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“Il killer delle rose”: un thriller ad alta tensione fra le strade di Milano. Intervista all’autrice Giusy Di Miceli

Qualcosa di inquietante sta accadendo in una Milano di fine estate, dove l’odore di foglie morte sostituisce i ricordi della brezza d’estate. La rosa, il fiore per eccellenza legato all’amore, si trasforma in messaggio di morte. Questo è il filo rosso che collega tutte le vittime ritrovate ai quattro angoli della città. Splendide rose dalla qualità più ricercata sono la firma dell’assassino.
Nessuno indizio, nessuna traccia. L’assassino si muove come un fantasma sembra colpire a caso giovani donne, lasciando attoniti ed impotenti le forze dell’ordine impegnati in una caccia senza tregua fino alla prossima vittima.

Giusy Di Miceli vive a Milano, ha frequentato l’istituto tecnico per il turismo e lavora in un albergo a Milano. La sua prima passione non è stata la scrittura anche se da bambina inventava storie ma le recitava, non le scriveva. Il disegno, la pittura e la fotografia invece hanno influenzato moltissimo la sua creatività. La scrittura è nata all’improvviso da una immagine di nuvole minacciose. Il suo primo racconto per ragazzi: Yaco e il quadrifoglio d’oro, nasce da quell’immagine. Poi Milù vuol fare l’esploratrice una favola illustrata per bambini, di cui è uscita la versione in inglese in questi giorni. Il killer delle rose è stato il passo successivo. Un romanzo più impegnativo per un pubblico adulto. Ha altri racconti per bambini non ancora pubblicati e un altro romanzo in lavorazione che spera di terminare presto.

Ciao Giusy, ti va di presentare il protagonista del tuo libro, il commissario Marco Sandri? Che tipo di personaggio è e quali sfide lo attendono?

Marco Sandri è prima di tutto un uomo con i suoi difetti e pregi, intuitivo, emotivo ed impulsivo. Vive con un gatto raccolto per strada con cui ha un rapporto paritario. Sensibile al fascino femminile ma poco avezzo ai legami troppo stretti. È uno spirito libero difficile da imbrigliare. La sua vera passione è la musica in cui sfoga lo stress e ritrova l’equilibrio interiore. Appassionato di rock e blues. Ha un pessimo rapporto con la sveglia, “la sveglia con le ruote “citata nel testo, è vera. Ne posseggo una e posso confermare quanto sia infernale. Per quanto riguarda le sfide future, le scopriremo assieme a lui.

Ci sono stati riferimenti, influenze letterarie o cinematografiche che hanno ispirato lo sviluppo della trama?

In realtà no, ho scritto questo romanzo durante il covid e il periodo cupo e drammatico che abbiamo vissuto probabilmente ha influenzato il lato più oscuro. Durante la bozza della trama ho fatto delle ricerche in rete su crimini del passato, mi serviva un gancio per esigenze di trama e l’ho trovato in un episodio di fine seconda guerra mondiale, avvenuto nell’entroterra ligure. La pagina: polizia penitenziaria.it è stata illuminante. Leggo moltissimi autori thriller da Jeffery Deaver a Paolo Roversi, da Raffaele Malavasi a Marco De Franchi. Ma sicuramente quello che mi ha influenzato di più è Stephen King. Lo leggo da sempre mi affascina la sua capacità di scavare nella profondità dell’animo umano nelle paure più recondite da cui può scaturire il male.

Qual è stato il ruolo dell’ambientazione milanese nella creazione dell’atmosfera della storia?

Intanto essendo di Milano è più facile descrive ciò che conosco, attraverso i miei occhi e le mie emozioni. Milano come tutte le grandi città, ha i suoi pregi e difetti. Può darti tanto ma nonostante la multitudine culturale e sociale, ci si può sentire veramente soli. Abbiamo sempre tutti una gran fretta. Per questo per creare certe scene ho scelto giornate piovose e notturne in cui si può diventare praticamente invisibili.

Come hai fatto a mantenere alto il livello di tensione e a gestire il ritmo della narrazione per assicurarti che i lettori fossero sempre coinvolti?

Sono entrata dentro la storia, i personaggi hanno preso vita e a fare per conto loro. Quindi non ho avuto scelta dovevo seguire la scia. A parte gli scherzi, sono una gran lettrice quindi mi metto dalla parte del lettore. Dopo la prima stesura, pulizia e limatura. Eliminare il superfluo e tutto ciò che rallenta.

C’è un messaggio che desideri trasmettere attraverso la storia de Il killer delle rose?

Che il male si nasconde ovunque ma la realtà risponde già da sé.

Come definisci il tuo stile narrativo e cosa possono aspettarsi i lettori da questa storia?

Parto dal presupposto che la storia deve essere credibile e verosimile. Quindi un linguaggio realistico senza giri di parole e paroloni giusto l’essenziale dove serve. Scorrevole e dinamico. Sicuramente i lettori in questa lettura troveranno: suspense ed orrore, e si ritroveranno ad indagare assieme al commissario Sandri.

Qual è stato il momento più difficile che hai affrontato durante la scrittura e come l’hai superato?

Il finale. Non volevo cadere nel banale. Ne ho scritti tre, alla fine ha vinto il quarto è arrivato mentre passeggiavo col mio cane, ho capito che era quello giusto.

Stai lavorando a altri progetti letterari?

Si, ho in lavorazione un altro thriller con una protagonista femminile una ispettrice della polizia giudiziaria ambientato sempre a Milano. Niente spoiler!

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