Partito il camper per la pace di Fausto Carloni dal Liceo Artistico Bernardino di Betto di Perugia: intervista al Prof. Valerio Niccacci, fra i coordinatori del progetto di restauro del veicolo
Lo scorso martedì 7 maggio un’atmosfera carica di speranza e orgoglio ha avvolto il liceo artistico Bernardino Di Betto di Perugia. Un giorno tanto atteso in cui il camper di Fausto Carloni, dopo un lungo periodo di restauro avvenuto nella scuola, ha intrapreso una nuova maratona pacifista, portando con sé ideali di solidarietà e pace. Un progetto che ha radici profonde nel desiderio di agire concretamente per il bene del mondo.
Gli studenti del Dipartimento di Arti pittoriche bidimensionali del liceo Di Betto hanno preso parte attiva al progetto di restauro del camper riversando la loro creatività su ogni centimetro del veicolo, sotto la guida attenta dei loro insegnanti Prof.ssa Rita Fortunelli, Prof. Stefano Baldinelli, Prof. Valerio Niccacci, Prof.ssa Stefania Sisani, dell’Assistente Tecnico Arianna Procacci e con l’appoggio della dirigente Emanuela Palmieri, che ha accolto il progetto con entusiasmo.
I lavori, durati mesi, non sono stati solo un’opportunità per mettere mano alla carrozzeria, ma anche un’occasione per plasmare idee, sogni e speranze. Ogni pennellata è stata un atto d’amore, un gesto di solidarietà che si è materializzato in forme e colori vibranti, pronti a trasmettere un messaggio di pace universale. Per i ragazzi è stato più di un semplice giorno di partenza. È stato il momento in cui hanno preso coscienza del potere che hanno nelle proprie mani: il potere di cambiare il mondo, un pennello alla volta. Con il nome della scuola sulla fiancata del camper, il liceo Di Betto sigilla la volontà di promuovere non solo l’eccellenza artistica, ma anche i valori umani più nobili.
Mentre il camper si allontana lentamente dall’edificio scolastico di Perugia si porta dietro le speranze e i sogni di una generazione determinata a fare la differenza. E mentre si dirige verso Roma, e poi ancora più lontano, verso i luoghi segnati dal dolore e dalla sofferenza, è come se trasportasse con sé un pezzetto di cuore italiano, pulsante di amore e desiderio di pace. Che questo viaggio sia solo l’inizio di una lunga e luminosa strada verso un mondo di pace.
Abbiamo incontrato il Professor Valerio Niccacci che ha preso parte al coordinamento del progetto e lo abbiamo intervistato.
Buongiorno Prof. Niccacci, come hanno reagito inizialmente gli studenti quando hanno appreso del progetto?
“La classe che ha progettato la nuova veste iconica del camper è stata la V A del dipartimento di Arti Figurative, sotto la guida attenta e scrupolosa della prof.ssa Rita Fortunelli che ha fin da subito appoggiato l’idea visionaria dell’artista di strada Fausto Carloni, nonché proprietario del veicolo che, ispirato dalla figura di Aldo Capitini e dalle iniziative di padre Alex Zanotelli, ha pensato di creare una sua “Carovana della Pace” per portare una concreta testimonianza di pace, dall’Ucraina alla Palestina, partendo da Perugia e coinvolgendo tutta l’Italia e altri paesi europei. L’obiettivo primario vivamente espresso da Fausto Carloni è quello di poter giungere in questi paesi devastati dall’egoismo umano e dall’odio per stare vicini ai bambini prime vittime di queste atroci guerre.
Per il nostro eclettico committente non si tratta di un’idea bizzarra balenata dal nulla, ma anzi del degno prosieguo di una lunga esperienza artistica e umana maturata attraverso i numerosi viaggi e le centinaia di spettacoli già intrapresi insieme al gruppo teatrale “Alia” (fondato nel 1980, con musicisti, attori di teatro di strada, burattinai, ballerini e clown) portando un sorriso in terre lontane come Serbia, Turchia, Africa, India, Pakistan, Filippine giungendo finanche alla lontane Cina e Mongolia.
