindrico di ferro di quasi 90 metri di altezza e 63 di diametro, con oltre 1.500 pali infissi che, messi in fila, raggiungerebbero una lunghezza complessiva di 36 chilometri. Costruito nel 1935 dall’Ansaldo di Genova e dalla Klonne Dortmund con 3.000 tonnellate di ferro (nello spazio circostante erano già stati realizzati tre gazometri più piccoli tra il 1910 e il 1912), entrò in funzione nel 1937 con una portata di 200mila metri cubi di gas, diventando il più grande d’Europa.

 

Il “Colosseo industriale” o “Colosseo moderno”, come venne denominato, fungeva da serbatoio di gas per la città e per il polo industriale che si era costituito in quegli anni sulla riva del Tevere, grazie a una serie di interventi e infrastrutture volute dalla giunta guidata dal sindaco Ernesto Nathan. Il Gazometro all’interno aveva un enorme cilindro che si gonfiava e sgonfiava mostrando la quantità di gas contenuta che veniva poi utilizzata sia per l’illuminazione pubblica, sia per usi domestici. Attualmente quel che rimane nell’area di proprietà dell’Eni è lo scheletro metallico che sosteneva il grande cilindro.

 

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Archivio storico Ufficio Stampa (foto del 1967)

 

A partire dagli anni Sessanta, infatti, la diffusione dell’utilizzo del metano, gas naturale e più sicuro, determinò la dismissione del Gazometro che, seppur inattivo, è diventato un elemento caratteristico e molto amato dello skyline cittadino. Tanti i registi che l’hanno utilizzato come sfondo cinematografico per le loro opere, da Pasolini per “Accattone” (1961) a Verdone in “Troppo forte” (1986), da Özpetek per “Le fate ignoranti” (2001) a Placido in “Romanzo Criminale” (2005).

 

Negli anni 90 la riqualificazione del quartiere con il fiorire di ristoranti, discoteche, pub e gelaterie ha reso la zona del Gazometro uno dei centri della movida romana, nonché un importante polo culturale e simbolo di rinascita artistica e sociale. Qui vengono organizzati eventi, mostre, concerti, spettacoli e visite guidate. Durante la Notte Bianca del 2006 il gazometro è diventato un monumento d’arte contemporanea, il Luxometro, una scultura di luce con oltre un milione di lampadine led, mentre a marzo 2020 è stato illuminato con i colori del tricolore per rendere omaggio alle vittime del Coronavirus. Nel 2020 l’area su cui sorge è stata anche inserita dal Guardian all’ottavo posto nella classifica dei quartieri più promettenti d’Europa. Dal 2022 il Gazometro ospita la rassegna Videocittà dedicata alle forme più avanzate dell’audiovisivo e dei linguaggi digitali, mentre nel 2023 è stato scelto come location dalla rock band Maneskin per il video del singolo “Honey” (nel 2004 invece era stato l’oggetto della tesi in architettura di Claudio Baglioni).

 

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