Le studentesse e gli studenti ascoltando le parole cariche di speranza e solidarietà di Fausto, si sono subito sentiti fortemente coinvolti dimostrando un grande entusiasmo ed interesse per il nuovo progetto e attraverso il loro proprio sentire artistico hanno cercato di infondere nelle personali proposte creative il messaggio di “pace” che il camper avrebbe dovuto rappresentare nel suo lungo viaggio itinerante.”
Quali sfide avete affrontato durante i mesi di lavoro sul veicolo e come le avete superate?
“Le sfide da affrontare sono state innumerevoli per poter arrivare fino in fondo al progetto che ci eravamo prefissati. Nella fase iniziale progettuale abbiamo dovuto reinventarci e pensare in “grande”, la sfida più interessante è stata riuscire ad individuare le misure giuste di ogni singola parte dell’insieme per ricomporre la nuova pelle pittorica all’insolito veicolo: le vicinanze formali dei soggetti e dei vari simboli, le frasi tradotte e scritte in molte lingue straniere, hanno richiesto uno sguardo lungimirante e oserei dire quasi profetico, in grado di annunciare la visione d’insieme del messaggio da trasmettere, in tutta la sua interezza, sia stilistica sia di significato.
Sicuramente il compito più arduo, ma allo stesso tempo anche quello più stimolante e creativo, è stato il mettere “le mani in pasta” iniziando a dipingere il camper: armati di stancil e bombolette spray ci siamo rimboccati le maniche, docenti e studenti fianco a fianco, e a colpi di colore, sotto ai nostri occhi, si è materializzato pian piano la grafia arcobaleno che tanto avevamo immaginato. Non è stato un sentiero semplice da percorrere, anche perché quest’avventura ci ha visti impegnati per molti giorni di continuo lavoro, sotto il sole, ma soprattutto sotto la pioggia incessante di questi ultimi giorni di aprile, mettendo a dura prova la nostra resistenza e dedizione al lavoro artistico.”
Qual è la sua visione per il futuro di progetti simili e come crede che possa incidere la comunità scolastica nel prenderne parte?
“In merito penso di poter condividere le intenzioni didattiche e pedagogiche di una più ampia comunità scolastica pensando al Liceo Artistico Bernardino di Betto in toto, a partire dalla Dirigente scolastica Emanuela Palmieri, sempre pronta e ben disposta alla cooperazione con enti ed associazioni del territorio, ma anche da tutti i docenti con cui collaboro all’interno del dipartimento di Arti figurative. Altresì, credendo fortemente nel valore educativo di simili iniziative, ritengo che queste possano apportare preziosa linfa vitale all’intera struttura scolastica, in grado di alimentare un’idea nuova di “scuola”, non più vista solamente come detentrice di una mera trasmissione unilaterale di saperi, ma anzi come una “macchina osmotica”, un cuore pulsante, in continua trasformazione, comunicazione e interconnessione con le realtà sociali e culturali in cui è immersa e di cui è parte fondante.”
Come ha visto crescere gli alunni durante il lavoro di restauro, nel sentirsi veri e propri protagonisti del progetto?
“Ogni volta che si affronta un nuovo progetto di questa portata lavorativa con le classi, molti sono i dubbi e le incertezze che affollano le menti di noi docenti, soprattutto per quanto riguarda il giusto calibro da utilizzare nell’azione didattico-laboratoriale che si andrà a realizzare: il nostro compito è in primis quello di tutelare gli studenti mettendoli nella condizione di fare esperienze formative e di tipo professionali, anche se le loro aspettative non sempre coincidono con quello che si erano prefissati di raggiungere.
In questo caso, pensando al progetto del camper arcobaleno le classi che hanno partecipato alla sua realizzazione si sono messe in gioco fin da subito, e anche se si sono dovute scontrare con molte difficoltà ne sono sicuramente ben uscite, didatticamente più maturate e consapevolmente più forti. In questo percorso di crescita ciò che possiamo fare noi docenti è sostenere ed incoraggiare i nostri giovani studenti e le nostre giovani studentesse, nello sperimentarsi futuri uomini e future donne impegnati ed impegnate nel realizzare il loro proprio e personale progetto di vita”.